Su Facebook, poltrona per la prima offerta a 2 milioni e mezzo di rubli, 60 mila euro. Il presidente Medvedev giura che non è vero, ma gli spettatori in fila senza fortuna si improvvisano Maigret e scoprono il giro delle mafie
Mosca: i biglietti del Bolshoi monopolio del mercato nero
07-11-2011
di
Daniela Miotto
Il teatro Bol'šoj (letteralmente "Teatro Grande")
Mosca – Il Bol’šoj è un “vero tesoro nazionale” parole di Medvedev. Vero e proprio tesoro visti i prezzi dei biglietti apparsi sul web qualche giorno prima della Grande serata di riapertura.
Prezzo massimo che galleggia nella Rete 2.500.000 rubli, poco meno di 60.000 euro. Accipicchia… Subito il presidente Medvev interviene sul suo sito Facebook scandalizzato dalla chiacchiera . Giura che nessun biglietto era acquistabile e che la serata funzionava solo ad inviti. Quindi i casi sono due: o il Presidente racconta storie (…non sia mai!) oppure qualche moscovita “baciato dalla fortuna“ e proprietario di un biglietto per il galà se l’è venduto con buona pace dell’arte, del Bol’šoj e dell’amore per la musica e per il balletto del popolo russ.! Insomma 2.500.000 di rubli sono sempre soldi.
E’ stata una grande serata. Chi non poteva andare a teatro -praticamente tutti- ha seguito l’evento sui maxi schermi piazzati in posti strategici della città. Certo, non era come entrare nella grande sala e accarezzare con gli occhi le poltroncine di velluto rosso e gli arredi dorati! Ma nell’era del Big Bang è possibile vedere l’evento su You Tube e accontentarsi di sognare. Il teatro restaurato è molto bello, la facciata austera, importante con la grande statua di Apollo alla guida di una biga a quattro cavalli. Ma a guardare bene, Apollo ha qualcosa di strano: una bella foglia di fico sulle “vergogne”.
I pudici restauratori gli hanno coperto i genitali. Basta raffrontare le nuove immagini con le vecchie o più semplicemente guardare la banconota da 100 rubli dove la statua sfolgora nella sua nudità. A Mosca come a Roma: lo ha fatto anche Berlusconi Berlusconi con il quadro del Tiepolo. Si vede che il sig B e il sig P hanno lo stesso motto: izi privati e pubbliche virtù
Comunque l’acquisto dei biglietti per questo ritorno del Bol’šoj ha creato una moltitudine di polemiche. Per poterli comperare al botteghino del teatro bisogna fare una bella fila, ma accanto a moscoviti stretti nei cappotti e imbacuccati per il freddo sono apparsi uomini dall’alito alla vodka e le vecchie malandate che vendono cartoline nei sottopassi della metropolitana. Vi è stata una piccola insurrezione tra le persone che pazientemente facevano la file e che ad un certo punto sono rimaste senza biglietto. Ma chi sono questi improbabili melomani che “rubano” i nostri diritti? Per fare chiarezza qualche signore inviperito li ha seguiti e ha scoperto che due vie più in là vi era una specie di ufficio improvvisato dove i biglietti passavano nelle mani di uno strano individuo: ricompensava gli stralunati e stropicciati fans dell’opera con pochi rubli. Insomma, market fiorente del “bagarino” organizzato. Le caselle mail del Bol’šoj sono state inondate di lettere di protesta (meglio usare le nuove tecnologie per protestare visto che i poliziotti, qui, non vanno per il sottile). Convocata una conferenza stampa, si ammette il problema ma anche l’incapacità di risolverlo. Adesso tutti stanno aspettando i biglietti per “Lo schiaccianoci” di Capodanno. Cosa succederà?
Daniela Miotto insegna a Torino, dove vive quando suo marito non la trascina in giro per il mondo. Attualmente abita a Mosca senza conoscere una parola di russo. Sbircia il mondo a volte senza capirlo, ma è convinta che curiosare sia una delle attività più stimolanti e divertenti che si possano fare