Il mistero della nave dei veleni: dopo novant’anni può allungarsi di 7 metri?
04-11-2009
di
Susanna Ambivero
Il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, il 29 ottobre, hanno affermato che la nave al largo di Cetraro, in provincia di Cosenza, non è la Cunsky corredata dal suo pericoloso carico di 120 fusti di materiale radioattivo come ha affermato il pentito Fonti fin dalle sue dichiarazioni datate anno 2000, dichiarazioni che non hanno quasi mai sortito reazione alcuna da parte delle istituzioni.
Secondo gli esponenti di governo si tratterebbe in realtà del Catania un piroscafo passeggeri costruito nel 1907 e silurato dai tedeschi nel 1917 . Questo è stato dimostrato, secondo il loro giudizio, dalle ricerche effettuate dalla nave “Oceano” inviata dal Ministero dell’Ambiente in Calabria.
Dunque il pentito Fonti è stato in grado di indicare il luogo esatto di un relitto sottomarino sconosciuto fino ad ora ma si è confuso sul nome.
Per la Prestigiacomo e Grasso il caso è chiuso, per qualsiasi altra persona no, per il pentito Fonti che ora si trova nella situazione di non ricevere più nessuna protezione in quanto considerato collaboratore non attendibile, ancora meno.
Sono tante le incongruenze che stanno emergendo con il passare dei giorni.
Secondo i registri navali le coordinate che indicano il posizionamento del relitto del “Catania” sono 39.32 N ; 15.42 E. Le coordinate del punto in cui è stato calato il robot della Copernaut Franca che ha individuato un relitto il settembre scorso, sono 39.28.50 N ; 15.41.57 E. Tentando di spolverare le mie reminiscenze di carteggio navale questo sta ad indicare che i due relitti si trovano a circa 3 miglia navali di distanza ossia quasi sei chilometri, roba che se si commette un errore di rotta del genere a bordo di una nave ci si ritrova spiaggiati in quatto e quattrotto.
Le immagini che sono state inizialmente diffuse dalla Regione Calabria che mostravano una nave lunga più di 100 metri e larga 20, con un grosso squarcio a prua dal quale fuoriesce un fusto, cosa ci mostravano? Le immagini sono nitide, si vede un mercantile che sembra costruito dopo gli anni ’50 adagiato su un fianco e coperto da reti. Si è trattato di un’allucinazione collettiva?
Se così fosse ne sono stati vittima anche personaggi illustri come procuratore di Paola Bruno Giordano che, prima che il fascicolo di indagini gli fosse tolto dalle mani, aveva dichiarato “Se sia davvero la nave di cui parla il pentito Fonti, questo lo dirò solo quando avremo tutte le prove. Certo, una serie di elementi lo fanno pensare: la lunghezza complessiva, la relativamente recente costruzione, perché non presenta bullonature ma le lamiere sono saldate, il fatto che non sia registrata come affondata, tutto ciò fa pensare che sia una delle tre navi indicate dal pentito”.
Anche uno dei più grandi esperti in inchieste riguardanti navi contenenti veleni e fatte affondare, il procuratore Nicola Maria Pace, aveva commentato nei giorni precedenti al comunicato ufficiale del ministro Prestigiacomo e del procuratore Grasso “si riproduce e si sovrappone, con una precisione addirittura impressionante, agli esiti di indagini che ho condotto proprio come procuratore di Matera, partendo dalla vicenda della Trisaia di Rotondella e proseguendo con la tematica dello smaltimento in mare di rifiuti radioattivi, su cui svolsi delle indagini in collegamento investigativo con la procura di Reggio Calabria”.
La versione ufficiale si scontra anche con le affermazioni di altri esperti del settore che indicano la motonave “Oceano” utilizzata dal ministero dell’ambiente per gli accertamenti, come mezzo inadeguato per svolgere i rilevamenti che si sostiene siano stati fatti.
Ma continuando con le illogicità: secondo il registro navale della World Ship Society e i dati pubblicati dal sito specializzato Miramar Ship Index e dal sito www.uboat.net , il Catania dovrebbe esser lunga 95.8 metri; il relitto rinvenuto ha una lunghezza (ufficiale da relazione del ministero) di 103 metri. Non si conoscono precedenti casi in cui un affondamento prolungato novant’anni abbia causato l’allungamento di uno scafo di più di sette metri.
Se però venisse confermato ciò che è stato affermato dalla Prestigiacomo e da Grasso tornerebbe d’attualità la necessità di capire come mai un anno e mezzo fa il dipartimento di Reggio Calabria dell’Arpacal, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha denunciato la presenza di Cesio 137 nelle acque prospicienti Cetraro, denuncia che portò nel 2007 la Capitaneria di Porto a vietare la pesca in quest’area, divieto poi ritirato in tutta fretta e senza aver eseguito nessuna contro-analisi nel 2008. A seguito della denuncia Arpacal la procura di Paola ha anche aperto un inchiesta per accertare le cause della morte di alcune persone, morte che si sospetta siano la conseguenza di una contaminazione con rifiuti radioattivi.
Speriamo che questo pasticciaccio istituzionale non vada comunque ad intaccare le investigazioni in corso sui traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi. Fu Carlo Giovanardi ad affermare in un audizione in parlamento che “numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati”.
Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.