Dalla Val di Susa e dalle montagne in lotta, fino a Bologna e Firenze: anche qui arriva rapido il filo rosso no Tav. Pezzi di città che rispondono come le caselle di un domino, per esprimere solidarietà e dire ad alta voce ciò che a modo loro già hanno vissuto. “Qui nel mio quartiere di Bologna parliamo di 900 metri di strada”, racconta Dino Schiavoni del comitato Carracci, il gruppo di cittadini che vivono nel cuore di Bologna, in zona stazione, e che da tempo si è mobilitato contro le crepe, gli anni di ritardo nei lavori, i disagi, i danni alla salute per l’eccesso di polveri sottili. Il comitato Carracci ha reagito a colpi di tribunale, per arginare quel tipo di Tav: “Noi non siamo contro la Tav di per sé, siamo contro la Tav fatta male”, sono le parole che Schiavoni nel corso degli anni continua a ripetere con fermezza.
E lo sa bene, che quel chilometro scarso di cantieri con quei quattro anni di ritardi nei lavori è solo un granello della montagna, un granello di Val di Susa. “Anche se qui parliamo di poco più di una strada, mi sento vicino a quelle proteste. Quando andai in Piemonte, un consigliere provinciale ci raccontò che la valle sarebbe stata sventrata di una quantità di cemento pari a duecentomila appartamenti. E allora come faranno a rimanere le stesse, quelle montagne?”. Una domanda senza risposte a cui anche la città emiliana risponde, e manifesta alle 18 in Piazza del Nettuno, raduno organizzato da Laboratorio Crash. Schiavoni partecipa per dire che anche Bologna non sta a guardare: “Ho visto negli occhi di quella gente la paura che la loro valle non sia più quella di un tempo. Continuare la lotta dopo gli scontri che già ci sono stati in passato significa avere grande amore per il territorio e ostinazione nel volerlo tutelare. Di fronte a questo ci dovrebbero essere altre strade rispetto alla violenza, dovrebbe essere la politica ad affrontare il problema, non le forze dell’ordine”.
E proprio contro una certa politica si scaglia Idra, associazione no Tav fiorentina, che definisce quella di oggi come una giornata di lutto per la democrazia. Se a Bologna la nuova stazione con l’alta velocità ha portato un treno di ritardi e di sforamenti delle polveri sottili, a Firenze l’associazione si batte per prevenire un futuro molto simile. Perciò tra Girolamo Dell’Olio di Idra e Dino Schiavoni del comitato Carracci il gemellaggio diventa sempre più solido negli anni, e abbraccia anche la Val di Susa. Durissime le parole di Dell’Olio: “Un’intera popolazione, quella della Val di Susa, viene sopraffatta. Mortificate le istituzioni locali: sindaci e Comunità montana. Un popolo, quello italiano, è chiamato a continuare a subire progetti non partecipati, dopo avere appena espresso coi referendum la volontà di non rinunciare alla tutela dei beni comune: salute, ambiente, erario”.
Niente a che vedere con quello che invece hanno fatto i giovani dei centri sociali che in serata, al termine della manifestazione no tav organizzata alle 18, avrebbero insultato e lanciato monetine contro il leghista Manes Bernardini, insieme ad altre persone per lavoro.
[Articolo pubblicato sull’edizione on line del Fatto Quotidiano Emilia-Romagna]
Francesca De Benedetti è una giornalista e collabora con la redazione dell'Emilia Romagna del Fatto Quotidiano.