Non esiste negli orari Trenitalia. Biglietti che si comprano viaggiando. Forse ne annunceranno la partenza ma per il momento si cerca il binario a caso. Gli intercity Milano e Bologna - Monaco di Baviera corrono clandestinamente sulle nostre rotaie. Paradiso della comodità di un sistema ferroviario che non riconosce l’Europa
Viaggio sul treno fantasma
11-02-2010
di
Ippolito Mauri
Viaggiare nel treno che non esiste è l’avventura confortevole in una specie di salotto di buona famiglia dove si affaccia il sospetto di non correre su rotaie italiane. Comodità delle gambe da allungare come nella Magnifica della vecchia Alitalia. Non nel privilegio della prima classe; seconda classe dalle poltrone immacolate. I colori allegri e le tovaglie del ristorante lasciano immaginare prelibatezze che, in verità, non lo sono, ma la curiosità della cucina esotica aiuta l’appetito. E il bar è proprio il bar di un altro mondo: avventori che sussurrano anche se italiani abituati a voci robuste. La cornice aiuta le buone maniere. Profumi dell’Europa birra e salsicce. C’è il problema dei camerieri turchi con pochissime parole italiane. Ma sorridono sempre per farsi perdonare le pietanze che arrivano sbagliate. Subito gli errori svaniscono (con tante scuse) nei piatti che desideravamo. Chi si lava le mani (una volta si diceva così) ritrova il bagno di casa dopo il riassetto del mattino. Dietro la trasparenza dei finestroni passano i campi nebbiosi del nostro inverno. Italia fuori; dentro non si sa. Insomma, un viaggio diverso, non nella versione deluxe della super freccia rossa o nella gabbia vecchiotta delle frecce d’argento. È un intercity di routine. L’italiano della ragazza dei biglietti (naturalmente bionda) é tormentato dalle spine, e quando si aggrovigliano le domande di chi vuol sapere orari e coincidenze, alza la mano per fermare l’irruenza del viaggiatore: “Chiamo collega che parla più bene di me…”. Convoglio dei desideri per pendolari superfrustrati? Solo un treno austro-tedesco tra Bologna e Monaco di Baviera. Ma è un treno fantasma. Per scoprire dove e a che ora parte nei giorni di Natale serviva una rete carbonara di amici che scioglievano il mistero navigando negli orari della DB-OBB le quali trascurano le frontiere per allargare l’intercity da una città all’altra dell’Europa unita. Ecco il dubbio: le Ferrovie Italiane sanno che esiste l’Europa? Nella storia ripiegata in internet, Trenitalia racconta i progressi dal 1905 ad oggi, trasformazione che comincia appena lo stato assorbe le ferrovie gestite da privati colpevoli di “non assicurare viaggi civili”. Elenco delle nefandezze cancellate dalla modernità: “scompartimenti freddi d’inverno, caldi d’estate”, sedili sfondati, sporcizia e ritardi insopportabili nel Novecento. La puntualità era un miraggio. Ma un secolo dopo è la fata morgana che diventa realtà “per il progresso tecnologico che rivoluziona il modo di viaggiare”. Le nostre ferrovie sono all’avanguardia nel mondo, “binari italiani che ora corrono in Europa”. Corrono (si fa per dire) ma non sono italiani e i pendolari se ne accorgono ogni mattina stretti come acciughe nel lordume che li accompagna al lavoro.
Trenitalia è proprietà del ministero del Tesoro e il capostazione Tremonti difende i suoi vagoni dai vagoni immacolati degli stranieri: no pasaran. Se proprio devono passare, facciamo in modo che i viaggiatori non lo sappiamo. Nelle stazioni, niente biglietti. Si comprano in viaggio senza pagare di più e una voce teutonica annuncia la contromisura: non sono validi quelli di Trenitalia. trionfo della reciprocità. Degli orari, neanche una riga. On line Trenitalia é un elenco distratto, dimentica tante cose, anche se fa balenare l’utopia che almeno il binario potrebbe essere annunciato all’ultimo minuto, addirittura con due parole sui tabelloni. Chissà quando. Inutile ricordare che la DB-OBB arriva spaccando il minuto.
Al ritorno ricomincia la caccia all’intercity fantasma. Stazione di Bolzano. Ne hanno sentito parlare. Probabilmente al quinto binario, verso mezzogiorni. Biglietti? ”Caro signore, ha mai chiesto un passaggio Alitalia alle agenzie Lufthansa?”. Col garbo di un impiegato coscienzioso mi mette sulle tracce di chi custodisce il tesoro: non lontano dalla stazione, ufficio abbonamenti autobus urbani, possibile comprarlo se non hanno finito la scorta… Complicazione che invita alla pigrizia. L’intercity Bolzano-Lecce aspetta sul binario e il passeggero ritrova la patria perduta.
Vagoni d’antan. Corridoio, scompartimenti. Il sole illumina portiere che ricordano le carte segnaletiche della polizia: impronte digitali invecchiate, maniglie scrostate. Sedili che dovevano essere grigi. Appoggiare la testa é un esercizio di coraggio. Migliaia di passeggeri hanno lasciato tracce del loro abbandono. Velo d’unto che una signora dalle valigie del sud copre col foulard sistemato con cura per non sfiorare il pattume. Gli addetti alle pulizie hanno dimenticato sulla reticella il cartoccio dal quale si affaccia un mandarino. Possiamo chiamarli “bagni” anche se sulla porta c’è scritto “ritirata”. Dev’essere la sindrome di Caporetto. Inagibili per tre vagoni. E quando la porta si apre manca il coraggio di entrare. Ventisette minuti di ritardo, impossibile immaginare a quale ora il treno attracca a Lecce. Una voce allegra annuncia “prossima stazione Bologna. Grazie per aver scelto Trenitalia”. E cos’altro si poteva scegliere?