Nella città incenerita dalla bomba atomica
Nemmeno un angolo dove ripararmi
Non mi resta che aspettare la fine dell’acquazzone.
Tolte con un tridente le macerie del rifugio, trovai le mie nipoti,
La trapunta sulle spalle, cotte dal vapore
Questi versi li ha scritti mia madre, Tolkuko Kamohara. Aveva 24 anni quando, subito dopo lo sgancio della bomba atomica su Nagasaki, entrò nella città per cercare i resti dei suoi parenti e si espose alle radiazioni, tra le colonne di fumo che ancora si levavano. Nonostante ciò, non subì alcuna conseguenza per la salute e ancora oggi, all’età di 84 anni, sta benissimo grazie alla sua robusta costituzione, premiata con una medaglia quando era bambina.
Io perciò appartengo alla cosiddetta seconda generazione degli Hibakusha [N.d.R: si chiamano così i sopravvissuti alle bombe atomiche] e ovviamente odio tutte le armi nucleari.
Nello stesso tempo, però, faccio parte della generazione dei bambini cresciuti con Tetsuwan Atom [N.d.T.: personaggio protagonista di manga e anime conosciuto in Italia come Astro Boy, creato nel 1952 e ambientato nel 2003]. Come sapete, il materiale usato per creare le armi nucleari è l’Uranio e anche la sorellina di Atom si chiama Uran! Dunque, in qualche modo, sento una certa familiarità con l’Uranio e con la speranza per il futuro da esso rappresentato.
Dotarsi di senso critico e non lasciarsi raggirare non è sempre facile… E ciò rende difficile spiegare cosa siano le armi all’uranio impoverito. All’epoca della mia infanzia, si credeva molto nella scienza e nella speranza che questa rappresentasse per il futuro. Era come dire: “grazie alla scienza si potranno scoprire le meraviglie del mondo”.
Oggi tutti sanno che i risultati conseguiti dalla scienza vengono usati soprattutto per scopi bellici e che lo sviluppo della scienza non riesce da solo a rendere felice l’umanità, ma nel passato si pensava diversamente. Noi riponevamo grande fiducia e speranza in tutto ciò che era prodotto o derivato dai risultati della scienza.
Siccome la fisica nucleare era la scienza d’avanguardia, credo che nel creare Tetsuwan Atom il suo autore, il maestro Osamu Tezuka, confidasse in un futuro felice grazie al contributo della scienza.
Purtroppo più tardi scoprimmo che quando si parlava del cosiddetto “uso pacifico del nucleare” o della “produzione di energia atomica”, molte informazioni sui rischi di tali tecnologie venivano coperte da menzogne. L’obiettivo principale di questo libro è, dunque, mettere in evidenza una volta per tutte dove ci sono delle menzogne e spiegarne le motivazioni.
Vi dico chiaro e tondo: l’energia nucleare e le armi nucleari non possono convivere con gli esseri umani!
Penso che dopo aver letto questo libro, potrete capire il legame diretto tra l’uranio, le armi nucleari, le centrali nucleari, la guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq e l’attentato dell’11 settembre del 2001 a New York.
Vi prego di parlare di questi argomenti con le persone a voi vicine e, se potete, provate a suggerire ad altri la lettura del libro, proprio per non aumentare le vittime di armi atomiche!
Con un pensiero per i bambini di Afghanistan e Iraq ( e delle nostrre città sconvolte dai fumi radioattivi )..
No alla guerra, no al nucleare”, un manga di Rokuro Haku, Associazione Altrinformazione. Edizione fuori commercio, vendita on line: http://www.mamma.am/mamma/
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Un libro fuori mercato, ma dentro il dolore
Quando andate da un editore, e proponete un progetto culturale come il fumetto che avete in mano, la prima cosa che si controlla è quanto potrà vendere. Per questa ragione molti testi validissimi rimangono nel cassetto solo perché non sono potenzialmente in grado di attirare una massa sufficiente di pubblico pagante.
E allora per pubblicare questo manga rifiutato da diversi editori italani perché “poco vendibile” abbiamo fatto incontrare due organizzazioni no-profit: l’associazione Altrinformazione e il Centro di Documentazione “Semi Sotto la Neve”, nati per scopi diversi ma felicemente unite in questo progetto, dove si cerca di salvare un testo importante dall’oblio del mercato editoriale e al tempo stesso si vogliono raccontare al pubblico italiano le ferite radioattive ancora impresse nella carne e nella memoria della cultura giapponese.
Unendo le forze siamo riusciti a fare la nostra scommessa culturale, convinti che nel nostro paese ci sono persone interessate e sensibili che vogliono conoscere quali sono gli effetti e i rischi dell’Uranio Impoverito utilizzato per produrre armamenti.
Questo argomento raggiunge difficilmente le prime pagine dei giornali, ma ha raggiunto e colpito molte famiglie di civili e militari che hanno subito gli effetti dell’Uranio Impoverito disperso nell’ambiente dalle guerre.
Dopo i bombardamenti sui Balcani, in Iraq e in Afghanistan le associazioni pacifiste italiane sono state bombardate da migliaia di richieste di informazioni provenienti da soldati e dalle loro famiglie, una sete di verità sofferta e dolorosa che i governi e le autorità militari hanno preferito ignorare lasciando agli amici della nonviolenza il compito di fare luce e portare verità su questi temi.
In Italia come all’estero, la voce delle famiglie “malate di uranio” è stata da sempre zittita, ignorata, a volte anche derisa e insultata. Le vittime di guerra e i militari malati sono sempre dalla parte dei perdenti, e la loro voce è quella di chi non conta nulla.
A titolo personale e a nome dell’associazione Altrinformazione, ringrazio tutti i traduttori e i volontari del Centro di Documentazione “Semi Sotto la Neve” per averci dato la grande opportunità di far sentire queste voci dimenticate, che hanno avuto la forza di attraversare interi continenti grazie ad un linguaggio potente e popolare come il fumetto.
In questi giorni oscuri, segnati dalla follia delle nostre missioni militari all’estero e della disinformazione che vuole riportare di moda l’energia nucleare, aver contribuito a salvare dalla censura commerciale questo libro tradotto con amore e passione ci dà speranza per sognare un mondo senza guerre, senza armi e con energia pulita, dove la forza della cultura e della verità conta più della forza delle bombe.
Carlo Gubitosa, Associazione Altrinformazione
(Questi testi sono la prefazione del libro No alla guerra, no al nucleare di Rokuro Haku)