Se Aldo Busi chiama le cose e le persone con il loro nome, la Casta tutta si stizzisce
Busi contro il defunto “fascista” Tatarella, tutti contro Busi
15-07-2010
di
Ivano Sartori
«Leggo con autentico disgusto le deliranti esternazioni di tale Aldo Busi che si è permesso di vomitare veleno contro una delle figure più alte ed unanimemente rispettate della politica italiana degli ultimi decenni, nonché servitore appassionato, geniale e fondamentale della nostra Terra. Se c’è qualcuno che avrebbe dovuto protestare in questa vicenda, sono Pinuccio Tatarella e la Città di Bari per essere stati in qualche modo avvicinati a cotanta macchietta, che campa sparandola sempre più grossa alla ossessiva ricerca dello scandalo pur che sia. Si potrebbero valutare anche iniziative giudiziarie, se non si rischiasse di dare troppo spago ad un personaggio che in realtà altro non cerca che una ribalta pur che sia».
È inviperito contro Aldo Busi tale Rocco Palese, a quanto ci risulta presidente del gruppo Pdl alla regione Puglia. E pure il sindaco di Bari Michele Emiliano (Pd) non l’ha presa bene: «Il fatto che Pinuccio Tatarella abbia una storia politica, non autorizza nessuno ad oltrepassare i limiti del rispetto tra le persone».
Ma che cosa avrà mai fatto, che cosa avrà mai detto il monello di Montichiari contro il nume tutelare della Puglia, venerato anche al di fuori della Capitanata e del Tavoliere, da meritarsi schiaffi in faccia e sculaccioni, rabbiose unanimi condanne dalle opposte ali della suscettibile Casta, insulti (quelli sì) che qui non riportiamo per la loro indispettita ripetitività?
Avendo saputo che il suo ultimo romanzo “Aaa!” era stato candidato al premio letterario Città di Bari, intitolato al defunto Pinuccio Tatarella (esponente di spicco del Msi confluito in An), Busi ha rinunciato a partecipare alla finale con questa motivazione: «un premio letterario di merda, che porta il nome di un fascista almirantiano con la cui memoria non voglio avere nulla a che vedere».
Non capiamo che cosa abbia detto di male il veritiero Busi e chi debba sentirsi offeso. Se chiami le cose con il loro nome non sbagli mai. E questo lui ha fatto. L’unica nota stonata, in questa vicenda, è che non si sia fatto sentire Nichi Vendola che con il maltrattato scrittore bresciano ha in comune l’omosessualità e la mancanza di peli sulla lingua. Forse il presidente della Regione Puglia non ha mai mandato giù quel che Busi ha detto di lui in un’intervista pubblicata sul Riformista il 4 maggio di quest’anno: «Vendola? Una spia sempre contornata da cardinali e vescovi». In quell’intervista Busi salva però il bolognese Gianfranco Fini e il pugliese Italo Bocchino, che di Tatarella è allievo riconosciuto. Lo sapeva Busi? E ora Bocchino ricambierà il complimento o terrà la bocca chiusa?
Da tutta questa faccenda si evince ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, che i veri uomini di lettere devono tenersi alla larga da quelle isteriche primedonne della politica.
Ivano Sartori, giornalista, ha lavorato per anni alla Rusconi, Class Editori, Mondadori. Ha collaborato all’Unità, l’Europeo, Repubblica, il Secolo XIX. Ultimo incarico: redattore capo a Panorama Travel.