La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Rubriche » Per Terre Sconsacrate, Attori E Buffoni »

Morti viventi

26-05-2009

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Spazio ai morti. Nei cimiteri, non nei teatri.

Breve piagnisteo su come gli autori contemporanei facciano la fame in favore dei parenti degli autori defunti.

Dei morti non si parla male, è una regola. Ma neanche dovremmo farli parlare sempre, è un’altra regola. I cartelloni dei teatri italiani strabordano di autori morti. Per carità, eccezionali! Papà Goldoni, zio Pirandello e il nonno: Shakespeare. Bravi bravissimi, ci mancherebbe altro non avessero saputo scrivere.

Però.
C’è un però.
Anche due o tre. Però, però però.Dove sono gli autori contemporanei? Assenti giustificati. Nessuno li chiama. Pare di sentirli, gli Humphrey Bogart del teatro: “E’ il palcoscenico, bellezza. Il pubblico paga un biglietto per essere accontentato, coccolato, accarezzato. Non bisogna impaurirlo, il pubblico desidera quello che conosce. E se lo ha già visto pazienza, anzi meglio, sa già come va a finire e può vantarsi con gli amici”.

Il teatro che suscita domande è archeologia contemporanea. Resiste, ma è trattato alla stregua di un parente scomodo e un pò stupido, di quelli che ai matrimoni toccano il culo alla sposa, mangiano con le mani e non prendono la Comunione in Chiesa. Un parente in grado di dire la verità, magari in mezzo a cento fregnacce, ma l’unico con il coraggio di sperimentare nuovi linguaggi. E’ comprensibile che un parente così lo esibiscano con paura. Ogni tanto gli eventi mondani lo impongono, del resto secondo la moda dei fighi bisogna nominare anche gli sfigati, talvolta. E allora vai con gli sciacqui di bocca: le nuove generazioni di autori, il nuovo Rinascimento italiano, il rispetto dei generi, le diversità, la meritocrazia, l’occasione culturale, il recupero del linguaggio, tutte fregnacce, perché poi, alle serate importanti, alle prime dei teatri, o alle ultime che fa lo stesso, nessuno invita i nuovi autori. E’ morto il coraggio, insieme agli autori.

Si vive, se si è bravi (e un pò fortunati), anche fuori dai giri ufficiali, dai teatri importanti, dalle stagioni di successo. Anche se si fa teatro contemporaneo e un pò scomodo. Si vive scomodamente, ma si vive. Trattati come un parente imbecille da nascondere in cantina.Io amo i parenti imbecilli.

Si penserà che gli autori contemporanei non siano all’altezza di quelli del passato. Forse sì. O forse no. Forse dovremmo cercarli meglio, saranno una manciata ma ci sono. A volerli nominare finirei per fare sgarbi e costruirmi nemici, sapete come sono i teatranti, gente instabile e pericolosa. Nominateli voi nei commenti, poi ne parliamo.

Dario Fo, il nostro premio Nobel, uno dei più grandi, immensi, eroici… se gli aggettivi qualificativi non squalificassero le storie riducendole a parole ne troverei altri cento. Dicevo: al Teatro della Pergola, il più importante teatro di Firenze (ETI docet), Dario è stato riammesso dopo dieci anni. Dopo un Nobel e un miliardo di altre cose. E parliamo di Fo, pensate gli altri. Una boutade mal riuscita metterebbe più allegria.

Bisognerebbe morire presto, per diventare immortali. Richiesti. Bisognerebbe schiattare più o meno entro i trent’anni, per vedere (o non vedere, vista la fine che si è fatta), le proprie opere rappresentate. Magari una morte misteriosa. Pensate a Jim Morrison, è morto a ventotto anni. Bruce Lee a trentatre; come Gesù (il più famoso di tutti, ma con la spintarella del padre).

Non sono nazionalista. Non me ne frega niente di vedere cognomi italiani. Non sono neanche esterofilo. O sessista. Solamente preferisco la gente viva a quella morta. O almeno facciamo “fifty – fifty”, va là!

Domando e dico:Perché il pubblico non protesta?
E’ forse questo che vuole il pubblico?
E perché dovremmo dare retta al pubblico?
E’ sufficiente pagare un biglietto per influenzare la programmazione di un teatro? Dove sono le direzioni artistiche?
Pensate un pò: se dessimo retta al pubblico avremmo la pena di morte! Non per tutti, ovviamente. Solo per i rumeni.
Non sempre il pubblico ha ragione, ma questa è solo la mia opinione. Il pubblico può dire la sua.

Un’altra programmazione teatrale è possibile. Forse. Il dibattito è aperto.

Saverio TommasiSaverio Tommasi è attore e autore di libri e spettacoli di teatro civile. Realizza inchieste video di taglio giornalistico, anche con telecamera nascosta. Il suo pensatoio è http://www.saveriotommasi.it.

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