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Domani chiude, addio

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Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Agenzie immobiliari, agenzie del razzismo: sconsigliano ai “bianchi” le case dove vive qualche extra

21-10-2009

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“Buongiorno, cerco casa in via Roma.”

Foto: www.guidaconsumatore.com

Foto: www.guidaconsumatore.com

Avrò ripetuto questa frase decine di volte di fronte ad altrettanti agenti immobiliari. La reazione, da parte di tutti, è sempre la stessa.
Inizialmente credono che io li stia provocando e iniziano a propormi abitazioni in altre zone della città. Tanto che devo insistere: “La mia prima scelta è via Roma”.
A questo punto l’agente immobiliare mi osserva e dice: “Ma guardi che via Roma non è bene abitata”. In questo preciso istante, l’agente immobiliare inizia a convincersi che io sia pazzo.
“Mi interessa – rispondo – via Roma. Non mi importa se negli altri appartamenti ci sono immigrati, nemmeno se nelle scale troverò dei panni stesi o dei mobiletti con dentro delle scarpe.”
Si, il problema di via Roma sono proprio loro: gli stranieri.
In questi mesi sto imparando come gli agenti immobiliari siano inconsapevolmente degli agenti in borghese del partito del razzismo. Come con me, la loro opera di convincimento, è quotidiana ed è indirizzata a tutti coloro che cercano casa: gli agenti immobiliari disegnano il volto della città, consigliando agli italiani di non mescolarsi con “quegl’altri”. Le armi che utilizzano non sono particolarmente sofisticate e fanno presa sul sentimento più comune: quella del valore dell’investimento. “Io le garantisco che se compra questa casa la venderà almeno al valore dell’acquisto – sostiene l’agente immobiliare – questo condominio è bene abitato. In via Roma compra a buon prezzo ma non troverà nessuno quando vorrà scappare via da lì.”
Nella casa che mi mostra, nella zona “buona” della città, abitano persone “perbene”: un evasore fiscale che nelle ultime elezioni ha votato orgogliosamente per un presidente del consiglio già iscritto alla loggia P2, un assessore ex comunista che sta aspettando la scadenza del mandato per ricevere la nomina di presidente di un ente pubblico che lui stesso ha creato tre anni fa, una giovane coppia con lei che legge ossessivamente i romanzi di Dan Brown mentre lui guarda aspiranti modelle nel reality di turno e, per ultimo, un avvocato ex sessantottino che scrive le sue opinioni radicali su un giornale telematico dopo essere tornato a casa in Suv dallo studio dove svolge la sua professione.
Ho ben presente cosa potrebbe comportare vivere in via Roma, cioè quello di viaggiare nel mondo restando a casa, ritrovando quindi pregi e difetti di ogni incontro.
M’immagino entrare in una porta di legno vecchia e leggere sui campanelli vocali e consonanti affastellate nel formare nomi che potrebbero provenire da ogni città del mondo. Sono pronto all’idea di una famiglia particolarmente numerosa, proveniente dalla Cina, con l’odore di fritto che esce da sotto la porta verso l’ora di cena. Riesco a distinguere i suoni gutturali e profondi della voce di tre ragazzi senegalesi che abitano al secondo piano e hanno l’abitudine di lasciare le scarpe fuori dalla porta di ingresso. Immagino i ritmi che provengono dallo stereo di una famiglia araba e l’imbarazzo di una donna col velo mentre sposta lo stenditoio che blocca il passaggio che porta all’uscita del palazzo.
So che potrei incontrare anche la casa dove vive una donna mette all’asta il suo corpo, l’appartamento di un gruppo di spacciatori del nord Africa o, nell’appartamento al piano di sopra, trovare una coppia di brasiliani che ogni sera si scatenano in danze fino alle tre di notte.
In questo periodo, da quando ho iniziato a cercare casa in via Roma, ho capito come chi svolge una professione può influenzare i suoi clienti, gli altri esseri umani. Così come una classe politica o i presentatori televisivi inviano messaggi sull’etica e sui valori al nostro paese, così l’esercito degli agenti immobiliari continua ogni giorno nella sua opera di diseducazione e insediamento della paura. Gli agenti immobiliari determinano il significato della parola “ben abitata”, ci raccontano che avere come vicino un evasore fiscale è meglio di una famiglia di ristoratori che viene dalla Cina, che è più affidabile un politico corrotto che un gruppo di operai di colore, che è meglio il rumore del Suv che la litania di preghiera verso La Mecca al tramonto del sole.
Gli agenti immobiliari non hanno molto rispetto per i clienti che vogliono vivere in via Roma, credono che siano dei pezzenti, gente che non ha abbastanza soldi per comprarsi una casa in una via ben abitata, vicino a dove si fa shopping e dove non ci sono botteghe del kebab.
E non comprendono se gli spieghi che in via Roma si è al centro del mondo, in mezzo a persone che hanno ancora storie da raccontare e hanno ancora bisogno di aiutarsi ed essere aiutati. E che, forse, il futuro della nostra città si gioca proprio in strade simili a via Roma.
Ma contro gli agenti immobiliari c’è ben poco da fare. Ne dobbiamo tirar fuori tante di parole per contrastare la loro azione quotidiana, martellante, che sta cambiando la coscienza di ogni persona che cerca casa. “Guardi io ho una casa al numero 39 di via Roma – mi dice l’agente immobiliare – ma la devo avvisare che ci sono degli stranieri che ci abitano. Io cercherei da un’altra parte, ma poi lei è libero di scegliere, io mi sento in dovere di avvisarla.” Sembra incredibile ma nei giornali di annunci immobiliari ogni tanto appare già la scritta “vendesi casa ben abitata”, sono condomini dove è vietato l’ingresso agli stranieri. Tutto questo succede anche a Reggio Emilia.

