Il prezzo del successo: i vinti non perdonano mai. Fede scatenato: "Non sa fare Tv" come i maghi del Grande Fratello. E Fazio? "Sacerdote del relativismo"
Tutti contro Saviano: invidia e banalità. Sgarbi lo accusa di non parlare di Caravaggio…
16-11-2010
di
Gino Spadon
Saviano colpevole di essere “troppo attento a ricordare gli eroi morti e poco i magistrati che lottano”. Sul Corriere della Sera, Aldo Grasso incolpa Saviano di non aver saputo “rifuggire l’ingenuità e la retorica”. Sul Giornale, Paolo Granzotto incrimina la trasmissione di “gaytudine militante” lasciando ad altri il compito di trattare Fazio e Saviano da “rivoluzionari snob e senza popolo”. Su MicroMega, Andrea Scanzi giudica Vieni via con me “un programma pieno di falle e lungaggini, un gigantesco calderone con poche idee ma confuse. Un profluvio di stereotipi. Un parossismo di banalità. E un quintale di retorica. Coraggio zero, didascalismo mille”. Su Paneacqua: appunti di idee progressiste, Monica Capezzuto, rimprovera a Saviano di “non aver affrontato i tantissimi altri temi di quest’Italia malamente bistrattata”. Sul Sussidiato.net Maestro Yoda infierisce contro Fabio Fazio ritenuto “sommo sacerdote del relativismo televisivo”, accanito sostenitore “di una religione laica difesa in tv con la voce tremante e con la convinzione di svolgere un grande compito di impegno civile”.
Viene poi l’inenarrabile Emilio Fede, che dando prova di una originalità senza pari, criminalizza Saviano, “bravo a fare soldi, ma non a fare TV”. E infine ecco il castigamatti da bettola suburbana, Vittorio Sgarbi, che viene a farci dono, nella trasmissione In Onda, del 14 novembre, di un fescennino ricco, come sempre, di bave, di sputi e di ringhi, nel quale accusa Saviano e Fazio di non parlare nella loro trasmissione di Dante e Manzoni, del Correggio e di Caravaggio, di Bach e Beethoven, di Kant e di Croce, e di non ispirarsi (questo lo suggerisco io) ai suoi memorabili interventi durante le trasmissioni di alto spessore culturale come quelle condotte dagli ineffabili Lamberto Sposini o Barbara d’Urso cui egli partecipa ingozzando e lordando gli spettatori con la sua abituale, indegna, melassa sonora.
Ora, pur ammettendo l’elementare diritto di ciascuno di esprimere la propria opinione, appare intollerabile che persone, non sprovviste di ragione e sensibilità, non vedano la differenza abissale esistente fra la ventata d’aria pulita che ci viene da una trasmissione come “Vieni via con me” e i miasmi pestilenziali con cui ci ammorbano da anni annorum con i “Grandi Fratelli”, le “Fattorie”, le “Isole dei famosi”, i “C’è posta per te”, gli “Amici”, le inguardabili esibizioni dei bambini-canterini e le ignobili cronache pomeridiane fatte di crimini orrendi, di agnizioni strappalacrime, di confessioni fintamente estorte, di scellerate ipocrisie.
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.