Come giornalista specializzata in questioni del Vicino e Medio Oriente, e come direttore di un’agenzia di stampa che si occupa di Palestina, InfoPal.it, ho sentito il dovere professionale di unirmi alla “Freedom Flotilla I”, per documentare la missione umanitaria a Gaza. Sapevo che sarebbe stato un viaggio con un certo rischio personale e collettivo, ma il mio modo di concepire il giornalismo «sul campo» e non solo davanti al desk, o dalle terrazze dai grandi hotel, in attesa delle «veline» di eserciti e governi, mi ha imposto di partire. Di fondo c’era la certezza di partecipare a un evento umanitario e politico di portata storica. E cosi è stato.
Il 21 maggio mi sono dunque recata ad Atene dov’erano in allestimento due delle otto imbarcazioni della flottiglia: la nave passeggeri greca Sfendoni, ribattezzata 8000, a ricordo dei prigionieri politici palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane, e il cargo Mediterraneo libero. Le altre sarebbero partite da altri porti: la turca Mavi Marmara, da crociera, con quasi 500 persone a bordo, da Istanbul; l’«irlandese» Rachel Corrie era già in viaggio da giorni, partita dall’Irlanda; le Challenger I e II, da Creta e le altre cargo sempre dalla Turchia.
Abbiamo anche assistito al carico della nostra nave cargo, la Mediterraneo libero, durato diversi giorni, e monitorato sia dalla polizia sia dagli stessi marinai greci, che sono stati di grande sostegno pratico. La mole degli aiuti era davvero notevole: per giorni sono arrivati camion pieni di materiali da donare alla Striscia. Materiale prezioso e utile alla tragica quotidianità di una popolazione sotto assedio e che vive ancora in tendopoli, dopo la distruzione provocata dall’operazione Piombo fuso, che ha sbriciolato migliaia di edifici e reso senza tetto un numero enorme di famiglie.
La chiusura dei valichi imposta arbitrariamente da Israele e dalla comunità internazionale impedisce l’arrivo di qualsiasi merce, anche il cemento per la ricostruzione delle case, i pezzi di ricambio per le attrezzature medico-sanitarie, le medicine, i quaderni e i libri per le scuole, gli alimenti, il vestiario, i giocattoli.
Nella Striscia di Gaza manca tutto. Anche l’essenziale. E quell’essenziale era contenuto nelle navi cargo della Freedom Flotilla, per un totale di 16 milioni di euro, donati da numerosi paesi arabi, islamici ed europei. Quei cargo e quelle navi non sono mai arrivati a destinazione. L’assalto notturno alle nostre navi, realizzato con un ingente spiegamento di forze israeliane, è stato un trauma per tutti. Per noi che eravamo lì, e per coloro che erano a casa, in ogni parte del mondo, ad assistere impotenti al massacro, in diretta tv, immaginando che in «quella nave» c’era il proprio marito, figlio, padre, madre.
Nove persone sono state uccise – attivisti e giornalisti e decine di altre sono state ferite. Siamo stati rapiti, derubati di tutto – navi, aiuti umanitari, attrezzature di lavoro, bagagli -, costretti a entrare contro la nostra volontà in Israele, umiliati di fronte a una folla di reporter, agenti, militari, personale ministeriale, trascinati dentro cellulari blindati e soffocanti e rinchiusi in prigione, senza poter telefonare a casa, agli avvocati, alle ambasciate. Sono stati momenti scioccanti, che certamente hanno lasciato un segno in tutti noi.
La prima parte del testo è una doppia narrazione degli eventi che vanno dalla notte tra il 30 e il 31 maggio, al 3 giugno: la giornalista, e madre, racconta la sequenza di scene drammatiche che prendono vita intorno a lei; il figlio, Federico Ghirardi (giovane scrittore della Newton Compton), a casa, registra le emozioni dei familiari e le reazioni dei media e della gente comune di fronte all’attacco. La seconda parte racconta in forma di cronaca quale è stata la missione della Freedom Flotilla, i suoi organizzatori, i viaggiatori (attivisti e giornalisti) a bordo delle navi, il carico umanitario trasportato, e l’allestimento della seconda Flotilla per Gaza.
(Dalla premessa di “Verso Gaza, in diretta dalla Freedom Flotilla”)
Angela Lano, giornalista e orientalista. Direttore responsabile
dell'agenzia di stampa InfoPal.it, è specializzata in islam e in mondo arabo-islamico. Come giornalista ha collaborato con La Repubblica, Africa, Missioni Consolata, Nigrizia. Tra le sue pubblicazioni, Islam d'Italia (Paoline, 2005); Voci di donne in un hammam (2002), Quando le parole non bastano (2003), Emi editrice; Nakba (Al-Hikma, 2009).