Mara Venier si inginocchia e lo abbraccia. Assieme al nuovo "Governatore", il ministro vuole bruciare centomila tonnellate di rifiuti tossici, a pochi passi da piazza San Marco
Nel Grand Hotel (proprietà Benetton) gran galà del Brunetta “sindaco”
24-03-2010
di
Margherita Smeraldi
Rimpiangeremo Cacciari, dice lo spazzino. Operatore che lavora come in nessuna città d’Italia, porta a porta, ti suona alle 8 del mattino urlando spazzino e ti porta via l’umido il vetro la carta e la plastica, rigorosamente separati. Rimpiangeremo Cacciari, non importa se ha fatto o non ha fatto, ma vuol mettere Cacciari con Brunetta, vogliamo paragonare l’intelligenza e il prestigio di Massimo non solo a Venezia, ma in tutta Italia? Complimenti allo spazzino colto che scuotendo la testa immagina già la disfatta della sinistra. Manifesti apparsi e scomparsi: la faccia di Zaia detto el pomata e, accanto, prima il Veneto poi le centrali nucleari.
Manifesti allarmanti: Galan, Zaia e Brunetta vogliono bruciare 100.000 tonnellate all’anno di rifiuti tossici a pochi passi da Venezia. Come se il celebre processo al Petrolchimico non fosse mai esistito. Ricevimento in un lussuoso albergo di proprietà dei Benetton a San Marco offerto da Renato Brunetta: accorre tutta la Venezia bene. Mara Venier viene da Roma a Mestre per sostenere Renato Brunetta chinandosi ad abbracciarlo e addirittura la moglie dell’ex- sindaco di sinistra Paolo Costa scrive una lettera al Gazzettino: io sto con Renato. Brividi. Da non credere. Arriva Di Pietro con il braccio al collo e la faccia dolorante pochi giorni dopo il ricevimento di Brunetta: folla entusiasta e frenetici battimani ogni volta che Di Pietro parla male di B., ma in una sala che contiene più di mille persone non si vede un professionista o un intellettuale a parte il candidato dell’IDV alle regionali prof. Ghetti già rettore di Ca’ Foscari. Una folla entusiasta senza identità.
Il vero pericolo – mi dice un esponente del PD stamattina al mercato di Rialto, dove si fronteggiano contemporaneamente i banchetti del PD, quello del partito dell’amore e i grillini (“noi siamo il nuovo, Di Pietro è già vecchio”, mi dice un bel ragazzo biondo) – è Mestre. Venezia è ridotta a 4 gatti, ma a Mestre vivono 250 mila persone che non abbiamo ancora capito come la pensano.
Una giovane signora candidata dietro al banchetto del PDL sorride e offre vino di ottima qualità, lo produce il suo papà in Friuli, peccato che nessuna sappia chi sia e venga scambiata per una modella. I veneziani veri non hanno dubbi: votiamo Orsoni, avvocato prestigioso che non ha mai fatto politica, noto per essere non solo una persona per bene, ma molto gradito agli ambienti influentissimi patriarcali. Peccato che a Mestre se si chiede di lui rispondano: chi séo? Orsoni ha dichiarato: con me statene certi nessun assessore di Cacciari verrà riconfermato. Ahi ahi Cacciari si è offeso a morte tanto da non farsi nemmeno vedere. Ma se c’è una critica che tutti i veneziani gli hanno fatto in questi anni è di aver nominato assessori che hanno deluso tutti a cominciare da Sandro Parenzo il proprietario di Telelombardia che, nominato assessore alla cultura, a Venezia non si è mai fatto vedere.
Conclusione: ai veneziani di Cacciari non è piaciuto: il Mose sì, Mose no, Mose sì e no, non è piaciuta la sublagunare (tunnel sotto la laguna per congiungere Tessera a Venezia) che sperano non si realizzi mai, non è piaciuto nemmeno lo sprofondamento del sindaco davanti a Pinault, il riccone francese che ha comprato palazzo Grassi al tempo degli Agnelli, sede di memorabili mostre, ora nel silenzio e nell’isolamento più totale; e nemmeno averlo agevolato dandogli la Punta della dogana (che spettava di diritto al museo Guggenheim che l’aveva chiesto 10 anni prima), che si sospetta sia non un museo di arte moderna, ma una specie di grande affare di Pinault ,che espone le opere di sua proprietà per alzarne poi le quotazioni.
Margherita Smeraldi, veneziana, famiglia sefardita originaria di Salonicco, il nonno è stato il più importante presidente dei cantieri di Trieste e Monfalcone e il bisnonno materno il fondatore e proprietario de "Il Gazzettino". Ha lavorato per molti anni in un'agenzia giornalistica romana per approdare, felice, tra le braccia intelligenti di Domani/Arcoiris