L’Università degli Studi di Napoli Federico II, e la sua Facoltà di Scienze Politiche si macchiano di una grave offesa ai diritti umani del popolo eritreo, al rispetto tra gli uomini e alla memoria e ai valori di Altiero Spinelli, ospitando, nell’Aula che gli è dedicata, il convegno “Eritrea – Esperienze italiane di cooperazione”.
E’ cosa nota a chi si occupa di tali argomenti la gravità della situazione dell’Eritrea, paese saccheggiato dalla violenza di una dittatura feroce che nega al suo popolo il diritto alla Costituzione, al Parlamento, al lavoro, alla sussistenza, all’istruzione, al dibattito politico, alla libertà di stampa e di pensiero, al culto. Oppositori, studenti, giornalisti, cittadini comuni sono privati della libertà, in gran parte dei casi ‘incommunicado’, senza alcuna possibilità di contatto con le famiglie o con organizzazioni umanitarie o con la Croce Rossa Internazionale, privi di capi d’accusa e di processo. La tortura fisica è regolarmente praticata. Un numero enorme di cittadini eritrei è costretto alla fuga in cerca di rifugio, gran parte di essi in Italia.
Il programma del convegno suddetto non offre alcuna possibilità di riflessione su questi temi, ignorando per di più l’espulsione dal paese di quasi tutte le Organizzazioni Non Governative straniere di Cooperazione allo Sviluppo, di qualsiasi ispirazione esse fossero, perseguendo l’obiettivo dell’isolamento sempre più totale della popolazione da contatti con l’esterno.
La brochure del convegno affianca su un piano di collaborazione il Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana all’analogo organismo eritreo, e l’Università degli Studi Federico II alla analoga istituzione eritrea che è stata teatro della repressione del regime nei confronti degli studenti, e da allora chiusa. Si stabilisce, cioè, una situazione di colpevole complicità tra istituzioni non secondarie della Repubblica Italiana e le corrispondenti istituzioni (ammesso che possa essere considerata tale una università chiusa ormai da almeno otto anni) di un paese dittatoriale e violento. Con le approvazioni esplicite di Regione Campania, Consorzio Riviera Domizia, Banca di Credito Agricolo del Garigliano, Lions Sessa Aurunca Litorale Domizio, e dei relatori.
Sono altresì note le frequenti relazioni che intercorrono tra il territorio italiano e il governo sanguinario dell’Eritrea, e i frequenti viaggi in Italia del dittatore Issayas Afwerki e dei suoi collaboratori in cerca disperata di credito politico e di investimenti nel paese, dove la manodopera è assicurata a prezzi insignificanti dal lavoro forzato cui sono costretti i cittadini in stato di ferma militare a tempo indeterminato, impossibilitati a svolgere alcuna attività produttiva.
Appaiono poi ‘discutibili’ sul piano accademico i contributi orientati alla mitizzazione nostalgica del passato coloniale e post-coloniale italiano in Eritrea, e false le dichiarazioni secondo cui tra i principali obiettivi della dittatura ci sia quello di garantire l’autosufficienza alimentare, mentre tutte le forze potenzialmente produttive del paese sono costrette alla leva militare e il paese è ridotto alla fame.
Chiediamo che nell’Aula intitolata ad Altiero Spinelli si confermi il sostegno dell’Università degli Studi Federico II ai Diritti Umani, e si alzi ferma la condanna di istituzioni della Repubblica Italiana, degli studiosi e dei relatori nei confronti della dittatura eritrea.
Le adesioni di protesta possono essere inviate a asper.eritrea@gmail.com o all’agenzia Habeshia di Roma
Dania Avallone dirige l’Associazione per la tutela dei popoli eritrei, a Napoli.
Il professor Giovanni Marco Cavallarin é docente di italiano e latino a Milano.