L’ultima domenica di giugno Genova è stata invasa da una nave proveniente dalla Spagna carica di circa 500 donne e uomini italiani residenti all’estero, ma in Europa che hanno voluto sbarcare a Genova 150 anni dopo lo sbarco di Garibaldi da Genova Quarto dei Mille, in omaggio ai festeggiamenti del risorgimento italiano che diede forma e struttura alla Nazione italiana, eliminando regni e regnetti microscopici e più di ogni altro, eliminando lo Stato pontificio, vero mostro giuridico e politico e ancora oggi, palla di piombo al piede di un’Italia che ha rinnegato quegli ideali di unità e di dignità e i risorgimentali hanno nutrito.
Lo sbarco è stato una festa gioiosa che ha invaso cinque piazze della città di Genova, Superba di essere orgogliosamente antifascista e città dei diritti. Abbiamo visto la vera Italia, quella che lavora e fa fatica ad arrivare alla fine del mese e che nonostante le difficoltà, non si gira dall’altra parte, ma dichiara che i problemi di tutti sono propri organizza il viaggio di una nave con tutto quello che significa di lavoro diretto e collaterale.
Personalmente ritengo che sia l’evento politico più significativo degli ultimi 20 anni perché costituisce un punto di non ritorno nella presa di coscienza di dove siamo adesso in Italia e dove vogliamo andare. Queste due certezze sono chiare: finisce l’era delinquenziale del governo Berlusconi, tenuta in vita da troppo interessi marci e lerci intrecciati tra politica, affari, cardinali e sostegno e titubanze della ex sinistra e dall’altra parte comincia la consapevolezza che ora più che mai dobbiamo affossare il governo e il parlamento per restituire all’uno e all’altro quella dignità di rappresentanza etico-politica di cui parla l’art. 54 della Costituzione.
Nei giorni dello sbarco avvenivano in concomitanza tre fatti: uno inutile, l’altro ignobile, il terzo i fatti. Il primo fatto del tutto inutile fu il G8 riunito in Canadà: hanno speso un miliardo di dollari Usa per organizzare tre giorni per una ventina di puttanieri che hanno rovinato il mondo. Un miliardo per non concludere una conclusione. Una cosa è emersa chiara: gli Usa contano sempre meno, mentre conta sempre di più la Cina che determina ormai gli andamenti dell’economia mondiale. Nessun risultato e per non lasciarci a mani vuote, ci hanno detto che per il 2013 bisogna ridurre il debito pubblico: campa cavallo. Sarebbe come descrivere la verginità di una puttana. Se c’è qualcuno che riesce a vedere Berlusconi che riduce il debito, merita il Nobel in economia.
Costui, corrotto per natura e corruttore di professione ha aumentato la spesa pubblica e secondo i dati dello stesso governo ha aumentato di circa un miliardo di euro le spese per la presidenza del consiglio, cioè Palazzo Chigi, e ha il coraggio di venire a parlare di risparmio.
Ha aumentato la sua scorta personale per fare la guardia al nulla. L’altro fatto accaduto nei giorni dello sbarco degli invasori con la nave dei diritti, è la pubblicazione dei dati Istat, quindi dati ufficiali governativi, che afferma: è aumentata la pressione fiscale giunta al 43% e il debito pubblico aumentato di 10 volte rispetto allo scorso anno, giungendo alla cifra diabolica di 116%: significa che tutti siamo seduti su un baratro e basta un nonnulla per fare la fine peggiore della Grecia. Tutti gli imbecilli che si sono lasciati turlupinare dal grido “Meno tasse per tutti” sono serviti e ora a rigore di logica dovrebbero pagare il conto perché sono complici “còrrei” perché hanno lasciato che un delinquente, ladro e puttaniere andasse al governo e gestisse l’Italia per fare gli affari suoi e cioè le 30 e più leggi per se e gli amici per impedire la ricerca e la punizione dei delinquenti che egli invece premia e porta al governo.
Il terzo fatto, infatti, riguarda l’esimio Aldo Brancher, maestro in malversazione ladrocinio, sempre alle dirette dipendenze di Berlusconi come sua anima nera. Ha fatto il carcere per non parlare, arrivando a negare anche di esistere pur di restare fede al suo padrone che lo ringrazia, tre giorni prima del processo, facendolo ministro e così sottrarlo alla giustizia. Dopo la veemente reazione della gente comune, ha deciso di presentarsi in tribunale, ma ora è chiaro: il governo serve per proteggere i delinquenti e non per governare gli onesti. Se poi alla compagnia giungiamo anche la benedizione di Sepe, per gli amici Crescenzio, il quadro è completo con il sigillo del Vaticano: per salvare la faccia scarica il cardinale e chi s’è visto s’è visto. La cricca all’ombra del cupolone.
In questo contesto deprimente e osceno, lo sbarco della nave dei diritti è stato un raggio di sole pulito e una boccata di ossigeno in una cloaca disgustosa e mortale. Da qui vogliamo ripartire per liberare l’Italia dal delinquente Berlusconi e dalla sua corte delinquenziale. Lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra dignità e ai nostri figli. Coraggio, noi possiamo farcela, perché siamo più forti, perché seguiamo la cura ricostituente della Carta Costituzionale e dei diritti che custodisce. Noi non demorderemo mai e non ci arrenderemo mai. Siamo costituzionali per la vita e per la morte.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).