Mentre la manovra del governo d’emergenza dissangua i pensionati, la partitocrazia continua ad aumentare la distanza tra sé e i cittadini depredandoli di un liquido ancora più prezioso del sangue: l’acqua. Come sarebbe accaduto pochi mesi dopo con la legge elettorale, il 13 giugno scorso lorsignori si apprestarono a salire sul carro dei referendum per i beni comuni, contro il nucleare e contro la privatizzazione dell’acqua. Lo straordinario risultato ottenuto da comitati locali apartitici e associazioni ambientaliste venne festeggiato a suon di manifesti esultanti: “Grazie italiani”, firmato i partiti di centrosinistra.
Un’ipocrisia mai digerita dai (veri) promotori dei referendum. Diffidenza che oggi si rivela fondata: la settimana scorsa ben 57 sindaci toscani hanno deciso, all’unanimità, di prorogare fino al 2026 (!) la concessione della gestione degli acquedotti ai privati di “Acque”, società le cui azioni sono per il 55% suddivise tra i Comuni della zona di Pisa (Ato2), mentre il restante 45% fa capo interamente alla società ABAB Spa, a sua volta controllata da Acea Spa, Suez Environnement S.A., MPS Spa, Vianini Lavori Spa, Degrémont Spa, C.T.C. Scarl.
La stessa cosa succede nel Medio Valdarno (Ato3: Firenze, Prato, Pistoia, Arezzo). Qui la società che, in barba alla volontà popolare, continuerà a gestire l’acqua e riscuotere le bollette si chiama “Publiacqua”, un nome che già di per sé è una presa in giro: se è vero che Publiacqua è pubblica al 60%, è altrettanto vero che la quota restante è in mano alla Spa “Acque Blu Fiorentine”, di cui la solita Acea Spa detiene il 68,99%. Le altre quote sono delle Spa Ondeo Italia (22,83%), Mps Investments (8%). Il residuo 0,18% è detenuto dalla bolognese CCC (Consorzio cooperative costruzioni, società indagata per il sistema Sesto-Penati), da Vianini lavori Spa e dal Consorzio toscano cooperative (CTC).
Addentrandosi nei fili delle varie compagini societarie si scopre che a farla da padrone sono la società Acea, la banca Monte dei Paschi di Siena e il famigerato costruttore romano Caltagirone, suocero di Pierferdinando Casini. Ciò significa che i toscani in realtà pagano l’acqua al sindaco di… Roma! Acea è infatti una società controllata al 51% dal Comune guidato dall’ex missino Alemanno. In realtà il controllo pubblico si esprime unicamente nella spartizione dei vertici tra soggetti politicamente vicini: gli uomini forti di Acea sono Francesco Gaetano Caltagirone, Giancarlo Cremonesi (presidente della Camera di commercio di Roma) e Marco Staderini (amministratore delegato di Acea, ex-consigliere Rai e presidente di Lottomatica. I soliti liberisti all’italiana: “prenditori” di risorse pubbliche che – grazie a un sistema bancario complice – in vita loro non hanno mai dovuto fare i conti con il libero mercato e, perciò, con la concorrenza. Una volta li chiamavano ladri, anche senza bisogno di sentenze. Oggi si chiamano furbi.
Le amministrazioni toscane (quasi tutte targate centrosinistra) si giustificano dicendo che loro in realtà sono per la “ripubblicizzazione” dell’acqua. Sì ma quando? Non ora… Passa la linea del sindaco rottamatore Renzi, già oppositore dei referendum. L’opinione dei leader nazionali non è pervenuta (silenzio assenso?) Peccato che Firenze sia la città d’Italia dove l’acqua è più cara: 478, 05 euro all’anno. Milano la più economica con 115,36, cinque volte meno cara. Ma è l’intera Toscana a detenere il record negativo delle bollette: 369 euro all’anno contro una media nazionale di 270. Sarà per questo che, illudendosi di condizionare governo nazionale e amministrazioni locali, un milione e 770 mila cittadini toscani parteciparono in massa ai referendum di giugno contribuendo alla vittoria dei Sì. Ma non avevano fatto i conti con la miriade di società miste nei cui consigli d’amministrazione spesso siedono (riscuotendo lauti gettoni…) decine di riciclati della politica.
Come cantava il Vasco nazionale: “sì stupendo, mi viene il vomito, è più forte di meeee…”.
Riccardo Lenzi (Bologna 1974) è redattore e free lance. Ha scritto due libri: "L'Altrainformazione. Quattro gatti tra la via Emilia e il web" (Pendragon, 2004) e, insieme ad Antonella Beccaria, "Schegge contro la democrazia. 2 agosto 1980: le ragioni di una strage nei più recenti atti giudiziari" (Socialmente, 2010)