Come tutti sanno, gli svizzeri non costruiscono automobili. E che fanno? Si mettono a inventarsi una fabbrica tutta loro? Riprendono dall’inizio un lavoro che altri fanno bene o male da anni e anni? Dismettono le aziende che producono orologi o cioccolata e le trasformano in officine per quattro ruote autarchiche? Certo che no. Comprano automobili da chi le sa fare: Audi o Fiat o Mercedes o Honda o Ferrari.
Come molti sanno, la gran parte dei giocatori di calcio italiani – tranne sporadici casi – non sono dei campionissimi. Basta ricordare la figuraccia all’ultimo mondiale o la fortunaccia del penultimo. E allora i presidenti di Inter, Milan, Juve o Roma che fanno? Giochicchiano ad armi impari contro Real o Barcellona o Manchester? No. Certo che no. Comprano centravanti brasiliani o difensori olandesi. E vincono in casa, in Europa e nel mondo.
Detto ciò si potrebbe fare la medesima riflessione sul nostro mondo politico. Siamo in grado di esprimere un governo che valga una cicca? Che non pensi unicamente agli affari suoi o addirittura a quelli del suo leader? Esiste un’opposizione cazzuta e pronta a unirsi per sconfiggere il governo in carica? Esiste un piano del governo credibile che pensi all’interesse dei cittadini? Esiste un piano dell’opposizione che proponga soluzioni serie per l’interesse dei cittadini? Certo che no. Basta rileggere la storia degli ultimi dieci, venti, trenta, o quaranta anni. E allora che fare?
Niente di più semplice. Si “compra” un governo all’estero, da chi lo sa fare ed è in grado di farlo.
Così come una squadra italiana compra un giocatore o un allenatore all’estero, o così come uno svizzero si compra un’auto straniera.
Potremmo vedere cosa offre il mercato. Un’ex governo tedesco per risanare l’economia? Una compagine giapponese per moralizzare Camera e Senato? Un gruppo di politici svedesi per far diventare l’Italia un Paese moderno e riformista? Un pool di tecnocrati israeliani?
Con tutti i soldi che spendiamo per deputati, senatori, guardie del corpo, auto blu, magistrati che li devono processare, autisti, reggiborse, mignotte, pennivendoli, direttori di reti televisive, vescovi onniscienti, consulenti, intercettatori telefonici, rimborsi spese, inutili servizi segreti, mogli, amanti e parenti vari, e via dicendo, potremmo sicuramente permetterci un governo come si deve, o per lo meno decente.
Noi siamo bravi a fare altro, come l’enogastronomia, il melodramma, le auto da corsa, la moda e l’arte (quando non la facciamo crollare come a Pompei).
Siamo già molto più fortunati di tanti altri.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.