“La mia impressione è che Grillo abbia paura di non sapere coordinare il movimento a livello nazionale e alimenta guerricciole”. “I tempi berlusconizzati, in cui nemmeno il clero sa vedere con gli occhi del bene comune, impongono non di delegare ma di cominciare una lotta partigiana a partire dalle nostre coscienze e dai nostri cuori”
Vorrei dedicare questo spazio a un «fenomeno» che riguarda Genova e la Liguria ma anche l’intera Nazione. Il fenomeno è Beppe Grillo e il «Movimento a Cinque Stelle» che egli ha lanciato da Milano il 4 ottobre 2009 e al quale ho avuto l’onore di partecipare. Per la filosofia kantiana il «fenomeno è ciò che appare» e si relaziona al «noùmeno» che resta non solo invisibile, ma inconoscibile. A Milano ho visto sete di giustizia e di verità straordinari in un pubblico la cui età media era sotto i 40 anni. Ho constatato che il bisogno di «Politica» è autentico e diffuso, ma impossibile da fare proprio perché i politicanti di turno e i corrotti di professione hanno elevato una siepe di gomma tra di essa e la gente comune. Il parlamento è ridotto a salvacondotto di ricercati, fannulloni, prezzolati, venduti e schiavi di chi paga meglio. Il programma del «Movimento Cinque Stelle» è il programma del futuro che è già cominciato, anche se pochi se ne accorgono e da lì bisogna prima o poi passare.
Eppure! Eppure a me pare che Grillo abbia paura di dare «forma e bellezza» al desiderio di Politica che chiede ed esige un’organizzazione leggera, ma reale; austera, ma decisa; forte e solenne. Mi è parso che il Movimento «liquido», in cui ogni regione, ogni gruppo, ogni Meetup «faccia da sé» corra il rischio di una implosione, di una realtà «sfilacciata» che può raggiungere qualche apprezzabile risultato locale, ma alla lunga rischia di stancare più di quanto non induca ad «incontrarsi» per cambiare le cose. In un tempo berlusconizzato, dove tutto precipita verso il sottofondo dell’abisso che assume la forma di un buco nero che tutto trita e tutto deforma, urge esserci «adesso». In Campania la destra è esplosa sulla camorra; nel Lazio la sinistra finisce in trans, Berlusconi parte all’ultimo assalto della Costituzione per salvare se stesso dalla galera e dal fisco. Se Grillo va di questo passo, arriverà in porto forse tra 200 anni. Lunga vita a Beppe, ma la giovinezza è una malattia che passa presto con gli anni.
La mia impressione è che Grillo abbia paura di non essere in grado di coordinare il Movimento a livello nazionale e brucia enormi potenzialità e alimenta guerricciole tra i Meetup, come avviene a Genova, dove nessuno sa a chi fare riferimento, col rischio di infiltrazioni spurie che sanciranno la morte del Movimento, senza un controllo al microscopio. E’ questo, io credo, il momento di fare Meetup ad ogni livello, dare forma agli entusiasmi, volto e indirizzo ai bisogni di civiltà politica e giuridica che promana dal Paese intero. Non puoi, caro Beppe, limitarti ad una encomiabile testimonianza, perché ora due belle Signore, Donna Democrazia e Donna Costituzione, hanno urgente bisogno di sostegno e di badanti onesti, austeri e credibili. «Adesso». Altrimenti la deriva è il qualunquismo senza speranza, la rassegnazione senza forza e la morte senza nemmeno una lapide di riconoscimento.
In questi tempi berlusconizzati, orfani di opposizione anche eufemistica, in cui nemmeno il clero sa vedere con gli occhi del «bene comune», offuscati come sono dall’idolo degli equilibri istituzionali (?!), occorre la decisione della responsabilità e l’invito a radunare uomini e donne forti per la missione di servire il Paese. Se nemmeno il prof. Enrico Musso, liberale convinto, trova disdicevole candidarsi a sindaco di Genova nelle liste di Berlusconi, non credi, caro Grillo, che il Superiore Interesse Etico a Cinque Stelle, imponga a ciascuno di noi non di delegare, ma di cominciare la lotta di liberazione partigiana a partire dalle nostre coscienze, dai nostri cuori e dalle nostre paure? Tu, caro Beppe, lo devi all’Italia che ti è venuta dietro e aspetta di essere convocata per fare le pulizie di Pasqua. Lascia la prudenza ai preti di mestiere e corriamo a servire l’Italia e con essa un Mondo senza muri.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).