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Nelle sue omelie denuncia, con nomi e cognomi, chi guida i clan nelle imprese criminali. Minacciato, boicottato, ma impossibile ucciderlo per non suscitare la rivolta del quartiere. Don Aniello Manganiello da 16 anni è il “prete di strada” nelle strade di Scampia e Secondigliano. Adesso le gerarchie lo trasferiscono: la camorra festeggia, la gente resta sola

Susanna AMBIVERO – Napoli, vincono i boss e la Chiesa manda via il prete degli scugnizzi

05-07-2010

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Quando per le istituzioni le situazioni sociali diventano intollerabili e non si riesce più ad amministrarle, spesso si rivolge la propria speranza alla Chiesa. La Chiesa, grazie sopratutto al suo radicamento sul territorio e al suo intimo rapporto con la gente, spesso riesce a sopperire alle mancanze dello Stato. Ma anche quando si parla di «Chiesa» occorre distinguere tra i messaggi ufficiali che dalla tranquillità dei palazzi vengono emanati delle gerarchie ecclesiastiche; e i sacerdoti che vivono insieme alla gente comune condividendo con loro la miseria di un territorio.

E’ il caso del parroco della chiesa di S. Maria della Provvidenza nel rione Don Guanella a Scampia, Napoli, un prete tutto pelle e ossa che sfodera un energia incredibile quando si tratta di proteggere i ragazzi e di contrastare non solo la mentalità mafiosa ma anche i camorristi stessi.

Si chiama Don Aniello Manganiello e dal 1994 ha fatto delle strade di Scampia e Secondigliano la sua casa. E si, perché lui non si limita ad officiare messa all’interno delle mura della sua chiesa, lui è per strada a portare speranza a chiunque ha la fortuna di incontrarlo. O almeno questo è quello che ha fatto senza risparmiarsi fino ad oggi, oggi che i vertici ecclesiastici hanno deciso che è meglio trasferire questo indomito prete lontano, da un’altra parte.

Normale avvicendamento dicono, decisione politica poiché ha fatto più lui con pochi e poveri mezzi piuttosto che tutte le amministrazioni cittadine messe insieme, si legge.

E la gente di Scampia? Chi ci pensa a loro? Chi glie lo spiega che le istituzioni, dopo averli abbandonati, ora allontana una delle poche speranze del quartiere perché gli causa imbarazzo e mette in luce le sue manchevolezze?

Ma partiamo dal principio.

Don Aniello Manganiello è un prete dell’ordine Guanelliano. Lo stesso anno in cui Don Peppe Diana viene barbaramente ucciso a Casal di Principe per il suo impegno nel salvare i giovani dalla camorra, lui accetta di diventare parroco di Scampia e Secondigliano, quartieri che non hanno bisogno di presentazioni per sapere che si tratta dell’inferno, territori malati tenuti in ostaggio dalla camorra. Da che è arrivato in questi luoghi Don Aniello non si è dato un attimo di sosta, non è mai stato con le mani in mano, non sarebbe stato possibile qui. Si è prodigato in mille modi per dare una reale e concreta alternativa ai giovani, l’hanno minacciato, boicottato, ma lui non si è mai fermato. Agli scissionisti e agli uomini del clan Di Lauro, che fino al suo arrivo non avevano avuto rivali nel predominio del territorio, don Aniello ha imposto caparbiamente la sua presenza. O gli sparavano un colpo in pieno volto, rischiando però di far scoppiare una sommossa da parte dei cittadini di cui ha saputo conquistare l’amore e il rispetto, o lo sopportavano cercando altre strade per liberarsi di lui. Non ci si aspettava che fossero proprio gli alti prelati a correre in soccorso dei camorristi levandogli questa spina dal fianco.

Don Aniello nel frattempo continua a tuonare dal pulpito facendo nomi e cognomi, durante l’omelia parla di pizzo e droga, rifiuta di dare la comunione ai camorristi. Ha organizzato una squadra di calcetto composta da scugnizzi che personalmente va a prendere per le strade del quartiere, ha messo in piedi un semiconvitto diurno per togliere i ragazzi dalla strada, aperto a chiunque ne abbia bisogno. Lui è quello che si dice “un uomo con le palle”, ha fatto (e lui vorrebbe tanto continuare a fare) quello che quasi tutti noi non avremo mai il coraggio di fare.

