A 35 anni dalla nascita del femminismo e dalla scelta di identificare nell’uomo l’avversario o addirittura il nemico, il neo movimento delle donne visto in Piazza del Popolo a Roma qualche mese fa e oggi a Siena, nonostante l’urgenza dello slogan di riferimento, sembra prendersela abbastanza comoda e rimanda all’autunno per un approfondimento “della coscienza di sé delle donne”.
L’impressione è che si riparta da zero, che ci sia una grande confusione sul “che fare”, anche se vi è una nota di grande maturità, che è quella di aver fischiato le donne dei partiti (Turco, Perina, Bongiorno, Bindi) che all’interno dei rispettivi partiti non hanno fatto nulla per meritarsi la riconoscenza delle donne, e sono lì a rappresentare partiti fasulli, con un piede nella fossa, senza futuro.
Continuo a pensare che sia un errore insistere su una questione di genere se si vuole fare politica con la P maiuscola, e affrontare i problemi della crisi, del precariato, della disoccupazione, dell’ambiente, dell’energia, dei rifiuti, della salute, della pace, in presenza di una globalizzazione feroce che promette salari più bassi per tutti, più carichi di lavoro, più precarietà, divieto di sciopero.
Oggi vi è l’urgenza di occupare l’enorme spazio politico che si è creato in Italia, dopo che i partiti si sono chiusi nel Palazzo e nei compiacenti salotti televisivi, e da tempo non sono più in grado di rappresentare i bisogni della popolazione, da cui si sono distaccati, come dimostra la vicenda dei referendum, promossi e vinti da centinaia di comitati, rete, associazioni, che si sono presi sulle spalle il peso di decidere il proprio destino, facendo di colpo apparire tutti i partiti vecchi e fuori gioco.
Noi tutti, donne e uomini, viviamo oggi in un paese profondamente in crisi, con una corruzione così diffusa da sembrare quasi la regola, dove la politica si intreccia con affari, mafie, massonerie, Vaticano, in una situazione debitoria che non ci permette di considerarci più un paese indipendente e sovrano, non solo perché siamo occupati da basi militari straniere, ma perché in ogni momento la speculazione finanziaria che ha comprato i nostri buoni del Tesoro può farci fallire e gettarci nella bancarotta.
La questione vera è che tutti i vecchi partiti sono corresponsabili di questa situazione, PDL e PD in particolare. Nessuno ha proposte alternative per uscire da una crisi di sistema che ha bisogno del rinnovamento totale della nomenklatura, di nuove strategie, di nuove regole, di proposte dal basso tipo salario sociale di disoccupazione di 500 euro, referendum propositivo, una nuova legge elettorale con l’adozione immediata della migliore cura di salute pubblica anticricche, che è quella di rendere ineleggibile chiunque abbia percorso due legislature.
Io chiedo a tutte le donne di fare politica in questa direzione e guadagnarsi sul campo credibilità e ruoli di responsabilità, lasciando da parte le cosiddette “quote rosa” che appaiono concessioni paternalistiche.
Paolo De Gregorio, nato a Roma, ha lasciato l'attività professionale e la grande città: oggi abita in Sardegna, dove ha realizzato un orto biologico. Partecipa alla vita politica e sociale pubblicando on line riflessioni e proposte.