Caro Domani, se Emilio Fede è nella giuria del premio Santa Margherita, un giornalista normale può o non deve ritirare il premio?
14-07-2011
di
Enzo Marzo
La scorsa settimana è stato assegnato il Premio Giornalistico Internazionale Santa Margherita, presumibilmente finanziato con i soldi pubblici della regione Liguria. Si è apparecchiata una pantomima che la dice lunga sullo stato attuale della nostra cultura e della professione giornalistica. La Giuria era composta da berlusconiani come Feltri, Fede e Cofrancesco, da un manipolo del “Corriere della Sera” guidato dall’inventore del cerchiobottismo, Mieli, e da Riotta che come direttore del “Sole 24 Ore” è passato alla storia del giornalismo per il suo meticoloso fiancheggiamento del potere politico che avrebbe dovuto controllare, fino al grottesco premio da lui assegnato a Tremonti.
Con questa giuria non poteva non essere premiato uno come Battista che nel filoberlusconismo è di casa. Che poi l’ambiente del “Corriere della Sera” premi un giornalista del “Corriere della Sera” e che Mieli premi il suo ex-vicedirettore figuriamoci se può scandalizzare ancora qualcuno. Anche la premiazione di Emilio Carelli, responsabile di Sky Tg24, che si è segnalato per la sua grave violazione di deontologia professionale durante il dibattito Moratti Pisapia, non meraviglia e costituisce un buon insegnamento per i giovani giornalisti. Ma, sorpresa, è stata premiata anche Silvia Truzzi del “Fatto quotidiano”.
Non ho alcun dubbio che Truzzi si sia rifiutata di ritirare il premio dalle mani di maestri del giornalismo come Feltri e come il “fidelizzatore” Fede. Quindi l’episodio tocca solo marginalmente il “Fatto”, ma come evitare una riflessione generale sulla stampa italiana, dove quasi tutto è ridotto a “consorteria”, dove ognuno recita il suo ruolo tra inchini reciproci e grandi baruffe fasulle, e “garantisce” il ruolo altrui affinché nulla cambi davvero e tutti riscuotano il lauto compenso per la loro parte in tragedia, anzi in farsa? Non è un caso che lo stesso premio berlusconiano l’anno scorso lo abbia ricevuto Santoro.
Come forse non è un caso che anche i giornali liberi e moralmente impegnati abbiano difeso con argomenti di stampo craxiano (dopotutto “così fan tutti”) persino il Feltri del caso Boffo. Siamo propri sicuri che in tal modo si potrà uscire davvero dal berlusconismo?
Enzo Marzo da oltre trent'anni è giornalista del "Corriere della Sera", dove ricopre e ha ricoperto incarichi di responsabilità sia nel settore politico che in quello culturale. È docente di Profili deontologi della professione giornalistica presso la scuola di giornalismo Luiss. È direttore di «Critica liberale», mensile di sinistra liberale, e presidente della Fondazione Critica liberale, che ha avuto come presidente onorario, fino alla sua scomparsa, Norberto Bobbio. È stato tra i promotori di «Opposizione civile». È stato promotore del «Manifesto laico», coautore dell'omonimo libro, e membro del comitato di presidenza della Società laica e plurale.