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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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LA CHIESA NON PAGA L’ICI? (1) – Deve rispettare le regole per contrastare la miseria

25-08-2011

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La locandina del film "Il vangelo secondo Matteo" di Pier Paolo Pasolini (1964)

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento” (Matteo 10, 8-9). “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Matteo 22,21)

In questi due passi tratti dal Vangelo di Matteo è chiaro ciò che Gesù indica agli apostoli e al suo Popolo: la gratuità del servizio della Chiesa, la sua povertà, il valore della giustizia che i cristiani devono avere molto caro; poi, una delle caratteristiche della “buona novella”, del Nuovo Testamento: Gesù dice chiaramente che l’uomo deve avere la sua dimensione civile, politica distinta da quella della sua fede. E, in modo più diretto e concreto, i cristiani, proprio per il senso di giustizia da cui devono essere animati, devono essere i primi ad osservare le leggi e a pagare le tasse, l’evasione di queste è un grave peccato contro i propri fratelli.

E’ di questi giorni la polemica di molti contro la Chiesa, la richiesta che la Chiesa italiana non sia più esente dall’ICI per i suoi immobili, in particolare durante una crisi economica e della finanza pubblica così grave.

Io, da cattolico peccatore e praticante, la penso in questo modo. Le regole giuste lo devono essere in ogni situazione. Quindi non è questa crisi che deve modificare le regole per la tassazione degli immobili della Chiesa, degli Enti religiosi. Poi penso che occorra tener conto del grande sforzo, in Italia ed in tutto il mondo, che la Chiesa, a partire dalla sue strutture di base, esercita per contrastare la povertà, per aiutare milioni di persone in difficoltà. Sforzo che uno Stato italiano, spesso governato al contrario della Costituzione, non riesce a fare pur avendo molti più mezzi.

Ciò premesso, non mi va bene però la situazione attuale. Perché contraria proprio alle indicazioni di Gesù raccontate da Matteo.

Vorrei che le leggi civili italiane prevedessero il pagamento dell’ICI per gli immobili della Chiesa che non sono utilizzati per scopi religiosi, ma solo per scopi commerciali. Sarebbe giustizia.

Vorrei che le leggi italiane modificassero il meccanismo ingiusto (rispetto alla volontà dei cittadini italiani) per cui l’8 per mille dato alla Chiesa comprende anche (ed è la maggioranza dell’intero stanziamento) in proporzione alle volontà espresse in modo esplicito la parte di chi non ha espresso nessuna volontà.

Questi due provvedimenti servirebbero a rendere lo Stato più coerente con la sua Costituzione, più giusto verso i suoi cittadini. E servirebbero a rendere la Chiesa più coerente con la Parola di Gesù.

Quindi nessuna volontà di punire la Chiesa, nessuna volontà di utilizzare la crisi per operazioni anticlericali, ma solo più giustizia: a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio.

 

Loris Marchesini, network architect, è consigliere comunale Pd ad Anzola Emilia, provincia di Bologna.
 

Commenti

  1. pino rovetto

    mi trova in completo accordo ,purtroppo gran parte della stampa e partiti politici non hanno il coraggio o la convenienza di divulgare quanto lei ha
    scritto.
    Non si tratta di mettersi contro la chiesa,ma se dobbiamo fare dei sacrifici è bene che siano tali per tutti coloro che, come dice la nostra costituzione portino il loro contributo in funzione
    ai propri introiti

  2. Maria Luisa Paroni

    Sono d’accordo sul fatto che anche la Chiesa concorra alle tasse con le sue proprietà adibite ad usi commerciali (avrebbe dovuto essere sempre così) e non solo per una questione di giustizia e coerenza, ma anche per una questione di “ricattabilità”; se la Chiesa avesse rinunciato al potere “temporale” sarebbe stata e lo sarebbe tuttora, più libera di pronunciarsi in modo indipendente e fedele al vangelo, senza preoccuparsi di perdere i propri privilegi materiali e soprattutto dimostrandosi coerente con la tanto professata “opzione preferenziale per i poveri” che di fatto non sembra molto praticata, se non dalla Chiesa di base (spesso criticata ed osteggiata, come molti esempi dimostrano…).
    Sorvoliamo poi sulle vicende dello Ior e sul fatto che solo di recente il Vaticano ha accettato di recepire le normative antiriciclaggio sulle operazioni bancarie eseguite nel suo territorio e dai suoi “dipendenti”…tutto ciò a poco a che vedere con ciò che è di Dio e neppure di Cesare…

  3. vincenzo borgogno

    Signor Loris
    quando Lei afferma “Vorrei che le leggi civili italiane prevedessero il pagamento dell’ICI per gli immobili della Chiesa che non sono utilizzati per scopi religiosi, ma solo per scopi commerciali. Sarebbe giustizia.” Lei ha ragione, ma guardi che tanta parte di questi immobili pagano ici e altre tasse: purtroppo c’è un’area intermedia che non è sempre classificabile e ci sono abusi. Ma gli abusi non devono far dimeticare quelli che pagano.
    Ma è proprio sicuro che le polemiche di questi giorni vogliono solo togliere gli abusi?
    Io non ne sarei così sicuro.
    D’accordo anche sulla modifica dell’8 per mille.
    Ma come al solito, da come la mette Lei pare che solo la Chiesa ( naturalmente Cattolica ) usufruisca delle esenzioni dell’Ici e usufruisca dell’8 per mille con lo strano meccanismo della suddivione del non firmato.
    Ossia mi pare che Lei semplifichi un po’ troppo, in linea con tante polemiche di questi giorni, anzi: anche di questi giorni.
    vincenzo2010

  4. Pier Giorgio Maiardi

    Io credo che la Chiesa, nello spirito del Vangelo, non debba reclamare privilegi di nessun tipo che la differenzino da altri cittadini ed enti che svolgono le medesime funzioni: se ci deve, giustiamente, essere una esenzione ICI, deve essere quella che riguarda tutti gli immobili in cui si svolgono attività di carattere sociale, chiunque ne sia il proprietario, dovrebbe essere valutata la fondatezza della riduzione del 50% dell’imposta sul reddito degli enti ecclesiastici, si dovrebbe entrare nel merito dell’8°/°°, che ha una sua giustificazione di principio, per valutarne la correttezza di applicazione e la effettiva portata attuale. In tutto questo credo che dovrebbe essere la Chiesa ad assumere l’iniziativa perchè è soprattutto a lei che deve premere la propria credibilità e, in una situazione di difficoltà della comunità civile, la Chiesa dovrebbe esserne per prima preoccupata e disponibile a farsene carico per la propria parte.

  5. Domenico Falconieri

    No, signor Borgogno, la Chiesa usufruisce di esenzioni dell’ICI e del 90% e più dell’8°/°°, attraverso i meccanismi di “riaccredito” della parte non direttamente donatale dai contribuenti. Quindi, nessuno vuole “punire” chi paghi le tasse, ma solo chi non lo faccia e goda di “privilegi” inaccettabili. O vogliamo parlare di chi s’accolli i costi dei servizi ai pellegrini che vengono a Roma, in specie nelle occasioni “particolari” (morte di Papa Giovanni II) o dell’elettricità utilizzzata per illuminare il Vaticano e piazza S.Pietro, solo per fare un paio d’esempi?

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