Se l’onestà non paga, rendiamola “conveniente”
15-07-2010
di
Marco Lombardi
Le cronache riportano le dichiarazioni molto aspre del procuratore Nicola Gratteri a commento dell’operazione di polizia contro la ‘ndrangheta lombarda. Alla domanda su quale strategia possa arginare il dilagare del malaffare a tutti i livelli, il magistrato antimafia sollecita la creazione di un sistema di convenienze legate al rispetto delle leggi, basandosi sul presupposto che “la convenienza viene prima dell’etica”.
Sono frasi tese a suscitare reazioni soprattutto nell’uditorio privilegiato di coloro che vivono e promuovono la legalità in questo paese, non certo nella massa dei cittadini che ogni giorno subiscono e, potendo, fanno gravare sugli altri i costi della disonestà. Parole forse originate da una certa voglia di protagonismo, ma con cui forse sfogare anni di lavoro spesso andati in fumo per coincidenze, convergenze e conflitti di interessi. È chiaro che le cronache e persino il gossip strabordanti di corruzione, abusi e prepotenze, rendono difficile parlare di etica: chiunque può essere screditato e se la magagna non c’è, la si inventa.
A livello di comunicazione sociale è necessario fare di più, mantenendo sì come visione di fondo valori di legalità e solidarietà, ma costruendo su di essi messaggi e meccanismi pratici che rendano conveniente anche razionalmente, in un calcolo costi-benefici, essere onesti. L’etica sta a monte delle convenienza, ma senza la seconda anche la prima crolla. Non era d’altronde questo il manifesto di Dante nella Vita Nuova e, dopo di lui, dei romantici? L’ideale sia guida per l’applicazione dell’umano ingegno, non fine a se stessa. Per troppo tempo, soprattutto in Italia, si è creduto, in ovvia malafede o perlomeno cecità sociale, che bastasse una ricompensa metafisica al buon agire.
Il problema è che questa evoluzione morale italiana – perché in alcuni paesi di cultura protestante uno sforzo del genere è stato fatto, cercando addirittura di dare un’etica al capitalismo, senza negarne l’ovvietà del profitto e del successo -, è stata al contrario adottata per legittimare le convenienze dell’illecito. Oggi, innegabilmente, delinquere e truffare non solo conviene, ma è addirittura motivo di orgoglio e rispetto sociale.
Marco Lombardi, nato nel 1977, laurea in Scienze Politiche conseguita alla Cesare Alfieri di Firenze, vive da sempre nella cintura del capoluogo toscano, dove attualmente si occupa di politiche sanitarie. Ha lavorato nel settore delle politiche sociali, seguendo progettazioni in materia di politiche giovanili, adolescenza, sport, immigrazione e cooperazione internazionale.