A come Alfabeto dell’Africa: il giornale mi mancherà
30-12-2011
di
Filippo Ivardi Ganapini
Sud del Ciad – Scrivere un Alfabeto dell’Africa è per me fermarmi un attimo la sera a casa o nei villaggi e mettere nero su bianco quello che sto vivendo, sognando o anche solo semplicemente curiosando nella periferia della storia in fondo al Ciad. Una sosta per capire, scoprire, approfondire, rilanciare il cammino. Soprattutto per rivivere emozioni, vicende, incontri e sensazioni che hanno bisogno di tempo per scendere in profondità. E così addentrarmi sempre di più, assieme alla gente, dentro questi mondi così appassionanti, duri, complessi e al tempo stesso così contraddittoriamente semplici. Con l’obiettivo di lasciarmi trasformare e immergere dalla cultura. Per “essere dentro”, non turista o affari, stadi passaggio. Ma missionario appassionato degli scartati della terra, degli ultimi e dei dimenticati. Senza altri obiettivi se non quello di amarli e di lavorare assieme per trasformare questo pazzo pianeta in un “altro”, quanto mai urgente e necessario, mondo di giustizia e di pace. A partire dai bassifondi della nostra geografia e storia.
Scrivere partendo dalla vita serve innanzitutto e soprattutto a me e alla gente ciadiana con cui condivido un pezzo di strada. Se poi altri leggono (basta anche uno solo!) benvenga! Possiamo insieme appassionarci all’Africa, contaminarci e camminare insieme. Con i piedi bene a terra. Perché maestra è la vita e noi tutti sui banchi ad ascoltarla e semmai accennare a descriverla e pensarla. L’università della strada e dei poveri, la facoltà più preziosa al mondo. E la meno costosa all’iscrizione. Serve solo mettersi dentro e farsela amica. Scrivere è allora non dimenticare, incidere nel cuore vicende importanti che già lo abitano. Per questo ringrazio chi mi ha proposto questa avventura e questo regalo in un mattino di giugno. Pensavo di non avere il tempo per farlo, dubitavo che ne sarei stato in grado. Del resto non vanto grandi curriculum di chissà quale scrittore o giornalista. Ma oggi scalpito per non perdermi l’appuntamento quindicinale con la rubrica di Domani. Nella memoria registro episodi, incontri, persone, situazioni e temi che l’Alfabeto rischia di diventare un enciclopedia. Lo scrittore è diventato il lettore più appassionato. Mi mancherà questo l’Alfabeto adesso che Domani chiude. Speriamo in un arrivederci…
Avrei voluto avere più tempo per raccontarvi della vita della nostra gente semplice e anche personaggi famosi come i congolesi Lumumba e Munziriwa, martiri della giustizia, uccisi 50 e 15 anni fa. Che ancora parlano e insegnano…Testimoni di un Africa che non piega la testa di fronte al neocolonialismo imperante del denaro e delle multinazionali. Avrei voluto documentarmi meglio ed essere più esatto nei miei scritti. Ma è già un miracolo da queste parti riuscire a mandare un e-mail e una foto (non sempre riesco), recuperare libri e scritti. Per questo il mio piccolo lavoro non sarebbe stato possibile senza la collaborazione preziosissima di una grande amica come Giuliana che prontamente faceva per me ricerche sui temi che volevo approfondire inviandomi il materiale necessario e anche di più. Infine non sarebbe stato possibile il piccolo “capolavoro” di un pezzo sulla Tratta degli Schiavi (che ha fatto il record di letture) senza l’analisi sintetica e lucida di Diletta amica e compagna di sogni nonché neolaureata in Storia. Grazie a voi per quello che siete e che fate.
Grazie davvero anche a tutti gli amici che hanno letto e ai pochi che hanno scritto un commento. Sono certo che l’Africa non sarà passata indifferente ai vostri sguardi. Africa che continua ad accompagnarci provocandoci, appassionandoci e impegnandoci alla sua causa che grida oggi e sempre libertà e giustizia.
Filippo Ivardi Ganapini è un giovane missionario comboniano. Opera nella missione cattolica di Moissala, Ciad meridionale.