Fabio Cannavaro, ma quale aiutare i giovani, è solo smania di denaro
08-07-2010
di
Ivano Sartori
Le agenzie di stampa hanno battuto una notizia alquanto improbabile. Fabio Cannavaro, il trentasettenne difensore napoletano già capitano della nazionale, non avrebbe accettato di giocare nell’emirato di Dubai per vili ragioni monetarie, ma per un più nobile scopo. «Qui non c’è la pressione del campionato italiano e, inoltre, posso mettere la mia esperienza al servizio dei giovani».
D’accordo sulla prima parte dell’affermazione: nessuno lì ti fa pressione, se non il clima. Con il caldo che c’è da quelle parti o giochi indoor o scendi in campo di notte. L’idea di tirare su i pulcini dell’Al-Ahli, la squadra in cui giocherà, fa invece un po’ ridere. Nel Dubai, come negli altri emirati, nessun ragazzino vuole giocare a pallone. I soldi, i petrodollari per comprarsi le veline, già li hanno. Vogliono solo vedere lo spettacolo offerto dai campioni occidentali un po’ imbolsiti e possono permettersi di pagarli a peso d’oro.
Auguriamo a Cannavaro un felice tramonto, cullandosi nell’illusione di «aiutare i giovani». Si accorgerà comunque presto che a Dubai non ci sono né gli sciuscià da strappare al marciapiede né i cumuli d’immondizia lungo le strade. Laggiù tutto luccica e costa. Come il suo ingaggio. Sogni d’oro, Fabio.
Ivano Sartori, giornalista, ha lavorato per anni alla Rusconi, Class Editori, Mondadori. Ha collaborato all’Unità, l’Europeo, Repubblica, il Secolo XIX. Ultimo incarico: redattore capo a Panorama Travel.