Come i lettori forse ricorderanno, un lustro fa si era generato un dibattito, di carattere deontologico, sulla liceità degli istituti di credito che applicavano, a cadenza trimestrale, il cosiddetto anatocismo (imposizione degli interessi composti) sugli scoperti di conto dei propri clienti. Si verificò una sorta di risposta indiretta di natura casuale nella legge 248 del 2 dicembre 2005 che, contemplando “misure di contrasto all’evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria”, inseriva al comma 12 dell’ art. 11-quaterdecies una fattispecie giuridica nuova denominata “prestito vitalizio ipotecario”. Con tale comma veniva specificamente definita questa ipotesi:
concessione […] di finanziamenti con capitalizzazione annuale di interessi e spese […] con rimborso integrale a scadenza (cioè a dipartita del beneficiario, ndr) […] assistiti da ipoteca su un immobile di proprietà riservati a persone fisiche di età superiore a 65 anni.
Prescindendo dalla problematica sull’anatocismo che in tale contesto non trova una interpretazione risolutiva di carattere definitivo, prendiamo comunque atto che il legislatore, volutamente o per eterogenesi dei fini, ha dato cittadinanza giuridica a un istituto già da tempo operante in varie legislazioni occidentali. L’anziano proprietario di casa, per crescente inadeguatezza del proprio reddito e per l’ aumentare delle proprie esigenze, per farvi fronte in modo autonomo aveva davanti a sé tre strade : vendita della casa (con trasferimento di residenza), accensione di un mutuo, vendita delle mura con fruizione della casa fino a morte.
Con il prestito vitalizio ipotecario, il proprietario di casa può accendere un mutuo, acconsentendo a una ipoteca sulla sua casa, gravato dagli interessi correnti di mercato, alla cui restituzione dovranno provvedere i suoi eredi, salvo loro decisione di mettere in vendita la casa, pagare il mutuo con gli interessi e intascare la differenza.
Le ipotesi favorevoli sono in gran parte a favore degli istituti creditizi a fronte della consolazione, per il proprietario, di trasmettere ai propri eredi naturali la proprietà della casa, anche se gravata dalla restituzione del mutuo e degli interessi relativi. Ma simmetricamente emerge una altrettanto interessante ipotesi a favore dei mutuatari potenziali. Essa può caratterizzarsi per una duplice novità rispettivamente identificabile:
- nella modularità temporale del prestito (supponiamo 500 euro al mese di integrazione al reddito, vita natural durante);
- nel ricorso a meccanismi di tipo mutualistico con applicazione di interessi ridotti e tali da consentire agli eredi di far fronte agevolmente alla somma dei prestiti corrisposti in vita al “de cuius”, gravati di interessi a tassi appunto assai bassi e di rientrare nella piena titolarità della casa avita.
È di tutta evidenza infatti che tale ipotesi deve fondarsi, su base territoriale o numerica, di un numero elevatissimo di soci, in forme giuridiche tipo: società di mutuo soccorso, cooperative, onlus (“organizzazioni non lucrative di utilità sociale”).
Ove la coscienza della validità del progetto assumesse proporzioni numeriche per nulla irrealistiche come ad esempio del 3% della categoria dei pensionati proprietari di case con un versamento minimo pro capite di 50 – 100 euro (non a fondo perduto, perché trasferibile) si raggiungerebbe una somma iniziale di alcune decine di milioni di euro che consentirebbero l’ immediato decollo del progetto.
Con l’orgoglio di non chiedere soldi al pubblico erario, il meccanismo, gestito direttamente dalla/e cooperativa/e, con normale e trasparente diligenza, sarebbe successivamente in grado di auto alimentarsi. Il che rappresenta una ulteriore credenziale per il suo ideale ricongiungersi a modelli di mutualità originati oltre un secolo fa e permeati di alta e riconosciuta socialità.
Pierluigi Sorti, 76 anni, economista, studi all'estero. Dirigente d'azienda e docente esterno universitario in materie aziendali, per circa dieci anni, a Napoli, Urbino e Roma. Promotore di iniziative di carattere sociale, ha collaborato per tre anni, fino alla chiusura, con la rivista socialdemocratica "Ragionamenti". Socialista in gioventù, oggi è un militante PD, già iscritto ai DS dal congresso fondativo (Firenze 1998). Alle “primarie” del 25 ottobre 2009 non ha sostenuto nessuno dei tre candidati alla segreteria del PD.