I giochi sembrano fatti ed è «fatto» anche il PD. Il partito ha votato in parlamento Michele Vietti-UDC come membro laico (tenetemi che scoppio dal ridere!) del Consiglio Superiore della Magistratura e il giro di boa è completo e il PD perde ogni credibilità non solo di fare finta di stare all’opposizione, ma di esistere come partito. Valutino i «soloni» dell’inciucio se un Vietti val bene una messa da medico della mutua. Sembra inoltre che l’accordo tra D’Alema e Casini, cioè due simili e per giunta omeopatici, preveda che Vietti diventi Vice presidente del Consiglio stesso. Se così fosse, il colpo di grazia alla giustizia sarebbe totale e senza anestesia. Il PD è la pallottola calda usata da Berlusconi per assassinare l’indipendenza della Magistratura: un colpo secco di UDC al cuore della Giustizia.
Michele Vietti è vicepresidente dei deputati Udc alla Camera e fu sottosegretario alla Giustizia del ministro leghista Castelli; basterebbe solo questo accreditamento per garantire la sua ineleggibilità per motivi etici, politici e di opportunità. Pare invece che Bersani voglia un siglare un patto con Casini: voglia cioè impiccarsi da solo; per questa strada perderà la maggior parte delle persone che ancora fremono di sdegno e di indignazione per l’inesistenza politica del PD.
Con Vietti vicepresidente del CSM Berlusconi è garantito a vita e anche oltre la morte. Egli infatti fu uno dei padri ignobili della depenalizzazione del falso in bilancio (2001), permettendo l’assoluzione di Berlusconi al processo «All Iberian» perché «il fatto non costituisce “più” reato». Sì, la risposta è giusta! Il falsificatore di professione di bilanci, l’esportatore di valuta, il corrotto e corruttore per vocazione non fu assolto perché «il fatto del falso in bilancio non costituisce reato», ma perché «non lo costituisce più». In altre parole: non può essere processato perché la legge che depenalizza il falso in bilancio, promossa da Vietti, è stata abolita. Caro PD, dimmi con chi vai e ti dirò che sei.
Vietti è stato per cinque anni nel governo Berlusconi, appoggiando e approvando ogni nefandezza con un pelo lungo dieci metri sulla coscienza e sulla morale, salvo sfoderare queste armi contro le coppie di fatto, i conviventi, i tossicodipendenti e gli omosessuali. Bevono sentina da mattina a sera e starnutano all’odore di acqua aromatica. Nel 2004 ha dichiarato con candore da bambino di prima comunione, vestito di bianco con gli occhi arrotati da estasi: «Sono contrario a cambiare di nuovo il falso in bilancio: una nuova riforma farebbe sospettare che la precedente sia stata fatta per salvare dal processo qualche imputato particolare». Ammissione di colpa non chiesta, accusa manifesta. Ammette spudoratamente che ha varato la legge per il suo capo-padrone-sultano, disposto a strisciare anche sottoterra pur di avere una poltrona a disposizione, magari a doppia piazza e comodino incorporato.
Nel 2010 presenta un emendamento per protestare contro il legittimo impedimento, ma – udite! udite! – che protesta: il suo emendamento prevede la sospensione dei processi «solo per il capo del governo»; evidentemente per non dare l’impressione che la legge non sia solo per salvare il solito capo-padrone-sultano-mafioso, ma è per tutti. Tutti infatti, io, «tu, tu pare, to mare ta zia» prima o poi si diventa presidenti del consiglio e si può avere bisogno del legittimo impedimento. Per la miseria! un po’ di lungimiranza. Come fa il PD, se è sano di mente, a pensare che possa votare un essere simile? Come può solo immaginare di andare a braccetto con Casini? Perché deve andare sempre a rimorchio di qualcuno per scendere sempre più in basso?
La politica è l’arte della convergenza e non del compromesso ed è arte se riesce a trovare un equilibrio su principi generali e su persone irreprensibili, non su interessi schifosi e su manovre di equilibrismo indecente. Possibile che i dirigenti del PD non si accorgano che Berlusconi li vuole estromettere del tutto dalla vita politica e sociale del Paese? Non si rendono conto che votare Vietti o accordarsi con l’UDC può fare gli interessi di D’Alema e del suo furbo fratello Berlusconi, ma fa un genocidio nella base del partito e tra coloro che ancora adesso, nonostante tutto, sperano ancora che almeno un po’ questo partito «risorga» e si ritrovi opposizione netta, feroce, senza scampo, senza contratti, senza compromessi, senza accordi sottobanco?
Era l’ultimo avviso al PD! Votato Vietti al CSM, può dire definitivamente addio ad una parte rilevante della sua base, quella che contrasta Berlusconi e i suoi manutengoli, i fascisti, i finiani che sono fascisti, i clericofascisti, i dalemiani che sono gli UDC che sono il peggio del berlusconismo avvinazzato. No! non possiamo accettare questo degrado e il PD se ne accorgerà alle prossime elezioni fra due anni, se non fanno cadere prima il governo, come è prevedibile, per togliere di mezzo Fini e il referendum sull’acqua che li angoscia per la sua forza dirompente.
Se qualcuno può recapitare questa mia ai dirigenti del PD, forse fa loro un favore.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).