Mi limito a due considerazioni, una generale e l’altra su un aspetto specifico della manovra sia pure di grande rilievo. La prima: date per scontate l’urgenza, la necessità di sacrifici generalizzati comprendenti persino l’odiosa pratica dei tikets e dei prelievi sulle pensioni e sugli stipendi medio bassi, dato per scontato tutto questo, nella situazone di drammatica emergenza che ci prende alla gola, è giustificabile ignorare che un terzo della ricchezza prodotta (un fatturato di almeno 500 miliardi di euro) è illegale (nera) e criminale (mafiosa)?
È accettabile, che il problema venga ancora trascurato come si fa da anni? È tollerabile una evasione fiscale da ricchezza non dichiarata di 200 miliardi di euro all’anno? È ragionevole lasciar circolare nel paese almeno 150 miliardi all’anno di denaro sporco( i dati sono di Banca-Italia) e cioè, il doppio della media mondiale? È per ignoranza che tutto ciò avviene? Per l’incapacità di intervenire? Per favorire un numero imponente di elettori che devono restare indisturbati perché possano restituire il favore con il voto? E l’informazione perché tace e non si pone nemmeno il problema? Tutto ciò è non solo politicamente sbagliato, ma profondamente illegale e antidemocratico perché allarga l’area di illegalità e criminalità del paese. Quale che sia la ragione è intollerabile, inaccettabile e prima o dopo qualcuno dovrà pagare.
La seconda: il governo propone di modificare i poteri di controllo e la platea dei soggetti previsti dall’articolo 32 del DPR 600/73 per rendere più stringenti i controlli sulle banche, le poste, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, le società di gestione de risparmio e fiduciarie ecc. Vengono escluse e non se ne comprende la ragione, le società assicurative che esercitano attività finanziarie. I controlli vengono affidati alle organizzazioni regionali dell’Agenzia delle entrate e ai comandi della guardia di finanza, i quali hanno il potere di accessi diretti.
Il metodo è piuttosto discutibile e rischioso e richiede un grande impegno di personale e di mezzi. Infatti permette una notevole discrezionalità nella scelta dei soggetti da controllare quando si potrebbero ottenere gli stessi o migliori risultati evitando tutti i rischi del caso e utilizzando meglio i personale disponibile, con una disposizione che permetta all’amministrazione finanziaria la conoscenza sintetica della consistenza dei rapporti finanziari anche ai fini della programmazione dei controlli fiscali oltre che per l’accertamento.Il problema potrebbe essere risolto aggiungendo all’articolo 7 del DPR del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605 una norma che obbligasse le banche e gli altri soggetti previsti di comunicare per via telematica, entro il mese di gennaio di ciascun anno, all’anagrafe tributaria la consistenza iniziale, finale e media nell’anno precedente dei rapporti di qualsiasi specie intrattenuti, unitamente al codice fiscale, dei soggetti interessati. I dati trasmessi potrebbero essere archiviati in apposita sezione dell’Anagrafe Tributaria ai fini della loro utilizzazione per la selezione delle posizioni fiscali da sottoporre a controllo e per l’accertamento.
È quanto previsto dalla nostra proposta di iniziativa popolare sull’economia illegale e criminale, l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco. Sui costi della politica notiamo che alcune nostre proposte sono state riprese e che il governo ha ripreso quella di riportare gli stipendi dei parlamentari nella media degli altri Paesi europei. Ci auguriamo che anche le altre, dalla riduzione drastica dei rimborsi elettorali alla modifica dei vitalizi, siano oggetto di attenzione.
Elio Veltri, medico chirurgo, è stato sindaco di Pavia dal 1973 al 1980. Eletto alla Camera dei deputati nel 1997, ha partecipato alle commissioni antimafia, anticorruzione e giustizia. È portavoce dell'associazione "Democrazia e Legalità". Tra i suoi libri: "Milano degli scandali" (scritto con Gianni Barbacetto, 1991), "L'odore dei soldi" (scritto con Marco Travaglio, 2001), "Mafia pulita" (scritto insieme al magistrato Antonio Laudati, 2010).