Com’è mutevole l’umana psiche. In un momento di disamore verso Colui che, abbandonata ogni cura del suo “particulare”, tutto s’è dato al nostro bene, mi venne spontaneo, un giorno, scrivere questo epigramma:
Silvio Berlusconi,
da enormi balle,
un mar di delusioni
nonché questa sonetto “in ANA” frutto d’improvviso accecamento ideologico
Il cavalier che nomasi Banana,
e tronfio s’en va, munito di bandana,
se ben lo vagli, con la mente sana,
campion lo eleggi della gente vana.
Così quand’esce dall’arcorea tana,
è sol per dir, con gracidar di rana,
la più nefanda o stolida panzana,
o per far doni ad una gran puttana
o per vantar i merti della “grana”.
Ben di lui disse il vate di Toscana
al quale chiesi dell’ilare Banana:
“Vita bestial ei mena e non umana,
e forse un giorno innalzerò peana
a chi gliel metterà, con opra piana,
là dove in maschio si trasmuta “ana”.
Epigramma e sonetto che oggi, reso più generoso dal clima vacanziero, trovo troppo puntuti e ingenerosi. Ragion per cui, ravvedutomi, cancello l’ingiusto fiele e innalzo questo doveroso peana:
Eja Eja Eja Cavaliere!
Sia lode eterna
A Chi cancellò balzelli più della morte iniqui.
A Chi, con corna e lazzi, ci fece ancor più lieti.
A Chi narrò festevole di Romolo e di Remolo.
A Chi sconfisse audace il trucido Alemanno.
A Chi privò l’Elvetico d’indegne rogatorie.
A Chi rese onorati malloppi ultramontani.
A Chi fe’ de’ bilanci un vago e lieto gioco.
A Chi ci offerse usbergo contro le infami toghe.
A Chi dal video svelse l’obbrobrio e l’abiezione.
A chi salvò dall’etere, il fido, il fico Fede.
Sia gloria dunque al Vindice, osanna sia all’Ultore!
E se talun, spregevole, protervo neghi il plauso,
ebben gli si ricusi affetto e guiderdone.
Gli tolga il Cavaliere quelle pensioni opime
che lieto ha già donato al popolo festoso
e quelle strade sgombre da ladri e meretrici,
e quegli audaci ponti sospesi sopra il mare
e quei trenin sbuffanti dall’Alpe al Lilibeo,
e tutti quei “passanti” forieri d’aria pura.
Saprà così, l’ingrato, che premio è sol concesso
a chi fra nostra gente non è per nulla fesso
E se vorrà per sempre il ben degli Italiani,
che gente gli è meravigliosa e rara,
prenda a sua guida l’ilare Schifani,
volti gabbana siccome il buon Ferrara.
Traverserà burrasche su salda navicella
avendo per sirena la voce di Apicella,
il mondo si godrà, dai monti al piano,
avendo a protezione l’intemerato Alfano
e giudici e finiani avrà in gran dispitto
così come comanda il sapido Cicchitto
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.