Ore e ore di trasmissione (neanche fosse l’ennesimo delitto familiare) e ancora non ci hanno fatto capire niente. Che cosa ha combinato di così tremendo l’Inghilterra, oltreché farsi rappresentare dalla faccia di Cameron? Al leader conservatore manca solo la parrucca per diventare una perfetta signora Thatcher, ma questo non è ancora sufficiente per resuscitare la perfida Albione. Anche perché, fino a ieri l’altro, il ruolo della cattiva toccava alla Germania, che ha la faccia placida della cancelliera Merkel. Insomma, noi spettatori siamo pieni di dubbi a causa della tv, cattiva maestra che parla di tutto ma non spiega niente. Per fortuna, ad avere le idee chiare ci sono i leghisti. I quali, dopo aver denunciato la minaccia del quarto Reich, hanno subito deciso di fondere la padania con la Baviera, l’Austria e il resto del sacro romano impero. Loro sono ferratissimi in Storia inventata e non si stancano di lamentare il peso dell’Italia intera sulle loro spalle. L’unica proposta a loro gradita, sarebbe quella di far pagare le tasse ai poveri del Sud d’Italia e del mondo, per aiutare i ricchi del Nord.
Noi paghiamo, lui soffre
Ai comici manca tanto Berlusconi, ma non quanto a Berlusconi manca l’onnipresenza televisiva. Pur di apparire è disposto perfino a passare le mattinate al palazzo di giustizia. Come ha fatto, per una volta non in qualità di imputato, ma come parte lesa per le foto scattate a Villa Certosa. Erano i bei tempi di Topolanek, che forse non torneranno più, o forse non sono mai finiti. Per quanto riguarda invece il versante pagliacciate all’estero, Berlusconi non ci ha risparmiato un’ennesima figuraccia in Europa, dove, visti i tempi che corrono, fa più danno. Così ha dichiarato che, da noi, lo Stato è pieno di debiti, ma gli italiani (sempre quelli che affollano i ristoranti) sono benestanti. Sarà per questo che in tv si sente parlare solo di economia, pur senza che se ne capisca granché. A parte il fatto che ci sono dei monopolisti straricchi che respingono sdegnati ogni proposta di gara per le frequenze tv, di contributo sui capitali scudati e di tassa sui depositi in Svizzera. Molto meglio lasciare tutto il peso della crisi sulle spalle dei pensionati, che sono tanti e si fanno compagnia nella disgrazia, mentre i ricchi sono pochi, ma soffrono tanto.
Sindacati uniti e mafiosi in galera, uniche buone notizie nel disastro italiano
Due belle notizie in un solo tg: finalmente i sindacati scioperano uniti e Michele Zagaria finalmente in galera. Per la prima c’è la foto di Bonanni, Angeletti e Camusso: niente baci e abbracci, ma l’accordo è stato trovato e forse pure questo è, per contrasto, uno degli effetti positivi del governo Monti. Si vede che Bonanni e Angeletti erano troppo affezionati a Berlusconi. Invece, sul fronte dell’arresto di Zagaria, più che cronaca, è già un film. Ecco il boss tra i poliziotti festanti: faccia irriconoscibile ma tranquilla, come si conviene a un vero boss. Anche se i poliziotti raccontano che ha gridato per farsi salvare. Avrà pensato che non vale la pena di morire per un impero del crimine. Anche se, per uno normale, non vale la pena neanche di vivere sotto terra come un topo. Anzi: come un dittatore deposto. Almeno Provenzano stava in campagna e aveva la consolazione della ricotta fresca. Tra l’altro, anche Lino Banfi si chiama Zagaria e con il suo vero nome ha girato un film (1973) il cui titolo diceva che amava la mamma e la polizia. Rime da «codice penale», ma ormai prescritte.
Nuovo governo, vecchia Tv
ll governo Monti ha finalmente debuttato nella società televisiva. Non che si tratti di alta società, ma è quella che ha contato finora, nella quale, negli anni del berlusconismo trionfante, abbiamo visto ministri insultare avversari politici e comuni cittadini, qualcuno addirittura tirare calci ai giornalisti sgraditi e qualcuna ostentare in tv le calze autoreggenti come unica qualità politicamente rilevante. Niente di tutto questo, per fortuna, da parte dei ministri attuali. Ma purtroppo alcuni dei ministri scaduti continuano a occupare la tv usando ancora le vecchie tecniche. Per esempio la signora Gelmini, che a Ballarò ha avuto il coraggio incivile di citare la sua demolizione della scuola pubblica tra i meriti del governo Berlusconi. In più, voleva fare la spiritosa e si era preparata qualche battutina per Crozza, il quale alla fine l’ha zittita dicendole di essere contento di vederla come ex ministro. Ma è stato gentile: berluscloni e berluschine che, nel loro piccolo, hanno collaborato a distruggere il Paese, non ci piacciono neanche come ex. Per loro facciamo già troppo pagandogli pure la pensione.
Hanno la faccia come il Capo
Benigni già lamenta la mancanza del capocomico Berlusconi, che tanto ha dato all’avanspettacolo. Ma sono rimaste in campo tutte le figure secondarie e terziarie, che hanno contribuito a fare degli scorsi anni, se non i peggiori anni della nostra vita, di sicuro quelli più grotteschi. Prendiamo per esempio il leghista Roberto Castelli, che, dimenticando di essere all’opposizione solo da due settimane, ha lamentato in Senato (in diretta tv!) la sofferenza delle piccole imprese danneggiate, pensa un po’, proprio dal governo di cui la Lega era il perno. Mentre nei dibattiti televisivi, il ritornello degli ex esponenti governativi è sempre lo stesso: se lo spread sale, vuol dire che la colpa della crisi non era di Berlusconi. Se poi lo spread scende, vuol dire che il Paese non è messo tanto male, come appunto sosteneva Berlusconi. Ma basta un po’ di logica per dimostrare che gli effetti nefasti del governo Berlusconi durano ancora oggi. Infatti i più ingiusti dei tagli proposti da Monti sono indotti dall’ex premier, che ha messo il veto alla patrimoniale sugli straricchi, benché a chiederla siano loro, perché non vuole pagarla anche lui.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.