Il governo francese, cugino monovulare di quello italiano, ha dichiarato guerra a Rom e Sinti (zingari è nome spregiativo inventato nel secolo scorso) in vista delle elezioni per accaparrarsi una mangiata di destra. A Roma, il sindaco bacia-pantofole pontifice, Alemanno, rade al suolo i campi Rom che sono indecenti e li sposta sempre più in là. Il Vaticano ha fatto capire «in francese», la lingua diplomatica del passato, che certe cose non si fanno. Visto però che si è scomodato il papa ed era già alla finestra, poteva anche dire due parole più forti e non solo «alludere». Avremmo voluto sentire altre parole, come per esempio:
Sono immorali i governi che siedono nella Ue e fanno pulizia etnica dei loro stessi popoli. L’Italia ha un governo che un giorno sì e l’altro pure fa i gargarismi con «le radici cristiane», vuole l’Europa cristiana e poi tratta i Rom come topi, appalta le stragi di masse di immigrati alla Libia, accoglie come profeta il dittatore Gheddafi il capo del governo italiano che si prostra al servile baciamano. Chi fa queste stragi non è diverso da Milosevic & c. accusati di genocidio. Una civiltà cessa nel momento in cui stacca la spina della memoria: 500 mila Rom nei forni crematoi con la complicità dei fascisti, antenati del sindaco di Roma. Dimenticare questa realtà è l’inizio della morte della civiltà occidentale, se mai ne è esistita una».
Poiché non possiamo stare alla finestra e non possiamo solo indignarci, inviterò i Rom nella mia chiesa dove ascolteremo la loro cultura, le loro voci, i loro cuori, i loro bambini, il loro dolore, la loro speranza, il loro disgusto per una nazione che continua a dichiararci civile e cristiana e invece è solo latitante, berlusconista, leghista, xenofoba e prossima alla dissoluzione. Negare il diritto ad un solo Rom, significa uccidere la civiltà nel suo insieme e condannare i propri figli al sopruso e alla illegalità. I Rom sono sempre i primi della lista colpevoli di ogni evento eversivo e le accuse ingiuste e false cadono come pioggia torrenziale: rubano ovunque, anche i bambini. Se un italiano senza casa, senza lavoro, affamato, con figli da sfamare, rubasse alla grande, la morale cattolica lo assolverebbe perché «in stato di necessità»: chi ruba per sfamarsi non commette delitto.
La Valbisagno in Genova è un modello esemplare di diritti, civiltà e integrazione, attraverso la presenza civile di Umanità Nuova, Opera Nomadi, Sant’Egidio, il regista Pino Petruzzelli e le Associazioni di Volontariato di Molassana e Prato. Tra loro, eccellono come fari nella notte, Giusy Giani e Giordano Bruschi, veri profeti e tutori degli ultimi: con la loro laicità nutrita di Costituzione, molto hanno da insegnare a cardinali, vescovi e preti. Desidero dire che essi insieme al responsabile del campo Nomadi di via Adamoli, Ismet Cizmic, sono un onore per Genova perché sono il segno che dove l’incontro è privo di pregiudizi e carico di serietà, l’integrazione è acqua fresca che scorre per dissetare chiunque voglia un sorso di vita e di autentica civiltà.
In questa settimana, a Genova, avviene la kermesse di tre giorni «La notte bianca» che a differenza degli altri anni coinvolge tutta la città. Capisco le ragioni di questo evento, anche se mi sento estraneo ad esso. Sabato 11 settembre in piazza delle Vigne per iniziativa del professore. Nando Dalla Chiesa vi sarà anche un momento dedicato ai diritti, con interventi e spettacoli. Io dedicherò lo spazio a me riservato ai Rom, gli ultimi nella scala sociale, i primi nel cuore di Dio secondo la tradizione di Gesù e del suo Vangelo. La Valbisagno riscatta la nostra città, ma forse la nazione tutta, perché ci apre alla prospettiva che con i Rom si può stare e mangiare insieme.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).