Quando noi bambini confessavamo di aver rubato una caramella, il rimprovero del confessore imponeva rosari di penitenza. Ma i vescovi-confessori non osano bacchettare lussuria e bestemmie per ragioni di stato: la loro assoluzione gli prenota il Paradiso
PASSAVO DI LÌ – Vade retro maligni, Berlusconi non andrà all’inferno
11-01-2011
di
Gino Spadon
Alcuni giornali, da qualche tempo, lamentano che i “lustrissimi” Bertone, i Fisichella, i Ruini, ospiti come tutti sanno delle cene offerte da Berlusconi, lungi dal denunciare gli sconci comportamenti e i detti incivili di quest’uomo, mettano tutto in opera per rinsaldare un’alleanza dalla quale la Chiesa ha tratto, trae e trarrà indegni privilegi e sonanti, seppur lordi, conquibus. Per una volta mi sento di dissentire da quella che considero un’infamante maldicenza.. Sono convinto infatti, per rimanere in ambito squisitamente religioso, che il Nostro, non solo non meriti il tormento della bollente pece e delle fiamme eterne che mai si consumano, ma sia degno del più alto encomio per aver reso epiche, e quindi riscattato da peccaminosa piccineria, le marachelle che da bambini sconciavano la nostra anima e ci valevano l’aspra rampogna dei nostri confessori, Con quali giusti tremori confessavamo di aver detto qualche innocente bugia! Ma ecco venir LUI, il Silvio, lo strepitoso pallonaro, a trasformare le piccole bugie in piramidali, e quindi ammirevoli, fandonie. Com’eravamo pallidi ed emaciati quando, all’impietoso Minosse che ci stava davanti, dovevamo confessare di non aver saputo trattenere qualche parolaccia come “porcaccia la miseria” oppure “cacchio!”. Ma ecco venir LUI, il Silvio, a eruttare barzellette così scurrili e scollacciate da meritare il riso e il plauso dei Grandi della terra. Ahimè il nostro viso era ricoperto di ben meritati rossori quando chiedevamo perdono per aver risarcito autonomamente e, a volte, “utroque manu”, certi intimi bollori. Ma ecco venir LUI, il Silvio, a dire a tutti: “Io sono l’insigne puttaniere” e a menar vanto di sua possanza nelle più preclare assemblee indigene e forestiere. Ah quante lacrime di pentimento versammo per aver trafugato qualche caramella o un vil soldino!!! Ma ecco venir LUI, il Silvio, a proclamar le sue virtù d’inarrivabile predone e a inchiappettare con foga meneghina il colto e l’inclito. Ah, buon Dio!, quali punte acuminate ci straziarono l’anima quando dovemmo confessare, colmi di rimorso, di aver pronunciato il nome di Dio invano! Ma ecco venir LUI, il Silvio, a “tirar giù saracche”, come diciamo noi poveri veneti incolti, e a meritarsi “urbe” nonché “orbi” la fama del Gran Bestemmiatore. E allora, se così è, se solo quest’uomo sa rendere epico il banale, perché condannarlo? Non è forse LUI il modello del “Nuovo Cristiano” che la Chiesa ammira ed ama!?!?
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.