Orfana di una sinistra materna, sono stanca di fare conti politici col Vaticano. Il Partito Democratico ha bisogno di un segretario che impedisca alla componente cattolica di debordare
Primarie PD – Mi piace Marino
02-10-2009
di
Lidia Ravera
Mi considero una delle tante orfane di una sinistra materna e paterna, che come una madre promette e come un padre capisce e spiega. Quindi non andrò con baldanzosa sicurezza, alle consultazioni popolari allargate, per decidere chi debba imprimere al Pd una svolta efficace. Andrò con rabbia e dubbi, però andrò. E andrò a votare Iganzio Marino. Il primo motivo, il motivo principale, è il suo impegno efficace e coerente, in difesa della laicità. Per me non si tratta di una formula, per me si tratta di qualità della vita e della morte, di parità fra chi è cattolico e chi non lo è. Io sono stanca di dover fare conti politici con il Vaticano. L’anima ce l’ho ma non la faccio gestire al Papa (e la mia anima sanguina per la dilagare dell’immoralità, più della sua, perché l’etica è la religione dei laici). La politica deve essere altro dalla fede come è diventata altro dall’ideologia. Mi fido di Marino, l’ho ascoltato parlare chiaro e forte, su questo tema. E il Partito Democratico ha bisogno di un segretario che impedisca alla componente cattolica di debordare, di imporsi, di consentire al dogmatismo di boicottare il Progresso (la Chiesa è sempre stata conservatrice), impedendo alla scienza di farci vivere tutti meglio, più a lungo, con più dignità. Con Ignazio Marino segretario io posso votare Pd, alle prossime elezioni, perché so che impedirà alla signora Binetti di condannare all’infelicità le donne che non possono avere figli in modo naturale e benedetto dalla Santa Sede. Degli altri due mi fido meno, anche se hanno, entrambi, delle qualità. Sono politici di lungo corso. E questo, visto come è andata in questi ultimi anni, non è un titolo di merito. Marino no, non è un politico di lungo corso. E’ competente, ma non ha trascorso tutta la sua vita chiuso fra le quattro pareti di una segretaria a ingozzarsi di congressi e riunioni. Ha esercitato una professione, quindi forse la politica, per lui, si configura come una passione. E’ stato, ed è tuttora, medico chirurgo. Non sovrastimo la categoria, ma si tratta comunque di un “incarico celeste”, responsabilità allo stato puro, un “mestiere” che ti mette tutti i giorni in contatto con la vita e con la morte, con la sofferenza degli esseri umani, con la loro fragilità… Ecco, io credo che al capezzale di questa sinistra esangue e tormentata, non ci starebbe male uno che è abituato ad asportare coraggiosamente le cellule malate, e, se non basta, a trapiantare un organo giovane e sano, là dove ce n’è uno definitivamente rovinato.
Nata a Torino, Lidia Ravera è scrittrice e sceneggiatrice cinematografica. Il primo romanzo di successo lo ha pubblicato quand’era adolescente: “Porci con le ali” scritto assieme a Lombardo Radice.
Capolista alle elezioni regionali 2010, nel Lazio, per la lista civica "Cittadini/e per Bonino".