Il mondo del pallone in Italia muove una quantità tale di soldi che era impensabile che il malaffare non se ne interessasse. Napoli poi è indiscutibilmente la capitale italiana del tifo calcistico, della fede nel pallone, e dunque era prevedibile che il cancro che lo infetta, la camorra, volesse inquinare con la sua mefitica mano anche lo sport nazionale per eccellenza. Un doloroso destino già segnato, quindi, quello dell’interessamento camorrista al business miliardario che il calcio muove nel nostro Paese.
Molti ricordano le vicende legate all’epilogo del procedimento “Off Side”, conosciuto a tutti come “la vicenda di calciopoli”, ma non molti rammentano da dove tutto è partito. La genesi di calciopoli si trova in un indagine del 2004 della Dda di Napoli che investigava sugli sporchi affari del clan Giuliano e sul giro di totonero che dirigevano. I magistrati scrissero che il clan Giuliano era riuscito a mettere in piedi “una complessa organizzazione atta a condizionare i risultati delle partite di calcio” per poter lucrare sulle scommesse.
Non si può non ricordare l’incresciosa vicenda in cui è incappato Giorgio Chinaglia, l’ex calciatore latitante negli Usa. dal 2006. In quell’anno Chinaglia venne indagato, sempre dalla Dda di Napoli, con l’accusa di riciclaggio aggravato dall’articolo 7, quello che prevede l’agevolazione dell’attività della camorra. Si cominciò a parlare del tentativo di scalata alla squadra della S.S. Lazio da parte del clan dei casalesi che sembra utilizzassero il nome di Chinaglia per acquisire credibilità. Lo sportivo venne considerato colpevole di “condotte manipolative poste in essere in relazione ai titoli della S.S. Lazio” oltre che di riciclaggio. Secondo gli inquirenti obiettivo dei casalesi era di entrare a pieno titolo nel circuito dorato del calcio di serie A per riciclare agevolmente grosse quantità di denaro sporco e poter pilotare più da vicino il mondo sotterraneo del calcio-scommesse illegale.
Nel 2010 si torna prepotentemente a parlare del rapporto esistente tra calcio e camorra attraverso il totonero. La ripartenza è segnata da una inchiesta aperta nel 2008 e condotta dal tribunale di Potenza in cui si ipotizza che alcuni individui abbiano continuato, negli ultimi due anni, a pilotare i risultati di alcune partite in modo tale da poter vincere grosse somme con scommesse non limpide.
Dalle prime indagini emergono situazioni grottesche come quelle che investirono il Potenza calcio. Il patron della squadra, Giuseppe Postiglione, nell’aprile 2008 decise di mandare in campo la squadra della primavera e non la prima squadra perché riteneva più conveniente perdere la partita – è successo nel mach contro il Salerno – Quando invece era determinato a vincere succedeva che organizzasse una spedizione punitiva contro gli avversari prima dell’incontro – partita contro il Gallipoli che frutterà al presidente truffaldino una vincita di 70 mila euro. Ma nel procedimento si parla anche di inquinamento di altre partite di serie B e di serie C.
Il business frutta molto e, con il tempo, entrano nel giro squali sempre più grossi. Come il boss Antonio Cossidente, già indagato per omicidio, tentato omicidio, traffico di armi e droga e associazione di stampo mafioso. Le partite da truccare aumentano di numero interessando in maniera sempre maggiore la serie B. Avviene poi una accelerazione delle indagini e i magistrati cominciano ad interessarsi dei risultati di alcune partite di serie A, procedimento che è tuttora in corso.
Nell’estate del 2010 viene reso noto che anche l’ufficio della procura di Roma indaga sui risultati di alcune squadre: Modena, Salernitana, Ancona e Crotone (di serie B), Andria e Real Marcianise (serie C) e su alcuni mach di serie A in cui ha giocato la squadra del Napoli. Sia chiaro ai tifosi partenopei che la squadra del Napoli non è sotto inchiesta, i sospetti derivano da un giro di scommesse anomale che non sembra siano riconducibili in nessuna maniera ai giocatori azzurri.
I clan implicati nella vicenda, questa volta, sarebbero gli scissionisti legati ai gruppi Amato/Pagano. È nella loro zona d’influenza che si registrano importanti scommesse effettuate online per importi ritenuti spropositati dagli inquirenti. Ad aprile di quest’anno, al San Paolo, si gioca la partita Napoli-Parma. Nel primo tempo il Napoli va in vantaggio, la città dovrebbe esultare. Ma a Secondigliano cominciano a fioccare sostanziose scommesse sulla vittoria del Parma. Al fischio finale dell’arbitro il punteggio si ferma sul 3 a 2 per gli ospiti, oltre che registrare la strana espulsione di un giocatore del Napoli per proteste.
Anche la partita giocata tra Napoli e Chievo, e che ha visto un inaspettato scivolone dei giocatori campani, si trova sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori. Risultati pilotati a tavolino, si ipotizza.
È di questo mese invece la notizia dell’arresto di Cristian Biancone, un ex giocatore di calcio che intrattiene strani rapporti con alcuni elementi del clan camorristico dei D’Alessandro. Si presume che Biancone abbia consentito di alterare il risultato di alcune partite. Oltre a Biancone sono finiti agli arresti anche altre venti persone. Per tutti l’accusa è di usura, estorsione, riciclaggio e scommesse clandestine. Nell’operazione di polizia, denominata “golden goal” è rimasto invischiato anche il portiere dell’Andria Vitangelo Spadavecchia, che ora risulta indagato.
Ma il sospetto degli inquirenti è che questi casi siano solo una piccola parte, neppure troppo importante, dei grandi giochi loschi che continuano a giocarsi nelle stanze della camorra.
Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.