"Dizionario dei luoghi fantastici", edizioni Archinto: dall'isola galleggiante di Eolia all'Arcipelagio della Saggezza. Poi il Deserto dei Tartari, abbazia del Nome della Rosa, castello di Dracula, Capanna di Tarzan e Città della Perdizione
Navigare fra le onde di carta
14-04-2011
di
Paolo Collo
È uscita, da Archinto, la nuova edizione del superbo Dizionario dei luoghi fantastici, di Alberto Manguel e Gianni Guadalupi. Riedizione in quanto il libro era stato pubblicato per la prima volta nel 1982 da Rizzoli. Frattanto, nel 2007, era morto Gianni Guadalupi, indimenticabile figura di intellettuale curioso e poliedrico, di entusiasta divoratore di libri e di storie (oltreché direttore editoriale di Franco Maria Ricci).
E ora, a quasi trent’anni dalla prima edizione, esce questo volume faticosamente ed eroicamente ampliato e aggiornato da Manguel stesso. Un dizionario apparentemente “impossibile” da realizzarsi, vista l’immane mole di materiale e di luoghi fantastici su cui si è costruita la letteratura – e la cultura – di ogni tempo e paese. Un dizionario in cui si può trovare Atlantide o l’Abbazia del Nome della rosa di Eco o la Fortezza Bastiani del Deserto dei Tartari, l’isola di Lilliput o il terribile porto di Innsmouth di Lovecraft, l’isola galleggiante di Eolia, la Foresta Proibita, l’Arcipelago della Saggezza, il castello del conte Dracula, la Capanna di Tarzan, la Città della Perdizione o quella delle Donne Virtuose o quella delle Tenebre. Di cui offriamo un esempio:
TENEBRE, CITTA’ DELLE,
situata in un punto imprecisato sul fondo del Mar Tirreno, tra l’isola d’Elba e la Corsica. Fu scoperta accidentalmente durante i lavori di costruzione di un tunnel tra Piombino e Capo Corso, commissionato da un milionario proprietario di varie tenute nell’isola francese, che, soffrendo orribilmente il mal di mare, intendeva evitare, con questo costoso espediente, la traversata…
Ma com’è nata l’idea (apparentemente folle) di scrivere, costruire un dizionario del genere? A quanto pare, racconta Manguel, Guadalupi un giorno gli raccontò del suo desiderio di scrivere una “guida” della Ville vampire descritta da Paul Féval, una guida turistica di una città mai esistita della quale era però possibile -grazie al romanzo omonimo – dare tutte le informazioni del caso: come arrivarci, dove dormire, cosa mangiare, cosa visitare, eccetera.
Ma allora – si chiesero i due – “perché fermarsi? Perché non estendere la guida ad altre città immaginarie?” Nacque proprio così questo incredibile volume – dettagliatamente annotato e con tutti i riferimenti bibliografici del caso – che ogni lettore di libri (di qualsiasi libro, fantastico e non) dovrebbe avere sottomano. Per poter dare finalmente un “volto” ai luoghi raccontati da Swift e da Poe, da Rabelais e da Borges, da Omero, da Buzzati o da Italo Calvino.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.