È il polmone nero d’Europa, la quarta area più inquinata al mondo. Qui il territorio, perso per perso, lo si vuole abbruttire in modo definitivo, con un imponente inceneritore che brucerà centotrentamila tonnellate di rifiuti all’anno, il camino che svetterà sul pastificio più famoso al mondo, Barilla. Incenerire tutto ciò che capita a tiro, rifiuti di origine urbana ma anche e soprattutto rifiuti speciali: cimiteriali, sanitari, tossici, ospedalieri, i fanghi da depurazione. Sì, qui si intende superare sé stessi e bruciare anche il fango.
Parma, capitale della cenere. Una volta era la food valley, la terra di Barilla, dove c’era casa ed ora solo cenere. La terra madre del prosciutto di Langhirano, del culatello di Zibello, del Parmigiano Reggiano. Una terra generosa anche in collina dove sgorgano anche vitigni interessanti, che in alcuni casi, vedi il famoso Monte delle Vigne, hanno scalato le classifiche dei palati più raffinati.
Qui un turismo ancora di nicchia visita ancora come luoghi sacri i caseifici dove ogni giorno si mescola il latte crudo al caglio e al sale, per trasformarlo nel prelibato re dei formaggi, dopo almeno due anni di stagionatura Oppure si respira con ingordigia l’aria salmastra dei prosciuttifici, che in ore programmate aprono le finestre sulle valli, per stagionare le loro cosce all’aria migliore, quel microclima saturo di elementi non replicabili altrove, il segreto della bontà, oggi sull’orlo del baratro definitivo. Con finestre da tenere sbarrate all’inquinamento arrembante.
Il 17 aprile il popolo della salute si è dato appuntamento a Parma per salvare anche questo. Una manifestazione nazionale che ha raggiunto gli Stati Uniti, le rete mondiale Gaia, gli ambientalisti di mezzo mondo, tutti coralmente a fianco di una terra simbolo di tragedia o di rinascita. Giovani difensori della salute oppongono l’ultimo baluardo davanti alle lobbies degli inquinatori di professione, affamati di incentivi che una volta si chiamavano Cip6 e oggi certificati verdi, ma insomma fanno credere che bruciare rifiuti sia pratica benemerita e come tale profumatamente incentivata.
Una giornata che sarà per altro giocosa, sfileranno musicisti, mimi, giocolieri, proprio un grande gioco con l’utilizzo di materiali riciclati, sbeffeggiando i potenti di turno, che con il “rudo” si possono fare ancora tante cose, altroché i falò. Materializzando la protesta anche con gli agricoltori, ultimi custodi di questo Eden tradito, che verranno con le loro capre e la loro insalata, a testimoniare la loro dedizione e il loro sentirsi traditi, disinformati totalmente su cosa sta per accadere, infuriati per la leggerezza degli amministratori su un tema per loro vitale.
Perché dal sacco nero di casa nostra, una volta gettato nel forno, uscirà l’iradiddio, invisibile e pestilenziale, esalazioni che come un miasma si allargheranno come le rete a strascico dei pescatori di frodo, a rapire la salute e il benessere delle popolazioni residenti in un raggio di trenta chilometri dall’impianto.
Situazioni già viste e vissute in tante altre parti d’Italia. “Cattiv’ultima” in quel di Montale, nei dintorni di Pistoia, dove l’inceneritore, luccicante e azzurro come lì si vuole paludare per celare la loro anima nera, ha depositato i suoi semi mortali nel ventre di due mamme, arricchendo il loro latte di diossina, che dal cloro delle plastiche bruciate si generano come messaggeri di morte.
Un’Italia dal basso, costituita dai movimenti dei cittadini, che prima dalla politica anticipano le coscienze su molti temi, come quello ambientale, oggi sempre più a rischio per il pressing degli interessi e dei profitti industriali, tanto affamati di bilanci in utile quanto disinteressati agli effetti dei loro business su ambiente e salute.
Anche a Parma sonnecchia la politica, di ogni etichetta. Un sonno che sull’inceneritore somiglia ad un coma profondo, difficilmente risvegliabile, fatto di apparati, rituali di partito ormai morti ma che come fantasmi ancora abitano le sedi dei partiti. Luoghi ormai abbandonati dalla vita cittadina, che fin qui anestetizzata dai giornali locali targati unione industriali, segna oggi un timido risveglio sulla scena dei problemi quotidiani.
Una timidezza che si è scrollata di dosso il rossore delle prime apparizioni, ad esempio con i risultati strepitosi delle ultime regionali, dove la lista delle stelle, unica a gran voce a dire no all’inceneritore, ha raccolto più di un ottimistico risultato, portando due consiglieri a Bologna, due extra terrestri sui sepolcri imbiancati delle varie fazioni del destrasinistracentro, ammasso informe di signorsì, appiattiti sui dettami che vengono da Roma e incapaci di prendere contatto con i problemi reali della gente e, in definitiva, degli elettori.
Una breccia che si fa strada con lentezza ma senza arretramenti, come una grande ruota che ad ogni giro raccoglie sempre più passeggeri e si fa più pesante, il solco più incisivo e profondo, lenta ma inarrestabile. Un discorso a parte meriterebbe Barilla. Qui sta deragliando un intero mondo, un mulino bianco sempre più nero, di cenere, un mondo sano che diventa un vuoto slogan, una pagina facebook che caccia chi fa domanda scomode, che cancella utenti impertinenti che chiedono conto del silenzio degli eredi di Pietro sulla questione inceneritore, che dalle loro finestre riempie l’orizzonte visivo.
Barilla sola nel suo pastificio, dove ha costruito una inquinante centrale turbogas a sostenere le energie necessarie a produrre, ma che immette anche lei Co2 in atmosfera, un piccolo inceneritore dentro casa, nonostante l’immagine da tenere ancora alta e sana, di un prodotto di famiglia, che non c’è più. Una storia che è diventata solo business e attenzione maniacale verso il profitto e le immagini patinate, le silhoulettes claudicanti che insistono sul mondo di una volta, sulle tradizioni, sull’amore. Marketing di cui a Parma si ride amaramente, una pugnalata al cuore dei parmigiani legati da sempre a questa azienda dove si respirava, è proprio il caso di dirlo, un’altra aria.
Sacchi neri d’Italia unitevi e il 17 aprile portate a Parma tutta la “monnezza” che volete. Qui sanno come fare. Il fumo nero che uscirà dal camino profuma di soldi già da ora.
Aldo Caffagnini, montanaro di Bardi, giornalista pubblicista, è presidente del gruppo di acquisto solidale di Parma "La Spiga". Con l'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse è in lotta per bloccare la costruzione del nuovo inceneritore di Parma.