La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Società » Italia »

Luttazzi a Raiperunanotte: evento bellissimo, ma la stecca del coito anale…

29-03-2010

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La descrizione realistica di un coito anale, in letteratura, non determina né impedisce il capolavoro. Dipende dalle parole scelte dallo scrittore, dalla scrittrice, dalla necessità della scena, dal suono, dal senso, dalla distanza dello sguardo. Che cosa vede, non vede, immagina, fa immaginare. Una sequenza di sesso in cui una donna viene penetrata da terga non trasforma un film bello in un film porno. Un monologo teatrale in cui si reciti il più dettagliato dei resoconti erotici estremi può essere potente e catartico, commovente come una messa cantata. Da Plauto ad Artaud passando per Benigni e Pasolini.

L’arte gode di un privilegio che si chiama libertà espressiva. Non ci sono argomenti tabù o parole vietate. La televisione, e tutto quello che ci finisce dentro, invece, obbliga alla moderazione, al taglio dei picchi, alle cautele. Forse nel corso di quel bellissimo evento che è stato Raiperunanotte, esempio di resistenza civile al monopolio degli amici del padrone delle tivvù, Daniele Luttazzi non si è ricordato che sarebbe finito, anche se trasgressivamente, nel caro vecchio elettrodomestico, si è sentito in teatro, dove, in effetti, era. Ha recitato un brano dal suo spettacolo, circondato da spalti gremiti di pubblico plaudente.

Secco, esplicito, ha inanellato tutta la schiuma nera dei fatti di cronaca politica, tutti le tragiche anomalie cui siamo sottoposti da anni. Era efficace. Anche se non faceva ridere. Cioè: provocava quel tipo di risata nervosa cui ci si consegna se non si vuole piangere. Poi, come un Pulcinella stanco di non capire, si è domandato come mai la maggioranza degli italiani si ostini ad approvare chi lo sta fregando (Berlusconi). E qui è partito, per libera associazione gergale, un paragone infelice: il popolo sarebbe contento di farsi prendere dal posteriore così come una donna che si sottopone alla penetrazione «contronatura», prima con preoccupazione e resistenza fisica, poi con godimento masochista.

La descrizione della pratica, dettagliata e realistica, ha gelato una bella percentuale dei sorrisi presenti in sala. L’intimità di un teatrino off avrebbe consentito la risata liberatoria in cui sfocia, spesso terapeuticamente, l’imbarazzo. Ma la dimensione non era quella. Luttazzi ha preso una stecca. Poco male: la serata era una sinfonia di umori diversi e ben armonizzati. Dalla denuncia all’analisi, dalla satira (che sempre nasce da un profondo disagio) alla rivolta morale. Naturalmente quelli che non sopportano Santoro e tutti gli altri solisti della banda dei «non allineati», fingono di aver sentito soltanto la stecca. Meglio per loro.

Lidia Ravera opinionista dell’Unità, dove ha pubblicato questo intervento.

Lidia RaveraNata a Torino, Lidia Ravera è scrittrice e sceneggiatrice cinematografica. Il primo romanzo di successo lo ha pubblicato quand’era adolescente: “Porci con le ali” scritto assieme a Lombardo Radice. Capolista alle elezioni regionali 2010, nel Lazio, per la lista civica "Cittadini/e per Bonino".
 

Commenti

  1. maddalena piccolo

    I perbenisti di destra non li considero, ma i perbenisti di sinistra non li sopporto. Credo che ci sia bisogno di tanti sani scrolloni talmente violenti da far cadere le incrostazioni di ipocrisia che come calde coperte di Linus rassicurano i nostri poveri finti ingenui incollati a sicurezze fondamentaliste.
    Per questo ben vengano mille e più Luttazzi a sconvolgerli nel quieto nido nel quale trovano rifugio.

  2. angela rigoli

    L’Italia di Apuleio, Cecco Angiolieri, Boccaccio si scandalizza di Luttazzi!? Certo bisogna leggerli nella solitudine della nostra stanzetta…

  3. Domenico Falconieri

    Lidia Ravera chi, quella di Porci con le ali? Be’ si, ma erano altri tempi! Cara signora, ma ha seguito il monologo od era in altre faccende affaccendata? Non ho proprio notato il riso nervoso della gente, l’imbarazzo, che, semmai, si leggeva sui volti dei solisti dei non allineati della banda di Santoro, ma ho sentito, in parecchi momenti, il Paladozza venire quasi giù dagli applausi! Stecca? Si, ma credo solo di chi abbia scritto questo commento, tra l’altro contraddittorio, con un certo non so che di oltreteverino: “L’arte gode di un privilegio che si chiama libertà espressiva. Non ci sono argomenti tabù o parole vietate. La televisione, e tutto quello che ci finisce dentro, invece, obbliga alla moderazione, al taglio dei picchi, alle cautele.”! Che delusione!

  4. Luttazzi è la satira dura,non facile da accettare si rimane un pò spiazzati, però ha descritto metaforicamente e magnificamente la condizione in cui si è ridotto metà del popolo italiota e beota, si ride amaro anzi non si ride affatto, però è la verità !E poi non facciamo tanto i figli di Maria !

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