Coloro che pensano, ancora una volta, solo in termini di emergenza, sono in malafede o sono degli sprovveduti. Nonostante le rivolte del Maghreb fossero annunciate, l'Italia non ha mosso un dito per attuare in anticipo politiche di accoglienza degne di questo nome. E oggi ancora la solita richiesta dalla politica: i cittadini sopportino, condividano costi e sacrifici. Ma sappiamo quegli stessi cittadini che il vostro governo vi sta dicendo il falso
Sbarchi a Lampedusa: stupido è chi lo stupido fa
16-05-2011
di
Marco Lombardi
A chi guida l’auto sarà talvolta capitato di udire un rumorino sospetto e tuttavia far finta di niente, in una presa di distanze che ha portato dritti in officina a danno fatto. Altre volte, consci dei propri limiti, si è invece ricorsi a immediato consulto meccanico. È questa una dinamica esportabile nell’arena politica, dove i cittadini si affidano, con lo strumento del voto e il pagamento di tasse ed imposte, a rappresentanti competenti dotati di mezzi adeguati.
Prendiamo il caso caldo degli sbarchi a Lampedusa dalle coste tunisine, che prosegue da settimane, dopo le rivolte nel Maghreb. È ovvio che il cittadino ne chieda una soluzione solo all’attracco dei barconi, benché la situazione del Nord Africa fosse rovente già all’inizio dell’anno. Egli dovrebbe però interrogarsi anche sul perché, mentre gli altri Stati dibattevano in merito al da farsi, il ministero degli Esteri italiano si stesse dedicando alle vicende immobiliari del cognato di Gianfranco Fini, con relazione finale in Parlamento.
Oggi si discute sull’opportunità di presidiare le coste di partenza, aprire o meno i centri di accoglienza, dislocare i profughi nelle diverse regioni della penisola. La Comunità Europea, evocata a sbarchi avvenuti, indugia legittimamente perché c’erano tutti i margini per avviare in tempo congruo un tavolo unico di regia, richiesto solo ora dal nostro Ministero dell’Interno. Vista l’entità della posta in gioco Bruxelles potrebbe certo allentare i propri nodi burocratici, ma perché le converrebbe farlo?
Nell’ultimo decennio l’Italia ha dilapidato un sudato patrimonio di credibilità a livello europeo ed internazionale. Ci crediamo i più furbi quando esprimiamo nel Parlamento Europeo il peggiore nepotismo e vantiamo di fregarcene delle direttive comunitarie, ma gli altri Stati membri sono assai più astuti. Ci lasciano recitare le nostre arlecchinate laddove non hanno niente da rimetterci, salvo poi fregarci ben bene quando si tratta di condividere costi e benefici.
Marco Lombardi, nato nel 1977, laurea in Scienze Politiche conseguita alla Cesare Alfieri di Firenze, vive da sempre nella cintura del capoluogo toscano, dove attualmente si occupa di politiche sanitarie. Ha lavorato nel settore delle politiche sociali, seguendo progettazioni in materia di politiche giovanili, adolescenza, sport, immigrazione e cooperazione internazionale.