Se il presidente Schifani fa sblog
21-12-2009
di
Paolo Collo
“Serve una legge contro la violenza sul Web”. Tuonava il presidente del Senato, signor Schifani. A quanto pare l’attuale maggioranza non solo vede complotti rivoluzionari, comunisti forcalioli, anarchici bombaroli e immigrati estremisti ad ogni angolo di strada, ma pensa anche che Facebook sia uno strumento atto “ad alimentare l’odio”. Ordunque, che ci siano persone che, fornite della tradizionale fetta di salame sugli occhi, inneggino a quel poveretto incosciente di Tartaglia – così come potrebbero fare con Cassano -, è un conto; ma che si chieda – da Palazzo Giustiniani – di oscurare Internet è un altro. Niente di meglio per inserire il nostro Bel Paese nell’illuminato club di paesi come Iran, Cina, Corea del Nord, Cuba o il Sudan, che, come sappiamo, sono fari di democrazia e liberalità. In Internet si possono tranquillamente trovare deliranti siti di razzisti, pedofili, neonazisti, Ku Klux Klan, satanisti, sadomaso, o di squallidi negazionisti tra i più disparati: dell’Olocausto, dell’11 settembre, dei Gulac, dello sbarco sulla Luna… E via rimbecillendo con simili amenità tra un’Area 51, un Protocollo dei Savi di Sion e qualche decina di Graal sparsi in giro per il mondo. Ma che il presidente del Senato metta in un unico minestrone Facebook e il clima degli anni di piombo, mi pare un inno all’incultura e all’ignoranza più imbarazzante. Più che mettere fuori legge Internet, sarebbe opportuno mettere fuori legge gli imbecilli. Ma, come sappiamo, è impossibile.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.