La trappola di Internet, quando la vita diventa onanismo elettronico
10-11-2009
di
Frei Betto
Cari Ragazzi che passate ore e ore navigando nella rete. Non invidio la vostra adolescenza. Alla vostra età cominciava la mia militanza politica di studente con l’utopia nelle vene. Già avevo letto i classici della letteratura e cominciava il fascino per gli scrittori che parlavano della politica applicata alla vita quotidiana. Incanto per i “ Capitani della notte “ di Jorge Amado. La televisione non mi diceva niente. Al mattino uscivo di casa e mi sedevo ai tavoli dei caffè per discorrere con gli amici sul cinema nuovo che stava cambiando la rappresentazione del mondo o della bossa nova, perché tutto era nuovo, o delle opere di Jean Paul Sartre. Altri tempi. So che internet è la grande finestra aperta sull’umanità e sulla storia, e gioco con le parafrasi ripetendo che Google è il mio pastore. Insomma, riesco a non sbagliare le date e le citazioni. Ma è questa è la felicità? Questa la cultura? Pensando a voi ragazzi mi preoccupo della sintesi cognitiva. Quando accendete il computer siete travolti da una valanga di informazioni e di immagini, colata lavica che copre ogni paesaggio reale. Senza aver chiaro qual è veramente il vostro interesse, è difficile trasformare le informazioni in conoscenza, la curiosità in cultura. Voli di farfalle che si posano su ogni colore mentre i pensieri vanno alla deriva come una barca senza timone trascinata dai capricci di una esistenza virtuale.
Quanto tempo sprecate rincorrendo conversazioni e informazioni insulse? Va bene discorrere con gli amici ma è necessario sapere cosa dire e cosa chiedere, non sciabordii di parole vuote. E’ eccitante perdersi nei corridoi di interlocutori anonimi che scelgono il gioco del nascondersi… Le solite raccomandazioni: dietro le maschere possono l’agguato di vecchissimi personaggi abili nell’approfittare della giovane età dei viaggiatori che prendono all’amo. Già lo sapete. Fratelli grandi e genitori ve ne hanno parlato. Anche i giornali non raccontano altro. Inviti allusivi, trappole che possono incantare. Internet è il veicolo che la mia adolescenza non riusciva ad immaginare. Parlare senza voce, fantascienza. Fatene buon uso. E’ lo strumento che può arricchire lo studio e la vita. Visitate giornali seri, biblioteche e le informazioni della cultura. Sfogliate le biografie dei protagonisti che ammirate e dei quali sapete poco: un modo per avvicinarli e capire chi davvero sono. Ascoltate musica sinfonica e musica pop. Ma attenzione alla salute. L’aria e le risate e le emozioni della vita reale aiutano la definizione di una personalità serena, mentre la personalità che si forma nell’ossessione dello schermo obbediente ai vostri richiami, accumula le tossine di un egoismo psicotico che può segnare il futuro di una generazione. E poi il restare seduto per ore, bibite e patatine sul tavolo che dovrebbe essere anche dei libri: all’obesità si aggiunge lo sconcerto del dove sono e cosa voglio. Attenzione alle illusioni: il costo internet non è solo elettricità e abbonamenti. La rete è una macchina che trova benzina nella pubblicità più o meno dichiarata, il più delle volte subliminale. Inviti dissimulati perfino in Google o Wikipedia. Compra, consuma, adeguati se non vuoi sembrare fuori dal mondo. Prima o poi ci si casca. Domandatevi sempre: quale mondo?
La raccomandazione è di non restare appesi alla rete, ma considerare la rete un momento della giornata per subito tornare nelle giornate di amici, amori, padri, madri, fratelli grandi. Leggere, discutere, ridere. Buoni libri e buoni film che internet può aiutare a cercare, ma deve essere solo l’indicazione stradale per arrivare ad un posto dove si arriva camminando fra la gente. Se la preferenza è per la macchina e non per le persone, internet diventa il ghetto pericoloso di un’avversione al socializzare che l’adolescenza contempla, ma della quale giovinezza e maturità si liberano nelle abitudini della vita condivisa con altri. L’ossessione del vivere cliccando è sintomo di auto disistima e paura della realtà. E la rete si trasforma in un virus non virtuale; diventa la malattia nella quale rifugiarsi per far crescere la propria vita nell’onanismo elettronico.
È una delle voci libere della Teologia della Liberazione. Frate domenicano, giovanissimo, è stato imprigionato e torturato dalla dittatura militare brasiliana. L'impegno umano, inevitabilmente politico, verso i milioni di diseredati che circondano le città e vivono nelle campagne del suo paese, lo ha reso pericoloso agli occhi dei generali che governavano il Brasile.
Ha scritto 53 libri. La sua prosa diretta e affascinante analizza l'economia e la politica, la vita della gente con una razionalità considerata " sovversiva " dai governi forti dell'America Latina, e non solo. Non se ne preoccupa. L'ammirazione dei giovani di ogni continente lo compensa dalla diffidenza dei potenti. Venticinque anni fa ha incontrato e intervistato Fidel Castro, libro che ha fatto il giro del mondo. Lula, presidente del Brasile, lo ha voluto consigliere del programma Fame Zero. Frei Betto è oggi consigliere di varie comunità ecclesiastiche di base e del movimento Sem Terra.
Ha vinto vari premi. L'Unione degli Scrittori Brasiliani lo ha nominato Intellettuale dell'anno. Il suo libro " Battesimo di Sangue ", tradotto in Italia, è diventato un film.