Gianluca GrassiGianluca Grassi è coordinatore del Portale Giovani di Reggio Emilia. Si è occupato di giornalismo, comunicazione e associazionismo, è tra i fondatori della televisione di strada Telecitofono e dell'associazione Gabella che ospita la Scuola di Etica e Politica Giacomo Ulivi. Ha curato Madreperla. La casa che non c’era per Diabasis.
 

Commenti

  1. Quello che ho appena letto nel tuo articolo mi suona molto molto familiare. Sono arrivata a Milano nell\’aprile del \’71 dopo che mia madre e i miei fratelli hanno trovato una casa più grande per far venire su io e mia sorella piccola. Che fatica che hanno fatto! Nel condominio pseudo-signorile dove abitavano (per intercessione di una \"milanese\") nononostante all\’ultimo piano ci fosse una casa libera… non era libera per loro! sai arrivavano altre due ragazzine…alla fine hanno cercato in una zona dove la presenza di meridionali era più elevata…ma nonostante ciò che fatica! Buste paga, dichiarazione dei loro datori di lavori che erano persone rispettabili e in più referenze scritte di qualcuno che \"contava\" per fortuna avevamo dei compaesani nella polizia! La prima cosa che mi ha colpito quando ho aperto il mio primo giornale… le inserzioni di ricerca di lavoro… no meridionali! senza contare quello che mi sono sentita dire dalle mie colleghe del primo lavoro, le cose più cattive dalle colleghe meridionali \"integrate\" La cosa più terribile dell\’essere umano.. la perdita delle memoria.

  2. cinzia capelli

    grazie Gianluca per il bell’articolo che hai scritto e che che ho letto con estremo interesse.
    vedi sono cose che senti e che vedi attorno a te ma molto spesso non hai la capacità di comunicarlo in modo chiaro come hai fatto tu. Ma è proprio così, anch’io vivo con vicini provenienti da diverse parti del mondo e mi trovo molto bene, mi sembra di essere sempre in viaggio. ma spesso trovo amici e colleghi che mi guardano impauriti, chiedendomi “ma non hai paura??”. Ebbene no non ho paura.
    Ciao cinzia

  3. pedro radi

    Basta con le discriminazioni. Fate bene a dirlo. Il mondo è o sarà o dovrebbe essere uguale. Noi accettiamo loro, e loro accettano noi (?), dobbiamo andare nel loro paese e vedere come ci accettano loro. Lo sforzo sarà ricompensato.Esportiamo il nostro amore e saremo felici di vedere come loro ci sorrideranno quando avranno una democrazia onesta e che separa i denaro dal potere. Forza avanti tutta.

  4. Osvaldo Lamperti

    Questo è un articolo bellissimo che ci fa riflettere su quanta strada ha fatto nel nostro paese la \"incultura\" della paura verso il diverso.
    Mi ricordo i tempi non lontanissimi quando a Milano e distorni non era difficile imbattersi in cartelli con le seguenti scritte: \"Affitasi: No meridionali\" e \"Vietato l\’ingresso a cani e meridionali\".
    Del resto il razzismo riguarda anche i ceti sociali italiani non capitalistici, in particolare, la classe lavoratrice, segregata in quartieri \"ghetto\" nelle periferie delle città, prive dei più elementari servizi, dopo essere stata espulsa dalle aree centrali per far posto alla residenza di lusso e alle funzioni più rappresentative della grande borghesia imprenditoriale.
    Insomma, è la solita storia: ogni occasione è buona per applicare il vecchio principio romano del \"dividi e impera\", per dominarci e sfruttarci tutti e tutte senza nessuna distinzione di sesso, di razza o di religione.
    Purtroppo anche fra la grande massa degli sfruttati italiani c\’è sempre chi ci casca, facendo il gioco degli sfruttatori.

  5. Caruso Emilio

    TERRIBILE! E’ l’unico aggettivo che mi sovviene dopo la lettura dell’articolo di Grassi! Sono un Agente Immobiliare e cercavo su Internet informazioni per migliorare il mio approccio alla clientela verificando quali erano le principali contestazioni che vengono rivolte al nostro modo di operare. Ho aperto per sbaglio questa terribile pagina in cui leggo una “summa” delle trite e ritrite banalità, generalizzazioni e dichiarazioni pseudo terzo mondiste, pseudo anti razziste, pseudo buoniste ed inoltre demagogiche, pietistiche e anti storiche che certi personaggi della moribonda sinistra continuano a propinare a ai propri lettori o ascoltatori, i quali sono, per la maggior parte, in buona fede! D’altra parte i Grillo, i Travaglio e Compagnia hanno fatto i soldi (e tanti, tantissimi)con questo metodo. Non credo che ci sia interesse ad un dialogo aperto sul tema proposto. Nel caso sono a disposizione. Poichè non sono daccordo con l’estensore del tristo articolo sò già che verrò tacciato di fascismo, berlusconismo, leghismo ed altre amenità del genere. Dal ’68 d’altra parte, siamo abituati a questo modo “democratico” di suddividere le persone e le loro opinioni!

  6. Gianluca Grassi

    Cordiale dott. Caruso,
    il dialogo è aperto… Insomma, lei può certamente portare le sue esperienze, le sue storie. Come d’altronde lo sono in quanto ho scritto qui sotto, per un fatto che si è ripetuto in fotocopia in ben 7 agenzie immobiliari della mia città. Se non ci crede, o le sembra “soltanto” terzo mondismo, chieda ai miei concittadini.

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