Sposa o puttana. Non si va molto più lontano da questo stereotipo quando si tratta di etichettare la condotta di una donna. E il desiderio dei maschi. Nomi importanti della politica e della cultura prendono la parola in vista della manifestazione di domenica prossima, 13 febbraio, spaccandosi (troppo e male) su concetti di perbenismo e di libero mercato del sesso
DOSSIER DONNE (4) – Per bene e per male. Ecco come i Palazzi e la gente classificano la “merce umana”
10-02-2011
di
Giancarla Codrignani
Il comitato per i diritti delle prostitute dice che andrà alla manifestazione del 13 febbraio con propri cartelli e con ombrelli rossi “perché rifiutiamo la divisione patriarcale tra Donne per bene e Donne per male”. A loro volta Franca Chiaromonte e Letizia Paolozzi ritengono che le ragazze di Arcore siano “usate” per mandare via l’attuale Presidente del consiglio: “Giusto obiettivo, ma che dovrebbe trovare altre gambe da quelle diciottenni per realizzarsi”.
L’ambiguità mediatica sul Berlusconi utilizzatore finale mostra che “quella stessa dignità rivendicata per le donne non viene accordata alle giovani frequentatrici di Arcore, trattate come merce tanto dal sultano quanto da chi gli si oppone, e ridotte sbrigativamente a «vittime» o «puttane» senza alcuna seria interrogazione sulla loro scelta, più o meno libera o più o meno asservita, di prestarsi a quel gioco” secondo Lea Melandri. E Luisa Muraro non ha firmato (“Ora basta”) a causa della discriminazione di quelle che non si prostituiscono e perché l’indignazione contro la miseria sessuale di uomini al potere deve venire dagli uomini loro vicini: “ricorrere alle donne è un espediente di vecchio stampo… truppe ausiliarie di una politica inefficace”.
Care amiche che avete preso le distanze dalla manifestazione del 13 febbraio contro chi governa fuori dai principi di legalità, si pronuncia contro la Costituzione e la magistratura, rende indecorosa l’immagine dell’Italia all’estero; ma anche vilipende il corpo elettorale fatto al 52% di corpi femminili e, a partire dal proprio, i corpi maschili, non vi capisco. Se sono le donne le prime ad alzare la testa contro “reati” a danno di ragazze minorenni, che ancora possono ignorare le conseguenze di certe loro “scelte”, perché questi distinguo?
Se il problema è il perbenismo in relazione alla libertà di vendersi, spero che avrete la stessa indulgenza per i maschi delle istituzioni, in particolare quelli che siedono in Parlamento e che nelle conversazioni privato/pubbliche, perfino alla presenza di giornalisti, chiamano “zoccole” le loro colleghe di recente “elezione”. E soprattutto per quelli che si prostituiscono per denaro – non con il “loro” corpo, perché il Presidente non è gay – passando da un gruppo all’altro e vendendo il proprio voto. Che singole e gruppi vadano alla manifestazione con slogan e cartelli propri è assolutamente legittimo, soprattutto in un movimento trasversale di donne non legate a discipline di parte.
La prostituzione è un problema che non è in questione ora e che ha visto opinioni diverse (a me resta problematico capire perché quando qualcuno sostiene che è “un mestiere come un altro”, si forma un tacito, grande imbarazzo se osservo che, “allora, è una buona opportunità per tua figlia”). Tanto più che resta la violenza criminale della tratta di donne che subiscono/accettano la prostituzione forzata. Né penso che Conchita De Gregorio volesse ignorare la necessità che gli uomini si rendano conto che è umiliata e ridicolizzata la loro sessualità: forse non tocca a noi parlare per loro (basteranno i cartelli critici). Comunque mi dispiace che, fermandovi su argomenti che, al momento, sono recuperabili nelle variegate forme di una manifestazione di cui non sono il focus, abbiate perduto un’occasione di fare politica comune per una società migliore. Migliore per i due generi. Dentro la quale far valere anche gli altri problemi.
Giancarla Codrignani, docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature