Non si possono escludere reati come la concussione o la corruzione soltanto in un paese (della Comunità Europea) dove il presidente del consiglio chiama i corrotti "birbantelli"
Norberto LENZI – La fastidiosa sensazione di squartamento che vivono i magistrati
03-04-2010Ci fu un tempo, negli anni Settanta, quando la fantasia voleva andare al potere, nel quale l’avvocato Gaetano Pecorella invitava a leggere “Sorvegliare e punire” di Foucault. Certo ce ne voleva di fantasia per indovinare il percorso dell’avvocato Pecorella, ma il libro l’ho ripreso in mano ugualmente. L’inizio è raccapricciante: vi si narra della esecuzione capitale in una piazza di Parigi di tale Damiens che aveva attentato alla vita del Re qualche anno prima della Rivoluzione Francese.
Cesare Beccarla stava già scrivendo, ma le comunicazioni allora erano più difficili. Non era come oggi che c’è internet, per cui se si fa una legge sui diritti umani in Europa bastono pochi secondi per farla arrivare a Guantanamo (dove ne occorrono ancora meno per cestinarla). Cosicché l’esecuzione avvenne per squartamento, con 4 cavalli, uno per arto, e la descrizione è così orripilante da lasciare intendere quale sarebbe stata la passione dei francesi per il Grand Guignol.
Questa premessa serve a descrivere una fastidiosa sensazione di squartamento che da un po’ di tempo in qua vivono i magistrati. Da un lato ci accusano di essere troppo severi, troppo fiscali (in una parola giustizialisti) nei processi per corruzione, dall’altro ci si accusa di essere imbelli, quasi protettivi, verso la criminalità comune, per cui non sappiamo più come orientarci per evitare dolorose slogature.
Ma adesso è finalmente in dirittura di arrivo una legge che ha almeno il pregio della coerenza: quella sulle intercettazioni. Perché questa si applicherà a tutti: trafficanti di droga, rapinatori, corruttori. Colletti di ogni colore sottoposti allo stesso metro. I giudici sono invitati a seguire i metodi di indagine “tradizionali”: lo studio delle impronte di Sherlock Holmes, i pedinamenti dell’ispettore Javier, la pipa deduttiva di Maigret contro le risorse supertecnologiche della criminalità. Ringraziamo per il credito accordato alle nostre capacità e per il conseguente disarmo unilaterale che ci è imposto.
Il terrorismo mediatico ha già sparso i suoi effetti: non esiste più la privacy, siamo tutti intercettati. Naturalmente questa è una esagerazione, però è vero che siamo pieni di intercettazioni. Molte sono disposte senza autorizzazioni dai servizi segreti per motivi di sicurezza (o per motivi loro). Altre sono disposte da privati (si sta cercando di soffocare lo scandalo delle intercettazioni commissionate da Tronchetti Provera alla Telecom). Queste sono tutte intercettazioni illegali.
Però quelle che si vogliono abolire sono le uniche intercettazioni legali, disposte da un giudice e regolate dal codice. È falso che siano così frequenti perché sono consentite solo per reati con pena superiore a 5 anni (non a caso per i reati fiscale e societari sono stabilite pene inferiori). Nei procedimenti pendenti davanti alla Procura di Torino sono state disposte soltanto nello 0,3% dei casi.
Si dice che costano troppo. È vero che costano molto, però quello che è stato speso alla Procura di Milano per le scalate bancarie è rientrato quintuplicato con le somme recuperate dagli imputati che hanno patteggiato. Ma se si volesse risparmiare, se davvero il problema fosse questo, si potrebbe fare come in Francia o in Germania dove i concessionari (in cambio dei benefici che ricevono dallo Stato) questo servizio di intercettazione lo debbono prestare gratis o con forti sconti. Anche da noi le ambulanze e le auto della polizia non pagano in autostrada perché sono lì per un servizio pubblico. Intercettare i reati, certi reati, da noi non sembra che sia un servizio pubblico ma un pericolo pubblico.
Oggi le intercettazioni sono disposte quando ci sono gravi indizi che è stato commesso un reato e si cerca di sapere chi è stato. Sono raddoppiati senza apparente motivo i costi degli appalti alla Maddalena? Sentiamo un po’ cosa dicono tra loro gli imprenditori. E si scopre lo scandalo della protezione Civile. Diversi parenti avanzano dubbi su morti sospette nella stessa casa di cura? Sentiamo cosa dicono i medici delle operazioni fatte e si scopre lo scandalo della clinica milanese. Non si sarebbe potuto scoprire in altro modo perché le cartelle cliniche risultavano sistemate in modo perfetto.
Nel progetto di legge che avanza non basta più sapere che un reato è stato commesso per poter disporre l’intercettazione, ma occorre che ci siano “evidenti indizi di colpevolezza” a carico di una persona. Ma allora la si arresta, non occorre più intercettarla. E non facciamoci ingannare da quelli che dicono che per i reati di mafia le possibilità di intercettazione attuali rimangono. Se non possiamo utilizzare la telefonata di chi sta compiendo una estorsione non arriveremo mai alla mafia: nessuno alza telefono dicendo “premetto che sono un mafioso”.
Si possono escludere reati come la corruzione o la concussione soltanto in un paese dove il Presidente del Consiglio chiama i corrotti birbantelli. Birbantello è chi ruba una merendina all’asilo, non chi ruba miliardi allo stato. Nella iconografia medievale la Giustizia era raffigurata bendata, quindi cieca. Domani i giudici diventeranno sordomuti. Speriamo che qualche prelato non se ne accorga.
Norberto Lenzi, magistrato in pensione. Pretore a San Donà di Piave e a Bologna fino all'abolizione delle Preture (1998), è stato giudice unico del Tribunale e consigliere della Corte di Appello di Bologna.