Povero papa di Pacem in Terris, 68 anni dopo Rodolfo Graziani, ultimo ministro in divisa della storia d'Italia, un'altra divisa al governo. Un sollievo: meglio un soldato vero che la vana gloria militare dell'ex Ignazio Benito La Russa
Chissà se il nuovo ministro-ammiraglio potrà liberare Giovanni XXIII: La Russa e i vescovi militari gli hanno imposto di proteggere le forze armate
17-11-2011
di
Ippolito Mauri
Un ministro in divisa fra i “tecnici” del professor Monti: Giampaolo Di Paola, capo di stato maggiore della Difesa, fino a tre anni fa guidava il Comitato che riunisce 26 paesi della Nato. Gradi e medaglie coprivano il petto. Dopo il maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, ministro nella Repubblica di Salò ( ultima trincea di Mussolini ), ecco il primo militare a sedere al tavolo di governo. Sono passati 68 anni, Monti stava per nascere, insomma, noi un po’ cambiati, eppure se invochiamo il ritorno delle alte uniformi vuol dire che lo sconforto è profondo: meglio un ex ammiraglio dalla divisa ancora tiepida che l’avvocato Ignazio Benito Maria La Russa, signore della guerra.
Ha vissuto gli anni da ministro con l’entusiasmo di un combattente al quale, pur negata la fortuna di battersi al fronte ( come annunciano cultura e nome che lo accompagnano ) conquista la fiducia di chi programma bombe e invasioni. Le spiate di Wikileaks rivelano l’idillio coi falchi del Pentagono. Messaggi segreti tra l’ambasciata di Roma e il ministro della difesa Robert Gates. “Stai per incontrare La Russa. È l’uomo giusto. Strenuo difensore dell’aumento delle spese militari e sostenitore dei comuni interessi nella sicurezza transatlantica… Una rarità in Europa. Uomo chiave per conseguire gli obiettivi di potenziamento delle basi Usa nel territorio italiano. Con lui al governo faremo richiesta del riconoscimento giuridico della nuova stazione Usa Navy di Gricignano, Napoli, supporto logistico per i comandi nel Mediterraneo. Ci aiuterà a smuovere gli ostacoli che frenano il progetto Muos a Niscemi, Sicilia”.
È il centro telecomunicazioni via satellite che riunice le cittadelle armate del pianeta. . La Russa si è spazientito per le solite lagne delle popolazioni attorno alla base: macché pauroso inquinamento elettromagnetico, aria sana come in montagna. “Ci sta dando aiuto a fare un passo avanti col presidente della regione Lombardo: il suo ufficio nega le autorizzazioni”. Al Pentagono sperano bene, ed hanno ragione. Missione compiuta: l’11 maggio Lombardo e il suo assessore all’ambiente ripetono come pappagalli le garanzie del ministro: nessun pericolo, andate avanti. Adesso arriva un tecnico che sa così è la guerra: speriamo possa salvare dalle casse quasi vuote i miliardi messi in bilancio dal signore che lo ha preceduto. Quei bombardieri con testate nucleari pesano nella contabilità dei disastri italiani per 17, 20, 22 miliardi, prezzi che si gonfiano man mano che la progettazione avanza.
Non sarebbe il caso di rimandare l’acquisto ad anni spensierati per versare almeno gli spiccioli nei serbatoi delle polizie che non hanno benzina ? Purtroppo impossibile fermare l’acquisto dei Predator ultima generazione, due già arrivati con radar e motore di ricambio. In fondo solo 15 milioni. Possiamo bombardare i nemici senza pericolo: i nostri piloti restano a casa. La perdita di La Russa non rallegra l’industria pesante. Interlocutore perfetto sul filo della tracotanza quando nel blog annuncia la promozione di Giovanni XXIII a “patrono delle forze armate”. Il ministro accoglie con entusiasmo la proposta del generale arcivescovo Vincenzo Pelvi, guida dei cappellani militari. Ed ecco il papa della Pacem in Terris comandato a vegliare sui professionisti delle armi per aver risposto al servizio militare duranta le prima guerra mondiale in sostituzione del fratello Zaverio costretto a mantenere la famiglia col lavoro nei campi. “Combatte” negli ospedali militari e annota nel diario che “per fare la guerra bisogna essere matti”. Preghiera al nuovo ministro: non sarebbe il caso di liberarlo?