PLACIDO SI FA PER DIRE
12-09-2009
di
Flora Vanvitelli
Sul sito del Corriere vedo che il premier ha fatto scuola nei rapporti con i giornalisti: Michele Placido riesce a essere non meno arrogante, pretestuoso ed evasivo del maestro (che contestualmente rinnega).
Quello di Placido alla conferenza stampa di presentazione del suo ultimo film in gara al Festival di Venezia è un filmato istruttivo, anche se sull’homepage del sito è rimasto poco.
Una giornalista (forse inglese) gli chiede perché distribuisca con Medusa.
Michele Placido, nemmeno troppo metaforicamente, esplode: sbraita e lancia strali contro il cinema americano e gli inglesi (che accusa di essere guerrafondai che poi sulle guerre fanno film per sembrare buoni).
Placido, accaldato e scarmigliato, dichiara anche di non votare Berlusconi.
Se non lo vota, certamente lo emula, segno che Berlusconi in qualche modo fa scuola: non si risponde ai giornalisti ma li si aggredisce, li si rintuzza, li si accusa di qualsiasi nefandezza funzionale al disgusto del momento, non si rende conto di niente, soprattutto non si dialoga.
Da spettatore, imparo un paio di cose: se l’arroganza vince una volta, vince sempre; prendere le distanze da un personaggio non significa negarsi l’opportunità di mettersi sullo stesso solco; i giornalisti graditi sono quelli che fanno domande ovvie. Tre a zero per il buon senso.
Onore al merito della giornalista che, cercando di farsi varco sulle urla, cerca di tener ferma la posizione (sarà che l’ha imparato nella scuola di guerra?).
Certo, pure Placido ha ragione: se fa un film e ha bisogno di distribuzione, da chi andare se non là? Come molti che tengono famiglia, ha un lavoro da fare, le tasse da pagare… sono incombenze che non fanno andare per il sottile.
Tutti gli italiani tengono famiglia. Possiamo solo contare sul calo della natalità.