Le radio-parolacce che eccitano la nuova Italia
14-12-2009
di
Ippolito Mauri
Da un po’ di tempo furoreggia in Italia un programma radiofonico intitolato “Lo zoo di 105”, prodotto dall’omonima stazione radio tv. Alla base del suo successo c’è, sostanzialmente, la volgarità: un gruppo di sedicenti dj – o qualcosa di simile – che passano tutto il tempo loro concesso a dire parolacce. E a dirle “comunque” e indipendentemente dall’argomento trattato. Una sorta di coazione a ripetere paragonabile solo a quei bambini che quando scoprono il “proibito” del linguaggio passano poi ore a dire “cacca, pipì, culo” e simili. Ma la questione non sta tanto nell’imbecillità del programma, quanto nel suo fragoroso – e profondamente diseducativo (che strana parola, vero?) – qualunquismo (altra strana parola). Qualche giorno fà ci si poteva imbattere, ad esempio, in una sorta di teatrino in cui tre giovanotti si facevano vicendevolmente delle domande – anche serie, tra l’altro – tipo: “che ne pensi del crocefisso a scuola”, o “che ne pensi della crisi economica”, o “che ne pensi del lodo Alfano”, o “che ne pensi della separazione delle carriere per i magistrati”, a cui inevitabilmente rispondevano in coro “me ne sbatto il cazzo” (probabile e attualizzata variante del ben noto “me ne frego”). Non sappiamo se una qualche cosiddetta commissione per le trasmissioni video e radio – esiste? – vorrà o potrà porre un freno a un simile triviale, inutile, mascalzonesco imbarbarimento. Quello che spaventa (sì, proprio così, spaventa) è che questa trasmissione pare essere la più seguita dal pubblico giovanile. Eccoci dunque sulla buona strada per la creazione di un radioso futuro in cui marceranno compatte le schiere dei nostrani giovani imbecilli. Cioè la futura classe dirigente del Paese.