La madre di un gay scrive a Berlusconi: lei, vecchio signore del Viagra, fa il maschio da osteria
03-11-2010
di
Rita De Santis, nata a Termoli il 24 maggio 1938
Signor Presidente, vorrei scriverle correttamente come è nel mio stile, ma non posso perché di tutto lo sconfinato vocabolario italiano che ho a disposizione l’unica parola che urge sui miei polpastrelli è: si vergogni! Si vergogni di aver pronunciato quelle parole infamanti verso i gay mentre il paese che lei dovrebbe governare è sommerso dall’immondizia, dal fango, dalla disoccupazione.
Ma forse immondizia, fango e fame sono un prodotto che si addice al suo modo di far politica e le sue battute cercano il consenso di quella parte degli italiani che vorrebbero imitarla ma non ci riescono. Battute da osteria non da governo. Se poi per caso lei l’avesse dimenticato andare con le minorenni, come Le è consono, è un reato nel Paese nel quale lei è Presidente del Consiglio.
Ho un figlio gay e ne sono fiera e come me tantissimi genitori lo sono, in barba alle sue dichiarazioni e del consenso che gode presso alcuni parlamentari e presso una parte della Santa Madre Chiesa.
Spero che l’Europa illuminata che ha fatto dei gay motivo di orgoglio sappia sanzionarla laddove io posso solo cercare di non farla rieleggere mai più.