Sono indignato perché mi vergogno del governo, sono muto e grido in piazza senza nascondermi. La mia generazione vuole lottare senza usare armi
20-10-2011
di
Filippo Garlanda, 31 anni, Bovezzo (Brescia)
Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo (Mahatma Gandhi).
Sono indignato. Sono indignato perché mi vergogno di chi ci governa. Perché chi ci governa usa lo Stato, lo Stato che siamo tutti noi, fatto di lavoro diritti testa e cuore nostri, per fare i suoi interessi personali. Perché chi ci governa distrugge lo Stato, giorno dopo giorno, decreto dopo decreto, condono dopo condono, una parola dopo l’altra.
Oggi mi rendo conto che sono anche muto. A Roma, il 15 ottobre 2011, hanno tolto il volume della mia voce, della nostra voce che parlava con la testa e col cuore di lavoro e diritti nostri. Hanno tolto il volume sfondando una vetrina dopo l’altra, scagliando un sasso dopo l’altro, bruciando un’auto dopo l’altra, hanno tolto il volume coprendosi un volto dopo l’altro.
Noi siamo la voce che grida nella piazza. A viso scoperto. I nostri eroi sono persone che la rivoluzione l’hanno fatta occhi negli occhi, firmando col proprio nome parole e azioni, pagando in prima persona. Noi siamo ancora la voce che grida nella piazza. Gridiamo parole che bruciano, parole più pesanti dei sassi, parole che per noi significano. Noi, disarmati, continuiamo a lottare.