Altri guai giudiziari per Nicola Cosentino, coordinatore del Popolo della Libertà in Campania e sottosegretario di Stato all’economia. Berlusconi non se l’è sentita di candidarlo a governatore mentre è in gestazione un nuovo ordine di custodia cautelare
Nicola Cosentino (detto Nick ‘o ‘mericano) è nativo di Casal di Principe (CE), il Comune descritto nel celebre libro di Roberto Saviano “Gomorra” come l’epicentro della camorra casertana e patria del clan dei casalesi, qui comincia nel 1978 la sua carriera politica quando a soli 19 anni viene eletto nel consiglio comunale. Due anni dopo, nel 1980, diviene consigliere della Provincia di Caserta, seguono incarichi importanti come assessore provinciale ai servizi sociali, alla pubblica istruzione e all’agricoltura per poi essere nominato nel 2008 deputato alla camera.
L’ascesa politica del leader pidiellino non sembra aver risentito di tutte le volte che il suo nome è stato associato ad ambienti camorristici, partendo da una parentela “pesante” con il boss Giuseppe Russo passando per i numerosi pentiti che lo indicano come il referente politico dei clan della camorra casertana. I pentiti che accusano il vice di Tremonti sono ritenuti attendibili dalla magistratura.
Dario De Simone, boss dei casalesi, lo accusa di essere una persona completamente a disposizione del clan.
Il boss Berando Cirillo ha riferito come negli anni ’80 Cosentino gli fu presentato come uno dei rappresentanti del Clan Bidognetti e che era quindi da appoggiare la sua candidatura per la carica ad assessore della provincia.
Il pentito Michele Froncillo lo accusa di aver intrecciato legami professionali con il boss Raffaele Letizia.
Carmine Schiavone ha affermato che Nicola Cosentino sarebbe legato ai casalesi fin dal 1982.
Il pentito Domenico Frascogna racconta come Cosentino facesse da “portalettere” per alcuni messaggi provenienti dal boss Francesco Schiavone.
Gaetano Vassallo lo accusa di aver partecipato attivamente all’affare rifiuti gestito dalla malavita casertana.
La procura antimafia di Napoli lo ha iscritto nel registro degli indagati perché sospettato di aver sostenuto e agevolato gli affari del clan dei casalesi ma lui ha sempre respinto le accuse incassando anche la solidarietà di molti compagni di partito nonché del premier Silvio Berlusconi.
Il 10 dicembre 2009 si è tenuto alla Camera l’esame della richiesta di arresto di Nicola Cosentino con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica ma la richiesta è stata respinta.
Negli ultimi giorni però l’incubo pentiti torna ad minacciare la serenità dell’uomo politico tanto che i pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci hanno presentato una nuova richiesta di arresto nell’ambito dell’inchiesta alla luce di nuove dichiarazioni da parte dei pentiti di camorra Luigi Guida, Michele Froncillo e Raffaele Piccolo.
Nella nuova inchiesta che coinvolge Cosentino l’ipotesi di reato è di corruzione in riferimento al ruolo svolto nell’Impregeco, un consorzio nato per la gestione del ciclo dei rifiuti e per l’autorizzazione illecita all’apertura della discarica di Lo Uttaro.
Luigi Guida, detto ’o ’ndink, ha iniziato la sua carriera criminale nel rione Sanità di Napoli dove è diventato boss, tra il 2001 e il 2005 ha ricoperto il ruolo di reggente del clan Bidognetti. Interrogato dai giudici ha affermato che stretti rapporti legavano Cosentino e gli imprenditori Sergio e Michele Orsi per quanto riguarda la gestione degli affari illeciti della società Eco4, attiva nel settore dei rifiuti. “Fra Orsi, Bidognetti e Cosentino era una cosa sola” ha dichiarato Guida.
Michele Froncillo racconta degli interessi di Cosentino intorno alla legge 488 del ’92 concernente il finanziamento alle imprese all’interno del progetto di intervento straordinario nel Mezzogiorno. Froncillo dice che nel 2000/2001 i casalesi raccontavano in giro di come potevano illegittimamente scalare le graduatorie per poter accedere ai finanziamenti previsti dalla legge grazie all’intercessione di Nicola Cosentino e di un altro politico suo compaesano, Gennaro Coronella. In merito Froncillo afferma: “Nel 2000-2001 i vertici dei casalesi mi dissero che facevano propaganda e attacchinaggio per Cosentino e Coronella in cambio di appalti e subappalti”.
Raffaele Piccolo è il pentito che riserva maggiori sorprese, afferma infatti che Cosentino riciclava gli assegni provenienti dal racket delle tangenti per conto del clan. Il pentito si sofferma nel parlare in maniera particolareggiata di due assegni nello specifico, uno da 2.500 euro e l’altro da 7.500 euro. Era il 2003 e Vincenzo Schiavone disse a Piccolo che bisognava rivolgersi a Cosentino per cambiare quegli assegni in valuta “pulita”. I due si recarono a Casal di Principe e Schiavone si fece ricevere dall’onorevole, di ritorno dall’incontro Schiavone disse a Piccolo che tutto era stato sistemato.
Nonostante le nuove rivelazioni, forse anche memore delle aspre critiche di cui è stato fatto oggetto quando presentò la prima richiesta di arresto nei confronti di Cosentino al parlamento italiano, il GIP del tribunale di Napoli Raffaele Piccirillo il 12 gennaio ha respinto la richiesta di Milita e Narducci di inoltrare in parlamento una nuova richiesta di arresto.
Rimangono al centro dell’interesse della magistratura anche le intercettazioni telefoniche di conversazioni avvenute tra Nicola Cosentino e alcuni uomini collusi ad ambienti della camorra, intercettazioni per le quali il gip ha chiesto alla Camera il via libera per l’utilizzazione.
Si tratta di ben 46 conversazioni telefoniche, 24 di queste hanno come interlocutore Giuseppe Valente, ex presidente del consorzio Ce4 ed esponente di Forza Italia già finito in carcere con l’accusa di truffa e favoreggiamento alla camorra e condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi, e le restanti 22 con i fratelli Michele e Sergio Orsi (quest’ultimo ora deceduto in seguito ad un regolamento di conti interno alla camorra), gli imprenditori che gestivano l’azienda Eco4 ritenuta dalla magistratura funzionale alla camorra. .
Le telefonate sono già state utilizzate in una precedente inchiesta e hanno già prodotto il coinvolgimento di un altro esponente del Pdl, il deputato Mario Landolfi.
Ora si attende che il 28 gennaio la Cassazione si pronunci sulla richiesta di revoca dell’arresto ma nel frattempo cade, sotto il peso dei nuovi sospetti di collusione, l’ipotesi di una candidatura alla presidenza della regione Campania di Cosentino. Il politico campano si è visto costretto a fare un passo indietro e ritirare la sua candidatura in favore di Stefano Caldoro.
Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.