E allora perché? Perché?

La speranza che don Aniello ha dato ai ragazzi di Scampia non può essere a termine, non si può interrompere questo percorso che tanti risultati ha dato.

Non c’è burocrazia che tenga, se Don Aniello verrà trasferito a vincere sarà stata la camorra e a perdere, prima ancora della gente di Scampia e Secondigliano, sarà stata la chiesa, quella con la “c” minuscola. Avrà perso la fiducia ma avrà anche definitivamente smarrito l’intimo significato della dedizione verso il prossimo che invece Don Aniello così degnamente incarna.

Susanna AmbiveroSusanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.
 

Commenti

  1. […] This post was mentioned on Twitter by Movimento Antib , Domani – Arcoiris TV. Domani – Arcoiris TV said: Napoli, vincono i boss e la Chiesa manda via il prete degli scugnizzi http://ff.im/-ndOLw […]

  2. Susanna

    C’è la possibilità di firmare la petizione on-line
    http://www.petizionionline.it/petizione/don-aniello-manganiello-il-prete-anticamorra-di-scampia-non-si-tocca-/1610

  3. Non diamole tregua, a una chiesa così.
    Daniela
    Comunità di Base delle Piagge

  4. Alessandra Chiappini

    Purtroppo la Chisa (intesa come Gerarchia) sta collezionando testimonianze basse e avvilenti. La tradizionale collusione con il potere si rigenera continuamente alla faccia del Vangelo, del Concilio e dei segni di speranza che pure di tanto in tanto appaiono all’orizzonte e ai quali tentiamo di aggrapparci. Don Aniello è un testimone (“martyr”, nel senso etimologico della parola)che nutre la nostra certezza che esiste una Chiesa davvero vicina al popolo di Dio.
    Alessandra Chiappini

  5. Se la Chiesa con la C maiuscola, la Chiesa dei poveri avesse più preti coraggiosi mettendo davvero in atto la parola di Cristo, saremmo tutti più credenti.
    Che dire? Mi vergogno come cristiana e cattolica di queste scelte della chiesa istituzionale che purtroppo troppo spesso è vicino a chi ha i poteri e le ricchezze. Tutta la mia solidarietà al prete degli scugnizzi.

  6. Cos’è la fede?un negare l’evidenza, una malattia dello spirito. Ci sono preti coraggiosi … che servono al solo scopo di convincere le pecorelle del signore che così dovrebbe essere. L’uomo è fallace quando non ce la fa quando ce la fa è il volere di “dio” che si compie. Quindi questi uomini coraggiosi, questi preti con le palle, servono comunque a diminuire la nostra autostima, perchè il la forza si trovano in dio e non in se stesso o nella comunità.
    Quindi anche “dio” come l’uomo ogni tanto ce la fa ogni tanto non ce la fa. Però l’ultima cosa non si può dire perchè poi si offende.
    Dato costante di questo palleggio tra fare e non fare tra etica e corruzione sono le pecorelle sempre più perse anche nell’ovile. Vedono il pastore che le tosa (se mai con la scusa che fa caldo e molte dicono è vero è meglio così) e poi vende la lana. Vedono un pastore che prende il latte (meglio così perchè da quando si è perso l’agnellino ho tanto latte che le mammelle sono gonfissime)e poi lo vende. Poi vedono il pastore che parla con il macellaio (…. che ci avranno da dirsi, boh). Poi ogni tanto arriva un altro pastore che le accarezza, le nutre, le raduna quando si perdono (Questo si che è un pastore – pensano le pecore…. Ce ne vorrebbero tanti come lui.

  7. LaChiesa perde credibilità sempre di più.

  8. Finalmente un “signor” prete degno del Nobel mentre altri suoi pari dedicano il tempo ai ragazzi da stuprare…
    Se un Dio esiste imploro il Suo intervento a favore del nobile prete e dei suoi ragazzi!

  9. Il mio inchino, la mia solidarietà a Don Aniello, ai Suoi ragazzi.
    Lo assista la Sua buona Stella!

  10. La chiesa ha dato dimostrazione ancora una volta, che è dalla parte dei cammoristi. Le belle parole servono solo a coprire i loro veri interessi. A questo prete tanto coraggioso va tutta la mia solidarità. augurando che le alte gerarchie ci ripensino, prima di commettere un così grave atto di sottomissione alla camorra.

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