Un’amica, carissima e molto colta, mi ha mandato questa preziosa citazione tratta dai “Ricordi politici e civili” del Guicciardini: “Nega pure sempre quello che tu non vuoi che si sappia, o afferma quello che tu vuoi che si creda, perché, ancora che in contrario siano molti riscontri e quasi certezza, lo affermare o negare gagliardamente mette spesso a partito el cervello di chi ti ode”.
Questo consiglio di negare spudoratamente il vero e di affermare pervicacemente ciò che conviene, anche se ciò è falso, fu quasi sicuramente una preziosa guida di comportamento in quei tempi travagliatissimi ma è diventato ai giorni nostri un insostituibile vademecum che tutti i nostri “onorevoli”, accusati di imbrogli, di intrallazzi e di rapine, mettono in pratica con religioso rigore.
Ed eccoli dunque a salmodiare, senza un minimo di rossore sul volto, litanie di questo genere: “Le accuse nei miei confronti sono totalmente infondate”, “Sono sereno e ho assoluta fiducia nella magistratura”. “Presto sarà accertata la mia totale estraneità ai fatti”. “No, non mi lascerò intimidire da queste accuse infamanti” “E’ ora di finirla con questa macchina del fango che insozza tutto e tutti”. “Se continueranno ad accusarmi cominceranno a partire le querele e le richieste di danni”, “Tutti i veri democratici capiscono che questo è un complotto contro di me”. “Non permetterò a nessuno di sporcare il mio nome e quello della mia famiglia”. “Sono grato ai colleghi dai quali ho ricevuto piena solidarietà “. “Non se ne può più di questa giustizia a orologeria”. “Faccio un passo indietro ma solo per salvaguardare il mio onore e quello del partito. Ma i miei avversari ne vedranno delle belle”. “Non faccio nessun passo indietro perché sono innocente”. “Queste accuse non mi faranno chiudere la bocca su quanto sta accadendo da altre parti”. “Ho già spiegato tutto alla magistratura e mi sento perfettamente tranquillo”. “Il mio comportamento è, ed é sempre stato, limpido e trasparente”. “Anche il più prevenuto dei cittadini vede nell’atteggiamento dei magistrati un evidente fumus persecutionis nei miei confronti”. “Colpiscono me per colpire il partito”. “Ho agito sempre nel rispetto delle regole e nell’interesse dello Stato”. “Aspetto con la coscienza pulita la decisione della Giustizia” . “La magistratura faccia il suo mestiere, io continuerò a fare il mio”. “Mi danno forza la solidarietà e l’affetto della mia famiglia e soprattutto di quell’angelo di mia moglie”. “All’opposizione che mi vuole morto io rispondo alto e forte con le sagge parole [a scelta] di mia nonna, della mia maestra d’asilo, di mio nonno vecchio bersagliere, del fondatore del mio partito, del mio compagno di catechismo, del mio postino, della badante moldava di mia zia….: “Male non fare, paura non avere”.
Non dico la pena di morte e neanche l’ergastolo ma non se lo meritano qualche annetto di gattabuia questi poveracci che, stravolti dalla paura, non trovano di meglio, pur di salvarsi le terga, che abbandonarsi a questa sorta di giaculatorie apotropaiche?
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.