"Per caso" tornano petrolio e invasione cinese. Da anni Pechino mantiene migliaia di soldati nel continente nero: il 30 per cento del fabbisogno energetico cinese arriva dalle riserve africane. E i massacri e gli stupri degli estremisti cristiani sono ignorati da tempo immemorabile. Dopo la caduta di Gheddafi invece...
Nuove guerre: adesso gli Stati Uniti vogliono “salvare” l’Africa dalla Sharia dei fondamentalisti cristiani
31-10-2011
di
P.D.
Racconta John Pilger, celebre giornalista del Guardian, dell’Independent e molti altri, che gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di nuove truppe in Africa.
“La prima nazione a beneficiare della trasferta militare è l’Uganda, dove “l’aiuto umanitario” (parole di Obama) è vòlto a combattere la stravagante LRA, “Esercito di Resistenza del Signore”, che vuole instaurare una specie di sharìa cristiana basata sui dieci comandamenti. Siccome questi sant’uomini combattono a suon di stupri, rapine e saccheggi contro donne e bambini, bisogna pur fermarli. Pilger ricorda che però la LRA non è mai stata così debole come oggi, e che per 24 anni le sue atrocità sono state bellamente ignorate. E’ la richiesta di aiuto del Presidente Museveni che non può essere ignorata, visto che Museveni oggi torna utile per combattere a sua volta i fantomatici ribelli della Somalia”.
Ma non basta: altre truppe saranno presto inviate in Sudan, Congo e Repubblica Centrafricana. Secondo Pilger, il vero nemico è la Cina. L’Africa è la storia dei successi della Cina. Dove gli americani hanno portato i droni e le destabilizzazioni, i cinesi hanno portato strade, ponti e dighe. Quello che vogliono sono le risorse, specialmente combustibili fossili. Con le più grandi riserve petrolifere dell’Africa, la Libia di Gheddafi era uno dei principali fornitori della Cina.E’ l’ennesima guerra africana? Non è detto. In Sudan sono posizionati da tempo migliaia di soldati cinesi, inviati colà per proteggere gli interessi petroliferi del loro Paese, che peraltro ha già mostrato ostilità verso le pressioni USA per imporre sanzioni al governo di Khartoum.
D’altronde, la Cina ricava il 30% del proprio petrolio dall’Africa, che comincia a considerare un po’ come area sotto il proprio controllo. A Novembre ha ospitato un summit di 40 nazioni africane, e ha concluso accordi petroliferi anche con la Nigeria e il Sud Africa. Ma il fulcro delle attività petrolifere cinesi è proprio il Sudan, dove Pechino possiede raffinerie ed oleodotti e da dove ogni giorno partono petroliere verso la Cina. Continua Pilger:
“Per più di un decennio gli USA hanno tentato di stabilire un comando sul continente africano, l’AFRICOM, ma è sempre stato rifiutato dai governi, timorosi delle tensioni locali che avrebbe causato. La Libia, e ora l’Uganda, il Sudan e il Congo, offrono un’ottima opportunità. Come i cablo di Wikileaks, e il Centro Strategico USA per l’antiterrorismo hanno rivelato, i piani americani per l’Africa fanno parte di un disegno globale in cui 60 mila forze speciali opereranno in 75 Paesi, che diventeranno in seguito 120. Intanto si annuncia il ritiro delle truppe dall’Iraq. Ritiro solo formale: in realtà, racconta la CNN, resteranno sul posto migliaia di contractor privati”.
(Servizio apparso sulla rivista online “Criticamente”)