Perché l’ordine giornalisti non difende il freelance allontanato dal capo del governo? Non Putin, ma Berlusconi
18-03-2010
di
Pino Nicotri
Fosse accaduto in Russia o in Arabia Saudita forse non ci saremmo meravigliati, ma certo ci saremmo indignati di più. L’episodio di oggi, del giornalista impedito di fare il proprio mestiere e insultato dal capo del governo, per giunta fatto portar via dal ministro della Difesa Ignazio La Russa (come se la Difesa fosse un energumeno guardia del corpo di un privato), è un episodio molto grave. Qui non si tratta solo di esprimere la nostra solidarietà al collega freelance Rocco Carlomagno, oggetto di simili soprusi, ma anche e soprattutto di protestare perché nessuno degli altri colleghi presenti ha minimamente protestato.
Tutti hanno taciuto e abbozzato. Come si suol dire, si sono voltati dall’altra parte. E già, mica era Putin il primo ministro maleducato e prepotente, ma Berlusconi in persona: vale a dire, il più potente editore d’Europa e uno dei più potenti del mondo. Chissà se e quanti dei giornalisti presenti sono suoi dipendenti… E quando abbiamo un direttore come Vittorio Feltri, che insolentisce pubblicamente il collega Luca Telese perché osa criticare Berlusconi pur essendo questi “il fratello di chi ti pagava lo stipendio quando lavoravi a Il Giornale“, be’, allora può accadere anche l’inimmaginabile. Come appunto il pavido silenzio di oggi. Embé? I professionisti che hanno il privilegio di potersi sedere a pochi metri da Silvio Berlusconi in persona mica si sprecano per un freelance…
Dovrebbe bastare questo episodio per capire la pericolosità della situazione che esiste in Italia ormai da troppi anni, situazione pericolosa anche per la libertà di informazione. Sì, certo, la libertà di stampa esiste e non è in pericolo mortale, ma i troppi incroci incestuosi tra aziende private, politica, finanza, giornali, tv private e tv pubbliche, più la stretta al collo a gruppi editoriali antagonisti, la sta trasformando in una creatura sempre più esangue.
Pino Nicotri, inviato storico dell'Espresso. Fra i suoi libri inchiesta: "Il silenzio di Stato", "Tangenti in confessionale", "Mafioso per caso" (Kaos Editore), "Fiat, fabbrica italiana automobili e tangenti", "Lucciole nere". Anima il blog "Giornalisti senza Bavaglio" . Nicotri fa parte anche del gruppo "Senza Bavaglio" ed è consigliere generale Inpgi e consigliere Lombarda.