“Pesa più un litro di acqua che un litro di petrolio”: così recita una strana pubblicità sulla stampa italiana. Una strana pubblicità che dimostra come le banche abbiano ben capito che l’acqua rappresenta il futuro. Oggi l’acqua è il cuore di tutto. Dell’economia come della politica. Per questo motivo cittadine e cittadini devono vigilare attentamente su questo bene comune. È il mio appello a votare il referendum per rimuovere la legge del governo e promuovere una legge di
iniziativa popolare dal titolo: “Principi per la tutela, il governo, la gestione pubblica delle acque e disposizione della ripubblicizzazione del servizio idrico”, legge fondamentale che costringerà il Parlamento a dichiarare l’acqua bene pubblico.
Perché proprio in questo momento la lotta per l’acqua? Perché senza acqua non si può vivere, senza petrolio sì: l’essere umano è vissuto per quarantamila anni senza petrolio e tra trenta-quarant’anni forse ne potrà fare a meno. Solo il 3% di tutta l’acqua del mondo è potabile. Di questa percentuale, il 2% dell’acqua è racchiusa nei ghiacciai, quindi in serio pericolo di fronte al surriscaldamento della terra. Di questo stesso 3%, il 2,70% è usato per l’agricoltura industriale governata dai ricchi del mondo mentre 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua. Secondo l’ONU diverranno 3 miliardi in trent’anni.
Per accaparrarsi la percentuale residua corrono le multinazionali consapevoli che l’effetto serra sarà devastante. Le prime 8 multinazionali sono europee e stanno premendo sul Parlamento Europeo, sulla Commissione Europea perché l’acqua diventi merce. Faranno la stessa cosa nei confronti del WTO perché venga inclusa nella lista dei servizi.
“L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per farne illecito profitto. Pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni, che hanno da sempre il dovere di garantire la distribuzione per tutti al costo più basso possibile”: così affermava in una bella lettera il vescovo di Messina, che univa la propria voce a quella di monsignor Nogaro, vescovo di Caserta e a tante cittadine e cittadini ora in movimento per difendere la nostra Santa Acqua.
Una lotta importante e necessaria che prosegua il percorso di democrazia dal basso, lotta che ha condotto il popolo della pace a vittorie e, talvolta, a sconfitte. Anche laddove governa il centrosinistra non è affatto scontato far passare l’idea e le scelte conseguenti dell’acqua come bene comune: la Regione Toscana ha venduto la propria acqua all’azienda municipalizzata di Roma; in Emilia Romagna il 49% dell’acqua è stato ceduto a multinazionali e gestito dai privati. Dopo una lunga lotta, a Napoli invece siamo riusciti a far ritirare la delibera di 136 Comuni limitrofi nei quali ora l’acqua è pubblica; a Ragusa, gli studenti hanno fatto sì che il Presidente della provincia sospendesse la gara d’appalto. Sono vittorie piccole, ma significative. Quella dell’acqua, pertanto, è una questione cruciale che riguarda tutti.
Di qui la proposta a tutte le associazioni, alle reti della cooperazione internazionale, ai sindacati, alle organizzazioni di base, alle chiese: pur conservando ciascuno la propria agenda ricca di impegni e di obiettivi preziosi, scelgano tutte il tema del referendum sull’acqua come momento comune di mobilitazione. Concentriamo le nostre forze su un obiettivo, concreto, vitale, e politicamente perseguibile. D’altra parte per l’acqua si fanno le guerre (e sempre di più sarà così anche in futuro); sull’acqua si specula con ingiustizie macroscopiche; sempre più la preservazione dell’acqua diventa l’unità di misura della civiltà dei popoli. Che la società civile – una volta tanto unita – possa chiedere e ottenere che sia preservata e garantita la vita nostra e delle generazioni future.
I 70 anni di padre Alex Zanotelli sono anni movimentati. Ha studiato in Italia e Stati Uniti. Missionario comboniano, prima esperienza in Sudan dove le autorità cominciano a tormentarlo: minacce e pressioni. Torna a Verona, diventa direttore di Nigrizia, giornale che raccoglie testimonianze e riflessioni dei missionari sparsi nel mondo. Ma Zanotelli ha scoperto chi nutre le guerre. Ne conosce le terribili sofferenze . E Nigrizia diventa il giornale che testimonia le nostre disattenzioni e i nostri affari. Fabbricazione di armi e mine antiuomo, per esempio. Si arrabbiano politici illustri: Craxi, Andreotti, Forlani. Zanotelli deve lasciare. Nel 1989 va a Nairobi e sceglie di vivere nell’inferno di Korogocho, sterminata bidonville africana dove non entra nemmeno la polizia. Diventa fratello e protettore dei più deboli. Nei suoi diari strazianti racconta di adolescenti con genitori moribondi per aids. Non sanno come vivere. Gli chiedono il permesso di prostituirsi con turisti europei negli alberghi a cinque stelle. Mantengono la famiglia così. Torna in Italia: sceglie di vivere nel quartiere Sanità di Napoli in un vecchio campanile crollato dal quale ricava due piccolissime stanzette. La sua battaglia in difesa dell’acqua lo ha trasformato nel simbolo dell’uomo di pace e giustizia che non si arrende. Ha fondato i beati Costruttori di Pace e Rete Lilliput.